Milano

Automotive, Binda (Cna Lombardia): "Elettrico, no al dannoso dogma Ue"

di Nicolò Rubeis

Il segretario regionale di Cna: "Imposizione dell'elettrico entro il 2035, astrazione che rischia di avere un impatto economico rilevante". Anche in Lombardia

Automotive, Binda (Cna Lombardia): "No al dogma Ue sull'elettrico"

Tutta la filiera dell'automotive in Lombardia conta 13mila imprese e 55mila addetti, un settore che da solo porta 1,2 miliardi di valore aggiunto in Regione, rappresentando il 14% del comparto nazionale. Per questo la decisione dell'Unione europea di vietare la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 rischia di avere "un impatto economico rilevantissimo" sul territorio. A spiegarlo in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano è il segretario di Cna Lombardia Stefano Binda.

Binda, cosa contestate della direttiva Ue?
Il dogmatismo ideologico. Una direttiva che introduce non soltanto un fine, quello della sostenibilità che noi condividiamo a pieno, ma riscrive in modo rigido il mezzo con cui raggiungerlo. Noi vogliamo arrivare alla sostenibilità ma con un ventaglio di soluzioni, dall'ibrido ai biocarburanti fino all'elettrico. Imporre l'esclusione del motore endotermico, oltre che un'astrazione, mi sembra una scelta unilaterale che viola il principio della neutralità tecnologica.

Quali sono i rischi concreti, oltre a quelli occupazionali?
Rischia di diventare un mercato di consumatori. Noi non vogliamo un'Europa di consumatori, ma che sia protagonista della produzione. E con tecnologie che non finiscano per premiare la Cina, che sull’elettrico è già più avanti di noi. C'è anche un'ulteriore contraddizione: i Paesi che controllano l'estrazione del Litio (utile per le batterie dei veicoli elettrici, ndr) non sono propriamente democratici...

A livello di diffusione a che punto è la Lombardia sull'elettrico?
Sul totale del parco veicoli circolante, circa 7 milioni di vetture, la componente elettrica in Lombardia è dello 0,5% con l'11% delle immatricolazioni, dato in crescita per effetto degli obblighi normativi introdotti da alcune città. Le restrizioni di Milano, per esempio, hanno incentivato gli utenti, spesso malvolentieri, a spostarsi verso soluzioni non ancora a buon prezzo. Fino a qualche anno fa ci avevano convinto che il diesel era meno inquinante, con risparmi anche nei costi alla pompa. Nel 2015 avevamo il 47,6% di auto diesel immatricolate, nel 2022 il dato è crollato al 13%.

E sulla produzione?
La Lombardia è messa un po' meglio dell'Italia sull'idroelettrico o sulle ricerche sui biocarburanti che vengono fatte da grandi produttori come Porsche. La direttiva farà sicuramente fare salti in avanti nell'implementazione dell'elettrico. Ma con gli attuali costi dell'energia e i volumi di approvvigionamento, mi chiedo come sarà possibile alimentare un parco veicoli totalmente elettrico.

Fantascienza?
Una politica lontana dalla realtà. Per chi fa rappresentanza di interessi, sta diventando stucchevole confrontarsi con politici che negano l'interesse nazionale per una certa eccessiva sudditanza rispetto alle tendenze dominanti. Grande plauso, invece, a persone come l'assessore lombardo allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, che ha cercato di tessere relazioni con altre Regioni europee per guidare un'alleanza che in termini di lobby faccia prevalere il buonsenso. Perché non c'è solo l'elettrico.

C'è tempo ancora ancora per rimediare?
Non credo che la dialettica a livello comunitario sia finita, perché prima o poi emergerà il fatto che alcune scelte non sono sostenibili. Dal 2035 non si potranno immettere sul mercato europeo auto diesel e benzina, ma si potranno esportare: è la sostenibilità a targhe alterne e l'ulteriore conferma che sotto non c'è un ragionamento serio e approfondito.

Come imprese quindi siete soddisfatte dal dialogo con Guidesi e la Regione?
Guido Guidesi come assessore per noi è stato un interlocutore davvero straordinario. E non lo dico per chissà quale posizionamento politico, anzi: anche i suoi avversari ne riconoscono la capacità tecnica e di lavoro. Ha tenuto rapporti su più tavoli, politici e tecnici. E non ha mai fatto cadere un tema, facendoci osservare che le filiere sono quasi sempre complete anche se spesso non si parlano tra loro. Con Guidesi c'è un rapporto speciale e ci auguriamo che possa continuare. Stesso discorso per l'assessore all'Ambiente Raffaele Cattaneo.

Elezioni finite, cosa chiedete alla Regione per i prossimi cinque anni?
Lavorare sule comunità energetiche e sull'efficientamento delle strutture costruite a partire dal fotovoltaico sui capannoni. Poi un intervento di Finlombarda sul supporto al capitale circolante delle imprese rispetto ai rincari energetici. Accanto alle politiche industriali fatte con Guidesi, servono dei cambiamenti da fare nel mondo della formazione: questa è una priorità. E ci piacerebbe, grazie all'autonomia, che la Regione recuperi capacità di investimento sui driver competitivi, come le infrastrutture.







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