Milano

Autonomia, Del Bono (Pd): "Ecco la nostra proposta alternativa per una riforma cooperativa"

di Nicolò Rubeis

Il consigliere regionale lombardo propone un'alternativa all'autonomia secessionista, puntando su una visione cooperativa che garantisca l'unità del Paese. L'intervista

Autonomia, Del Bono (Pd): "Ecco la nostra proposta alternativa per una riforma cooperativa"

"La legge Calderoli sull'autonomia offre una lettura secessionista che frantuma il Paese in 20 pezzi e forza il Titolo V della Costituzione". Il consigliere regionale lombardo ed ex sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, è stato tra i promotori della proposta alternativa per una "autonomia cooperativa" lanciata dal Pd lombardo, veneto e piemontese. "Diamo sostegno a Elly Schlein e al partito nazionale nella battaglia contro questa autonomia ma facciamo anche una nostra proposta, portando la voce autorevole del Nord. Sennò la campagna referendaria rischiava di diventare la campagna di De Luca e del Sud" aggiunge Del Bono, che era in Parlamento quando nel 2001 fu modificato il Titolo V della Costituzione: "Nessuno aveva immaginato un'autonomia che comportasse il trasferimento di materie con una legislazione esclusiva in capo alle Regioni".

Del Bono, cosa dice la vostra proposta?

Innanzitutto, siamo partiti da un giudizio tecnico-politico sulla Calderoli. Il nostro no alla legge e il nostro sì al referendum non rappresentano un atteggiamento preconcetto basato sul posizionamento politico. Sono motivati dall'errore che fa la legge di trasferire in modo esclusivo le 23 materie alle Regioni, quando il titolo V parla di condizioni e forme di autonomia concernenti le materie, una cosa completamente diversa. Se levi, per esempio, il commercio estero, la scuola e l'energia, cosa rimane allo Stato?

Cosa intendete per autonomia cooperativa?

La nostra autonomia cooperativa salva l'unità della Nazione e sottolinea che si possono trasferire delle funzioni, senza cedere l'esclusività sulle materie. Se le Regioni vogliono acquistare autorevolezza, devono rientrare nei limiti costituzionali. Anche perché la gestione e l'amministrazione dei territori spetta alle autonomie locali. Non a caso proponiamo anche la riforma del testo unico degli enti locali. La Costituzione, poi, fissava anche il principio del federalismo fiscale. Se trasferisco una competenza, anche l'autonomia della tassazione, e quindi la gestione delle entrate e delle uscite, deve rimanere alle Regioni.

E poi?

Nel nostro documento c'è anche l'idea di tornare a discutere sulla seconda camera delle autonomie locali. Sarebbe opportuno che uno dei due rami del parlamento avesse una rappresentanza in tal senso. E poi proponiamo il rilancio dei Cal (Consiglio delle Autonomie locali, ndr) presenti in tutte le Regioni. Quelli che si definiscono federalisti e che si autoproclamano governatori, come Attilio Fontana e Luca Zaia, hanno fatto diventare le autonomie locali dei sudditi. Lo dice uno che ha fatto il sindaco per dieci anni. Abbiamo sempre subito l'azione della Regione e siamo sempre stati destinatari delle decisioni, senza mai un processo di coinvolgimento pieno.

Nel centrodestra ribattono sottolineando che quella di Calderoli è soltanto una legge procedurale per arrivare alle singole intese.

Questo non è così vero. Si tratta di una legge procedurale che incredibilmente omette cose fondamentali come il fondo perequativo previsto dalla Costituzione. Si discute dei Lep ma il fondo non viene previsto. Se ci sono costi standard, è evidente che è una legge che costa. La legge, inoltre, lascia trasparire il fatto che ci sarà il negoziato sulle intere materie e questo - penso al ministro Nello Musumeci - sta provocando i primi mal di pancia nel governo. Ma rischia anche di creare delle spaccature tra le zoni forti e quelle deboli del Nord, che non è un territorio tutto uguale.

Dal Pd nazionale è arrivata qualche reazione alla vostra proposta?

Nel seminario organizzato a Brescia sono intervenuti Marco Sarracino e Alessandro Alfieri, che hanno entrambi incarichi di rilievo nella segretaria nazionale. L'approvazione del documento, a prescindere dagli orientamenti diversi che ci possono essere, è un bel segnale che dimostra la compattezza del partito. E dal nazionale non è arrivata nessuna censura e nessun giudizio critico, altro aspetto molto importante.

Vi attaccano dicendo che la vostra proposta serve a tenere buoni gli elettori del Nord, più favorevoli all'autonomia.

Intanto l'attenzione ai Comuni e alle Province è tipica del cattolicesimo popolare che ha dato vita al nostro partito. La cultura delle autonomie locali è un fatto sostanziale che fa parte della natura del Pd. Non siamo mai stati centralisti e vogliamo anche sfidare la Lega, che non è mai stata attenta alle autonomie locali. La Lega è secessionista, da sempre, tanto è vero che punta a scassare l'unità del Paese. E non lo fa più con la provocazione bossiana della secessione della Padania ma in un altro modo non meno pericoloso: vogliono creare delle mini-statualità, facendo così diventare centraliste le singole Regioni.








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