Milano

Azione, Pastorella sfida Calenda: "Non siamo un terzo incomodo, ma un progetto liberal democratico"

La candidatura della 38enne, che ha "sorpreso" il leader del partito: "Radicamento territoriale, coesione e idee chiare.. Il congresso? Non diventi una competizione tra “base” ed “establishment”. L'intervista

di Valentina Menassi

Azione, Pastorella sfida Calenda: "Non siamo un terzo incomodo, ma un progetto liberal democratico"

Un partito in cerca di una nuova direzione e una candidata pronta a raccogliere la sfida. Giulia Pastorella, 38 anni, due figli, laureata in Filosofia con un dottorato in Scienze politiche tra Oxford e Sciences Po, si prepara a correre per la segreteria di Azione. Con un’esperienza di dieci anni nel digitale e una forte attenzione al radicamento territoriale, Pastorella non vuole che il partito venga più percepito come “il terzo incomodo” della politica italiana, ma come una forza autonoma e incisiva.

Per capirne di più sul suo progetto e sulla sua visione per il futuro del partito, abbiamo intervistato proprio lei, la competitor di Carlo Calenda. Ecco cosa ci ha raccontato.

Con quale spirito si è  candidata alla segreteria di Azione?

Il mio obiettivo è dare un nuovo slancio al progetto politico di Azione, che preferisco definire “liberal-democratico” piuttosto che “terzopolista”. Non voglio che il nostro partito sia percepito come un “terzo incomodo” nello scenario politico, ma come una forza con una propria identità chiara e distintiva. C’è la necessità di riflettere sugli errori del passato e di non ripeterli, oltre che di lavorare per un maggiore radicamento territoriale. Troppo spesso ci si concentra solo sul voto d’opinione, ma serve costruire una presenza capillare sul territorio.

Quali sono stati gli errori commessi negli ultimi anni?

Uno dei principali errori è stata la frammentazione dell’area, un problema che non riguarda solo Azione ma anche partiti come +Europa, che ha scelto di andare verso il “campo largo”. Inoltre, c’è stato un eccessivo focus sui processi federativi e sulle discussioni sul partito unico, a scapito del lavoro sui temi concreti. Non bisogna cadere nella trappola di pensare che fusioni o congressi siano la chiave per risolvere i problemi. Serve invece una collaborazione forte e immediata sui temi identitari.

Qual è la sua posizione rispetto a Matteo Renzi e al suo elettorato?

L’elettorato di Renzi è sicuramente un nostro potenziale bacino. Dopo essersi spostato verso il centrosinistra, Renzi ha perso una parte del suo elettorato e anche pezzi importanti del suo partito, come Luigi Marattin. Ora dovremmo dialogare con quei fuoriusciti di Italia Viva rimasti sulle posizioni originarie del terzo polo, che sono anche quelle di Azione. L’obiettivo è convincere l’elettorato renziano e quello di +Europa che il nostro progetto è ancora il più coerente per quest’area politica. Non abbiamo intenzione di transitare nel “campo largo”, né di frammentarci tra centrodestra e centrosinistra.

Che progetto propone per Azione al congresso?

La mia candidatura si basa su un progetto di rilancio del terzo polo. Vedremo se altri candidati proporranno direzioni diverse, ma al momento sono l’unica candidata. Voglio lavorare per un partito coeso, che sappia affrontare le sfide future con idee chiare e radicamento sul territorio.

Come ha reagito Carlo Calenda alla sua candidatura?

Calenda è rimasto sorpreso, non se lo aspettava. Tuttavia, ha riconosciuto la bontà potenziale di un’iniziativa di questo tipo. Intorno a lui si è stretto l’establishment del partito, che ha pubblicato un appello per chiedergli di ricandidarsi come segretario. Non voglio che questa diventi una competizione tra “base” ed “establishment”. È importante che il congresso sia un momento democratico positivo, di riflessione e rilancio, senza che venga ridotto a qualcosa di marginale. Indipendentemente dall’esito, continuerò a lavorare per il bene di Azione e per il futuro del partito.

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