Milano

Pd, psicodramma in via Gola. La cronaca di Affaritaliani.it

di Paola Bacchiddu

Doveva essere, nei piani, un'occasione di confronto e chiarimento in cui la Balzani avrebbe spiegato a parte dei suoi sostenitori perché, alla fine, non ha accettato di guidare la lista “arancione” a sostegno di Sala. Iniziativa promossa da Boeri, alla Fondazione Quercioli di via Gola, ed estesa, nella partecipazione, anche al candidato sindaco Giuseppe Sala, e ai segretari Bussolati e Alfieri.

Ma le cose, fin dalle prime battute, iniziano a mettersi male. “Lei c'è o non c'è?”, “Ma lui viene?”, ci si chiedeva, ogni mezzora, tra militanti e fotografi, nel non vedere palesarsi nessuno dei protagonisti dell'iniziativa. “Balzani è a casa malata”, rompe il ghiaccio uno del suo comitato, nel dare comunque il via alla serata.

Fuori dall'ufficialità, invece, si racconta di un vicesindaco furioso per il trattamento che le sarebbe stato riservato dal pd. Un trattamento, a detta di ciò che raccontano alcuni dei suoi, “di presa in giro” nel lungo attendismo del partito nel non dare risposte chiare sul futuro ruolo di vicesindaco e su una posizione in lista.

E così “Andiamo avanti: progetti e idee per la grande Milano” - questo il nome della serata – si trasforma in un passo indietro, e quasi in una seduta collettiva di autocoscienza nel chiedersi come sia potuto succedere che il pd sia rimasto sordo nella richiesta di dare voce, con la vicesindaca, a parte del suo elettorato. Stefano Boeri tenta di metterci una pezza, ammettendo che, in ogni caso, “Sarà una campagna difficile”.

Eppure, a un'ora e mezzo dal dibattito, dopo conferme e smentite a rincorrersi sui display telefonici di giornalisti e militanti, Sala – a sopresa – si presenta ugualmente.

Il clima non è delle migliori accoglienze. Nell'ora precedente gli interventi sembrano infatti accusarlo di non aver tenuto conto dei risultati raggiunti da Francesca, durante le primarie. E di averla esclusa. Si respira un'aria incandescente, e il candidato sindaco lo sa quando arriva (ha chiesto, ai suoi, prima di decidere di presentarsi, che aria buttava).

Pallido, preoccupato, tenta di chiarire: "Il mio stato d animo è che non sono mai depresso o di malumore, né uno che si mette paura. Ma in questo frangente sono io che friggo. Sono sempre in ufficio e in queste settimane ho dovuto pensare al programma e alle liste, invece di stare in mezzo alla gente. Ho da poco fatto un incontro all'Ortica, ad esempio, e sono proprio stato bene. Ho bisogno che si riparta e che io, personalmente, riparta”, spiega, motivando anche l'immobilismo della sua campagna elettorale, arrestatasi per oltre un mese, dopo la vittoria alle primarie. “Ci stiamo confrontando con uno schieramemto avverso e gli elettori si confrontano con due uomini simbolo. Ma non fatevi ingannare dal fatto che siamo entrambi manager: io sono diversissimo da Parisi. Non c'entro nulla con lui. Expo è stato una prospettiva e la capacità di mettere insieme diversi settori: paese, volontariato, terzo settore.

Parisi, invece, non lo vedo come uomo di prospettive, ma vuole riciclare vecchie figure politiche: mette le figurine qua e là e cerca di far passare l'idea che io e lui siamo uguali. Ma non lo siamo, e la gente di centrosinistra è infinitamente migliore”.

Il pubblico in sala, però, rumoreggia. Sembra che la strategia di spostare l'attenzione sul candidato di centro-destra non sia sufficiente. Qualcuno si alza e chiede risposte, chiarimenti sulla questione Balzani.

Sala, a questo punto, non può sottrarsi: “Siamo arrivati a questa situazione con Francesca per una serie di equivoci. Subito dopo le primarie le ho chiesto che fare e lei mi ha detto che aveva bisogno di tempo per mettere insieme il mondo che l'aveva sostenuta. Allora mi sono messo lì, in attesa di una sua decisione, forse sbagliando. La percezione, alla fine, è stata che non ci siamo più sentiti, ma non è così”.

I militanti non sembrano molto convinti di questa mancata attribuzione di responsabilità e l'ex uomo Expo tenta di buttarla sul piano dei contenuti, e del futuro lavoro da fare entrambi: “Sui programmi io e lei siamo molto vicini. Il centro sinistra “largo” è l' unica possibilità che abbiamo di governare bene questa città. C'è una parte che seguiva la Balzani e non è scomparsa. Questa parte deve essere inclusa nella nostra proposta alla città. Partiremo da due punti di vista: un cantiere di programmi sui quartieri oltre che nelle zone. Da domattina pronti a partire anche con chi ha sostenuto la Balzani. L'importante è ripartire e riandare in giro per la citta: la porta non è chiusa per nessuno. È necessario rilanciare la campagna elettorale entro il 19, quando Parisi presenterà le liste. Anche noi lo faremo il 19 e mi auguro che la soluzione si trovi per quella data, ma non bisogna fermarsi, partiamo e cerchiamo di non dare la sensazione di immobilismo”.

Poi un appello di coesione, nel tentativo di minimizzare le fratture: “In fondo non è successo nulla, questa è naturale dialettica interna a una coalizione, siamo ancora in tempo per recuperare. Certo, il centrodestra ha trovato un candidato che si presenta bene e loro danno la sensazione di coesione, ma i giochi veri si faranno negli ultimi 40 giorni. Possiamo recuperare, anche perché oggi ancora non sappiamo con certezza quando si voterà. Supponiamo che la data sia il 12 giugno: vuol dire che il ballottaggio sarà il 26, in clima balneare, col rischio che non vadano a votare i giovani e i benestanti: un elettore su due”.

Il pubblico, però, non sembra convinto. L'appello all'unità fa scaturire una discussione (un po' surreale, a dir la verità) su quali punti del programma della Balzani Sala sia intenzionato a condividere. Il manager tenta di barcamenarsi come può, come un bambino redarguito sui banchi di scuola: ammette di non amare l'estensione dell'area C e poco altro, ma si dichiara mediamente d'accordo sul resto. “Ma se siete cosi simili con la Balzani, perché siamo qui?”, lo interrompe allora una militante. “Ci dica cosa è successo nelle segrete stanze”.

Silenzio. Poi una risposta democristiana:" Non voglio rinunciare all'idea di conservare questo vostro mondo. Farò di tutto per farlo”. E' quasi mezzanotte. Boeri ringrazia e saluta. Il candidato sindaco si congeda e i militanti, stanchi, si alzano chiedendosi ancora una volta che si farà domani. I nodi non sembrano essere stati sciolti. Le risposte sono rimaste inevase e la partita sugli assetti interni alla coalizione non sembra ancora essere chiusa. Intanto, là fuori, la campagna elettorale di Parisi va avanti.







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