Milano
Barberis (Pd): "Milano torni a crescere, ma senza dimenticare questi mesi"
Il capogruppo del Pd Filippo Barberis e le sfide dei prossimi 5 anni: "Recuperare la spinta pre-Covid, custodendo quello che ci ha insegnato la pandemia"
Barberis (Pd): "Milano torni a crescere, ma senza dimenticare questi mesi"
Dall'entusiasmo del post Expo alle incertezze della post pandemia: cinque anni racchiusi tra due eventi - per motivi molto diversi tra loro - epocali per Milano, e che ne hanno cambiato profondamente orizzonti e prospettive. Cinque anni che hanno coinciso con il mandato dell'Amministrazione Sala. Un periodo dunque tutt'altro che banale per chi si è trovato a partecipare al Governo della città. Filippo Barberis era in consiglio comunale già dal 2011, eletto a 28 anni nelle fila del Pd con Giuliano Pisapia. Questo mandato lo ha visto occupare un ruolo ancora più centrale come capogruppo dei dem. Ed ora rilancia, nuovamente candidato nelle fila del Pd, impegnato in una campagna nella quale la sfida appare ancora più alta: "Occorre recuperare la spinta della crescita pre pandemia, ma dimostrando anche di aver imparato la lezione che la pandemia stessa ci ha dato". L'INTERVISTA
Barberis, un quinquennio per molti versi straordinario volge al termine e Milano è chiamata a scegliere chi governerà nei prossimi cinque anni, che si prospettano altrettanto cruciali. Con che spirito sta affrontando questa campagna?
Noi siamo consapevoli di dove siamo. Possiamo dire di aver vinto la sfida di un rilancio costante dopo Expo, con una città che ha ripreso coscienza della propria forza internazionale ed ha continuato a crescere. Anche nel turismo e nella capacità di attrarre giovani e stranieri, che sono indici importanti per valutare lo sviluppo.
In cosa altro ha visto crescere Milano?
Sono aumentate ad esempio le imprese e l'occupazione femminile. L'obiettivo con Expo era proprio che quel grande evento non si risolvesse in un episodio. Poi, è arrivata la pandemia. E Milano è stata colpita in maniera severa proprio perchè è grandemente esposta ai flussi internazionali.
E tutto è sembrato essere messo di nuovo in discussione. E' cambiato anche il contesto dell'impegno in consiglio?
Da capogruppo ho seguito e coordinato gli interventi emergenziali che si sono resi necessario, dagli aiuti alimentari alle misure di sostegno al reddito, progettate per sostenere in particolare le categorie più colpite dal lockdown. Sono stati attuati interventi di natura fiscale per il commercio, il turismo, l'artigianato. Ma anche per la cultura e lo sport. Il supporto nell'emergenza sanitaria ha comportato anche gestire le sanificazioni, gli hub vaccinali, i macchinari. Tutto ciò che è stato necessario perchè il sistema tenesse in un momento di stress.
Nella speranza che un nuovo mandato coincida con un nuovo rilancio...
Ma senza dimenticare quanto ci ha insegnato la pandemia. In particolare nell'attenzione alla prossimità, alla qualità della vita, ai servizi sociali ed alla salute in ogni quartiere
Come si realizza l'obiettivo di una "città a 15 minuti" in ognuno dei suoi quartieri?
Bisogna riuscire a superare quelle farraginosità burocratiche che ancora rallentano molti investimenti già progettati per le periferie. E poi c'è da fare tesoro della lezione di collaborazione e prossimità che ci è stata offerta in questi mesi dal grande patrimonio di energie del privato sociale che si è messo a servizio del pubblico. La vita della città è impossibile senza le centinaia di associazioni che animano il nostro territorio e che devono essere messe nelle condizioni di lavorare al meglio. Bisogna averne cura come se fossero della stessa sostanza dell'Amministrazione, perchè servono l'interesse pubblico come noi.
Di cos'altro avrà bisogno la città?
Serve continuare a lavorare sulle infrastrutture dei trasporti con una ottica di dimensione almeno metropolitana. Rendendo compatibili i flussi che attraversano Milano con le questioni legate all'ambiente ed alla qualità della vita. Ma Milano deve essere sempre più consapevole del proprio ruolo di capitale della cultura e della conoscenza. Cultura e formazione dei saperi sono elementi essenziali e sistemici, non di settore. Informano tutta la cittadinanza e incidono sulla qualità del lavoro e dello sviluppo della nostra comunità. Per questo cultura e formazione sono da considerare servizi essenziali per ogni quartiere. Il nostro progetto Scuole aperte è già un esempio concreto in questo senso, seguito anche dal Ministero per la sua portata innovativa. Vogliamo una città più sicura perchù più viva in ogni quartiere. Anche con più Polizia locale nelle strade, con agenti che sappiano usare le nuove tecnologie, perchè la presenza fisica non basta. Per quanto riguarda la questione abitativa, oltre alla riqualificazione dell'edilizia pubblica, è necessario incentivare la proposta di costi calmierati, per una città più accessibile nei costi dell'abitare. E vogliamo portare in ognuno dei quartieri della città uno sportello WeMi, la nostra piattaforma unica al sistema welfare pubblico e privato sociale convenzionato
Perchè i milanesi dovrebbero scegliere voi e non i vostri avversari?
Troppo spesso la loro campagna si è incentrata su polemiche molecolari come quelle relative a questa o quella pista ciclabile. Ma questo non lo trovo rispettoso di ciò che questa città rappresenta per l'Italia e per l'Europa. Queste micropolemiche sono anche funzionali per non far emergere due grandi nodi culturali che differenziano noi da loro.
Quali?
Il primo è la dicotomia tra ambiente ed economia. Il centrodestra lisca il pelo ad interessi ed inerzie alla transizione ambientale, che per noi è invece è una straordinaria occasione per lo sviluppo, la crescita e l'attrattività della città. A patto che tale transizione sia resa sostenibile per tutti.
La seconda differenza?
L'altra dicotomia è quella tra identità e diversità. Noi non crediamo in una città chiusa, che ha paura del diverso e che lucra politicamente su queste paure. Noi guardiamo negli occhi i problemi dell'integrazione, ma crediamo che l'identità e la storia di Milano debbano portare a crescere integrando, con il lavoro e l'impegno civico. Non è una questione di buon cuore, ma di forze e capacità per affrontare i cambiamenti. Una città chiusa è inevitabilmente più fragile nell'affrontare le sfide dei prossimi decenni. Come rispondono a tutto questo i nostri avversari? Limitandosi a fare semplici appunti. Ma non basta. Ci vuole strategia. Noi, consapevoli dei nostri limiti, ci impegniamo a fare meglio. E' proprio dello spirito ambrosiano cercare di migliorarsi e non sedersi.
Sala ha recentemente parlato di un sostanzioso ricambio in Giunta in caso di vittoria. C'è una nuova classe dirigente politica pronta per il passaggio di testimone?
Mentre il centrodestra candida in lista persone che non hanno mai sperimentato la vita amministrativa, noi abbiamo persone con alle spalle esperienze amministrative. L'obiettivo è rilanciare l'esperienza di Governo e formazione di questi anni.
Che sensazioni ha in vista del 4 ottobre?
La percezione è positiva, ma non deve farci allentare la tensione e l'impegno a ricercare il consenso più ampio possibile