Milano

Bastoni: “Forza Italia risponde agli insulti della Lega espandendosi”

di Stefano Marrone

Il fondatore del Comitato Forza Nord, Max Bastoni, sulle frizioni nel centrodestra al Nord. “La Lega insulta perché in difficoltà. A Milano serve un candidato civico”. L'intervista

Bastoni: “Forza Italia risponde agli insulti della Lega espandendosi”. L'intervista

Agli insulti della Lega rispondiamo con un progetto in continua espansione”. Max Bastoni il grande salto interno al centrodestra, dal Carroccio a Forza Italia, lo ha fatto in tempi non sospetti. “Un anno e mezzo fa ci davano per spacciati, adesso il soprasso è realtà”. Per Bastoni, il passaggio in azzurro di un altro ex leghista, Marco Reguzzoni, certifica il cambio di equilibri interno ai partiti della maggioranza al Nord. “Stiamo costruendo un grande Partito Popolare Italiano”. L’intervista. 

Bastoni, Forza Italia si allarga con una altro fuoriuscito dalla Lega. È contento dell’innesto di Reguzzoni?

Assolutamente sì. Forza Italia cresce, un dato molto positivo e che in qualche maniera mi aspettavo. Anche se, quando ho aderito al partito un anno e mezzo fa, le previsioni di crescita si potevano appena intravedere. A convincermi fu il progetto di creare un’anima federalista e liberale dentro Forza Italia, che può dare vita a un vero e proprio Partito Popolare Italiano. In questo senso Marco Reguzzoni è un grande acquisto: si batte da sempre per questo sogno. 

Un sogno che di recente ha preso il nome di “Forza Nord”, può spiegarci in cosa consiste?

È un comitato dentro Forza Italia, per portare avanti le istanze di autonomia, libertà e imprese del Nord. Il presidente è Flavio Tosi, che l’ha fondata insieme a me e Gianmarco Senna. Ci sono tanti volti noti usciti dalla Lega, ma non solo: Toni Iwobi, Stefania Zambelli e Silvia Piani. È un primo filone per creare un progetto ancor più grande di Partito Popolare Italiano. 

Nomi e valori della vecchia Lega. Come si spiega la fuoriuscita dal Carroccio di così tanti esponenti?

La verità è che spiace vedere la Lega in queste condizioni. Ad esempio, quando sento il resoconto dell’ultima edizione di Pontida, al di là delle dichiarazioni ufficiali. Il disastro è che non esiste più il partito per come era nato: una confederazione di varie istanze regionali. Adesso di federalismo, autonomia e regioni non parlano più. La Lega ha fatto un’altra scelta, anche legittima, ma in cui io non mi riconoscevo più. Detto questo non provo rancori verso i miei vecchi compagni di viaggio.

Neanche a fronte degli insulti che hanno riservato a Forza Italia e Tajani di recente?

Gli insulti e i vaffa sono un chiaro segnale del momento di difficoltà della Lega. Se la prendono con Forza italia perché il nostro sorpasso gli ha fatto male. Quando entrai in Forza Italia davano la Lega sopra di 4-5 punti, al doppio di quanto eravamo attestati noi azzurri. Oggi il nostro primato è un dato di fatto. 

A cosa si deve questo sorpasso?

Quello che ho subito notato al mio arrivo è che in Forza Italia c’era la voglia di ripartire, la speranza in un progetto per il futuro. Al contrario, nella Lega da cui me ne andavo tirava aria di fine percorso. Oggi la situazione si è cristallizzata e gli spiacevoli insulti dei leghisti sono la dimostrazione della loro difficoltà. 

Gli equilibri interni al centrodestra sono cambiati?

Si, secondo me sono in gran parte del Paese già cambiati. Conosco bene la realtà milanese e lo dico con dispiacere: la Lega qui non si percepisce più. Abbiamo visto grandi slogan e promesse, ma era politica social acchiappa-like. In una città pragmatica come Milano, fatta di partite iva, commercianti e imprenditori serve una politica responsabile. Non urla ma cose concrete. La Lega paga alcune scelte incomprensibili di posizionamento a livello internazionale. Per contare in Europa non si può andare coi sovranisti. Anche il Carroccio, per storia e tradizione, dovrebbe far parte del Partito Popolare Europeo.

Nella sua Milano, però, governa da tempo il centrosinistra. Come può fare il centrodestra a scegliere un candidato vincente?

Non bisogna fare gli errori dell’ultima volta. Occorre pensarci per tempo e non scegliere all’ultimo minuto. Milano è una città particolare, prendiamo l’esempio di Sala: un candidato che non era espressione dei partiti. Anche noi dobbiamo attingere dai settori civici, senza metterci a gareggiare tra i partiti. Anche perché, in questo momento, non vedo uomini o donne politici che possano essere candidati idonei alla vittoria. Ben vengano candidati civici, anche meno politicamente “timbrato”. Al milanese interessa poco che un amministratore sia di Forza Italia o della Lega. 







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