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Milano
Beccaria, Sala: "Lasciato a sé per 10 anni, ora serve intervento del Governo"
Il carcere minorile Beccaria di Milano

Beccaria, Sala: "Lasciato a sé per 10 anni, ora serve l'intervento del Governo"

Tiene ancora banco la situazione esplosiva nel carcere minorile Beccaria di Milano, dopo le nuove tensioni di ieri. E' intervenuto oggi il sindaco Beppe Sala, che ha invocato un intervento del Governo: "Purtroppo questa è la prova provata che, quando lasci andare le cose, va a finire così. Abbiamo tenuto il Beccaria per più di dieci anni senza il direttore. Ora, non perché oggi ce l'hai, si azzerano le problematiche". Una problematica, secondo il primo cittadino, "è anche relativa alle nostre educatrici. Una parte dei consiglieri comunali dicono di metterci più educatrici, se ci sono le condizioni di sicurezza. Io invito i consiglieri che chiedono immediatamente un maggiore intervento di andarci anche un po' loro perché oggi la situazione lì è complessa. Sono le nostre educatrici che, e io le capisco, hanno difficoltà oggi a starci".

Delmastro: "Appena la Polizia ha indossato il casco, rivolta cessata: lo Stato è più forte"

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha spiegato:  "Appena uomini e donne della Polizia penitenziaria hanno indossato il casco, la rivolta e' cessata. Questo vuol dire che lo Stato e' piu' forte dell'antistato. In ogni caso si e' scongiurato che potesse accadere di peggio. Sono convinto che in ogni rivolta l'intervento immediato scongiuri un precipizio di un abisso di violenza. Che spesso e' a detrimento dei detenuti oltre che di uomini e donne che indossano la divisa e rappresentano la legalita'"

 Smeriglio (AVS): "Repressione? No, ragionare seriamente sulla chiusura del Beccaria"

"Dopo la rivolta di ieri al Beccaria occorre prendere una decisione coraggiosa. Piuttosto che reprimere bisogna togliere questi giovani dalla spirale di violenza e disperazione in cui sono entrati e ascoltare la loro disperazione. Credo che la soluzione migliore sia cominciare a ragionare seriamente sulla chiusura di questi luoghi di reclusione e pensare a strade alternative", è invece l'opinione dell'eurodeputato Avs Massimiliano Smeriglio.

Le difficoltà degli agenti penitenziari al Beccaria di Milano

Sono proseguiti fino all'una di notte i disordini nel carcere Beccaria di Milano dopo la rivolta. La situazione ora sembra esseri tranquilla. A quanto viene riferito da Agi, una decina dei reclusi coinvolti saranno trasferiti altrove non solo per motivi di sicurezza ma anche perche' diverse celle, almeno sei, sono in questo momento inagibili. Ieri una settantina di detenuti ha preso il controllo di un'ala dell'istituto per poi danneggiare gli arredi, in particolare i blindi.

I sindacati stanno facendo presente in queste ore che gli agenti penitenziari, al momento una settantina a fronte del centinaio ritenuto un numero adeguato, sono pochi per affrontare una situazione cosi' delicata dopo che l'inchiesta della Procura di Milano ha portato all'arresto di tredici di loro. C'e' poi il tema che in questo momento il carcere minorile non e' una meta gradita proprio perche' viene ritenuto un ambiente difficile. "Nessuno vuole andarci - spiega all'AGI Gennarino De Fazio dell'Uilpa -. Quelli che sono stati mandati da altre citta' in missione forzosa hanno dovuto anticipare le spese di alloggio e vitto che invece, secondo la normativa contrattuale, avrebbero dovuto essergli anticipate".

Antigone: "Al Beccaria protesta, non rivolta"

"Ieri nel carcere minorile Beccaria di Milano molti dei ragazzi detenuti hanno inscenato una protesta, che e' consistita prima nel mancato rientro in cella e poi nella battitura delle sbarre, rientrata dopo poche ore senza violenza e senza che nessuno, sia tra i ragazzi che tra gli agenti, sia risultato ferito". Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, sottolineando che "si e' parlato di rivolta, come troppo spesso si fa in casi analoghi, e crediamo che innanzitutto vada ripristinato il corretto uso dei termini, riconoscendo la differenza tra rivolte e proteste. Quella del Beccaria di ieri rientra perfettamente in quest'ultima fattispecie e bisogna cercare di capire cosa sta accadendo in quell'istituto dove, un mese fa, la meta' degli agenti in servizio sono stati indagati per torture e altri reati connessi ai casi di torture. Il quadro che esce fuori dalle carte della procura parla di un clima di violenze e sopraffazione generalizzato".

Secondo Gonnella, il problema del Beccaria oggi "e' un problema di, comprensibile, mancanza di fiducia verso l'istituzione. Le proteste, quella di ieri non e' il primo episodio critico avvenuto nell'ultimo mese, vanno dunque affrontate con il dialogo, lavorando per ripristinare proprio quella fiducia, fondamentale tra custodi e custoditi. Un dialogo che devono favorire anche le istituzioni non carcerarie, come il Comune di Milano, la Regione Lombardia, la magistratura, l'avvocatura e la societa' civile, in un accompagnamento civico fondamentale per questo pezzo di citta'".

Invece, aggiunge il presidente di Antigone, "parlare di rivolta non aiuta ad andare verso questo dialogo. Ancor meno aiuterebbe se dovesse essere approvato il ddl sicurezza, che per le rivolte, anche non violente, prevede pene sproporzionate: se fosse stato in vigore questo testo di legge i ragazzi del Beccaria avrebbero potuto subire una condanna fino a 8 anni, con l'esclusione dai benefici penitenziari previsto dal regime 4-bis che, nato per i reati di mafia e terrorismo, oggi si applica a diverse fattispecie penali e si applichera' anche al reato di rivolta penitenziaria". Allo stesso modo, conclude, "a non agevolare il dialogo, potrebbe esserci il trasferimento, a seguito delle proteste di ieri, dei giovani adulti nelle carceri per adulti, possibilita' che il decreto Caivano ha semplificato. Una soluzione penale ad una questione sociale, quella delle proteste penitenziarie, che vanno ascoltate perche' da sempre denunciano problemi, criticita', malessere, che ogni istituzione sana dovrebbe prendere in carico. Soprattutto quando questo malessere e' manifestato da dei ragazzini".


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