Beppe Sala e il futuro radicale di Milano. L'analisi
Il risultato di Milano offre la possibilità di un interessante laboratorio politico: Sala e la sfida delle istanze radicali
di Manuela Alessandra Filippi
Una vittoria di misura, per un pugno di voti, ma pur sempre una vittoria. E prima ancora di essere di Sala, questa è una vittoria della città. A livello nazionale la domanda di rispetto delle regole, trasparenza, consultazione dei cittadini, ha prodotto esiti travolgenti in questa tornata elettorale. Ma forse in pochi si sono resi conto che nel panorama di questo stivale con una popolazione sempre più disaffezionata alla politica, insofferente ai programmi fotocopia, allergica alle immancabili promesse, puntualmente disattese un secondo dopo la vittoria, il risultato di Milano rappresenta un unicum. Un interessante laboratorio politico, esattamente come Roma e Torino. Forse anche di più. Al ballottaggio, oltre all’appoggio di Basilio Rizzo, candidato sindaco della lista “Milano in Comune”, Sala ha potuto contare sulla lista dei “radicali”, che lo ha sostenuto ricorrendo all’apparentamento, strumento chiaro e trasparente sancito per legge.
Così facendo, molti punti del programma radicale sono confluiti in quello di Sala, a partire da:
PARTECIPAZIONE: Introduzione e sperimentazione di referendum, sul modello svizzero, di federalismo municipale anche su tributi "di scopo"
TRASPARENZA: Pubblicazione di ogni atto utile a valutare l'attività di consiglieri e assessori e di ogni atto approvato da Giunta e Consiglio. Istituzione di un’Anagrafe pubblica delle società partecipate e degli appalti
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: Conversione di immobili commerciali sfitti in alloggi sociali senza consumo di suolo
Una scelta che ha premiato il neo sindaco di Milano e, grazie alla quale, è riuscito a sovvertire ogni pronostico spuntandola sul suo avversario Stefano Parisi per 15mila voti. Se una riflessione può e deve essere fatta è proprio su questo punto. Perché la crisi della politica e dei partiti, così chiara e evidente a Torino come a Roma, ha trovato nuove risposte e soluzioni sul fronte milanese.
Assente negli altri capoluoghi, qui ha giocato un ruolo dirimente la presenza della lista corsara e indipendente dei radicali guidata da Marco Cappato, capaci, malgrado l’assenza di visibilità, di promuovere un programma e condurre una campagna innovativa e controcorrente, che per contenuti e freschezza di idee rappresenta una significativa novità. Farla propria e comprendere che spingere su questi tasti sarebbe stato elemento di forza per vincere è l’asso nella manica che Sala, unito alla disponibilità di Emma Bonino di occuparsi dei rapporti internazionali, ha saputo giocare fino in fondo. Compresi gli obiettivi concordati per le iniziative nei municipi, fra i quali la realizzazione di un programma d’iniziative culturali da promuovere nelle stazioni della metropolitana per renderle capaci di coltivare arte, bellezza e identità, come avviene in molte altre città del mondo.
Quel che resta da vedere è se e come questa partita sarà tenuta in debito conto quando s’inizierà a tracciar la rotta da seguire per raggiungere l’obiettivo di fare di Milano una città modello in Europa e nel mondo in termini di innovazione, sviluppo, sostenibilità e qualità di vita, in tutte le sue declinazioni. La riapertura dei Navigli, punto presente sia nel programma di Sala che in quello dei Radicali, testimonia la comune consapevolezza di come l’identità, la storia, la natura di Milano, debbano essere coltivati e valorizzati se si vuole contribuire in modo sano alla sua crescita. Come un albero, anche una città senza le sue radici muore. Coltivarle significa restituire a chi la vive quel senso di orgogliosa appartenenza e amore, indispensabile per costruire una cittadinanza attiva. Offrirgli gli strumenti per sentirsi attori del cambiamento, non passivi spettatori, spesso dissenzienti.
La cultura, la conoscenza, il rispetto per il luogo dove si vive sono leve potentissime alle quali è indispensabile ricorrere se si vuole ricucire e recuperare l’enorme massa di cittadini delusi e disillusi da una politica incapace di coltivar le sue radici così come di rispondere ai bisogni e alle istanze manifestate dagli elettori. La narrazione fertile di una città, la valorizzazione del suo patrimonio storico e artistico, l’attenzione al suo passato è indispensabile per disegnare il suo futuro e tracciare nuove rotte. Conoscenza e coinvolgimento dovranno essere una priorità della nuova amministrazione, che dovrà anche dimostrare di essere capace di dare un connotato sempre più aperto e internazionale alla città, che non solo lo merita ma ne ha bisogno.
Se all’intuizione di accogliere le idee innovative dei radicali, Sala farà seguire i fatti, con uno sguardo attento alla Cultura, intesa non più come risorsa accessoria ma come leva in grado di contribuire al rilancio e allo sviluppo economico, Sala sarà capace di dimostrare che oltre ai Cinque Stelle, nel nostro paese c’è un’alternativa: quella della politica che torna a fare politica: null’altro che l’arte di governare una città metropolitana.