Milano

“Blockchain e agritech, così la nostra birra diventa sostenibilità”

L'orzo di Peroni, principale marchio italiano dell'industria della birra? Sarà tracciato in blockchain

“Blockchain e agritech, così la nostra birra diventa sostenibilità”

La parola chiave è “raccogliere”. I frutti in campo. Ma anche le informazioni. A inizio aprile l'annuncio a Milano durante “Campus Peroni”, alla presenza del ministro lombardo per l'Agricoltura, Gian Marco Centinaio: l'orzo del principale marchio italiano dell'industria della birra? Sarà tracciato in blockchain. L'occasione per dare la notizia? Durante la kermesse annuale del centro di eccellenza per la promozione e la diffusione della cultura della qualità, dell’innovazione e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo nato nel 2018 dalla collaborazione tra Birra Peroni e CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, tra i principali enti pubblici di ricerca del settore.

“Abbiamo cominciato con Nastro Azzurro tracciando il mais nostrano – dice ad Affaritaliani.it Milano Federico Sannella, responsabile per le Relazioni Esterne di Peroni, illustrando la strategia societaria su tracciabilità e sostenibilità del prodotto – mentre adesso estendiamo all'intera famiglia e agli oltre 2 milioni di ettolitri di produzione”. Il motivo? “Per parlare di qualità e certificazione di origine delle materie prime, cogliendo l'opportunità di raccontare ai consumatori l'origine del marchio, la storia dell'agricoltore e allo stesso tempo l'impronta della sostenibilità, semplicemente non puoi non tracciare il prodotto”. “C'è un'esigenza – spiega Sannella – ed è quella di conoscere il life-cycle completo di un prodotto, sapere se è stato coltivato con agricoltura di precisione, con emissioni pari a un determinato target, quali sono i consumi idrici, per realizzare in definitiva un bilancio ambientale”.

Riguarda tutti gli attori della filiera. A oggi solo una percentuale minima delle aziende agricole italiane fanno ampio uso di innovazione tecnologica, la cosiddetta “agritech”. Basata su tecnologie come i software per la gestione delle attività in campo e il relativo impatto economico sul bilancio perché, come dice Sannella, “la sostenibilità è sia ambientale che economica” e per realizzarla “l'azienda agricola odierna deve sempre di più assumere un aspetto manageriale rispetto al passato”. Ma la tecnologia va anche verso droni e robotica per analisi visuali e qualitative sulle fitopatologie che colpiscono le piante, irrigazione intelligente per la tutela delle risorse idriche e l'agricoltura di precisione con al centro la gestione di mega dati, server, e partnership con enti tecnologici che permettano la raccolta e poi l'elaborazione delle informazioni. Tradotto? Condivisione in simultanea delle informazioni con i sistemi satellitari per poi decifrare, in maniera semplice e fruibile per l'agricoltore, informazioni sulle analisi chimiche del suolo, le mappe meteorologiche, i livelli di concimazione, le percentuali di umidità a terra. Tutti dati che che possono essere trasmessi direttamente al macchinario sul campo e farlo “comportare” di conseguenza.

“Siamo all'inizio di un percorso di evoluzione in cui abbiamo quasi bisogno di agricoltori che siano nativi digitali” dice il Responsabile Relazione Esterne di Peroni, aggiungendo come il gruppo abbia attivato già da cinque anni un sistema che si chiama “Orzobirra.net”: una piattaforma informatica per la coltivazione sostenibile, di supporto all'agricoltore, realizzata assieme ad una start-up, spin-off dell'Università del Sacro Cuore di Piacenza. “È un sistema che fornisce all'agricoltore dati meteorologici attraverso la sensoristica, fornendo informazioni su quando seminare, irrigare, utilizzare i fertilizzanti. Questo già avviene sul 20% delle nostre coltivazioni”.

La blockchain diventa così un anello di questa evoluzione. Dentro una catena che, solo per Peroni, consta di oltre 1.500 aziende agricole che fra giugno e luglio di ogni anno conferiscono l'orzo nei tre stabilimenti per la produzione della birra. “Tracceremo gli agricoltori e tutte le fasi del loro processo produttivo, registrando in blockchain i passaggi di conferimento, il momento in cui l'orzo viene maltato e quindi il consumatore finale riuscirà a sapere fin dall'etichetta, attraverso un QRCode, ogni informazione rilevante di quella specifica bottiglia: dall'ingrediente principale, a dove stato coltivato, quando conferito e trasformato”. Tutti corrono alla stessa velocità? “Pochi settori dell'agroindustria stanno andando così veloci sul tema della tracciabilità in blockchain – chiude Sannella – perché servono sistemi più standardizzati per poterli condividere con gli altri attori della filiera e per allargarsi un domani alla parte distributiva. In futuro auspichiamo di poter integrare in questo percorso di tracciatura anche il mondo della distribuzione”.








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