Milano

Bussolati: "Il Governo nel Dl di aprile stanzi più soldi per la Lombardia"

Fabio Massa

Coronavirus, il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati: "Gallera e Fontana? Fanno il meglio possibile, ma il sistema Regione sulla sanità..."

Bussolati: "Il Governo nel Dl di aprile stanzi più soldi per la Lombardia"

Pietro Bussolati, consigliere regionale e componente della segreteria nazionale del Partito Democratico, decide di non attaccare le persone: "Penso che Fontana, Gallera, tutta la Regione si siano mossi per cercare di fare il meglio possibile". Però, critica le politiche: "I problemi di oggi sono figli di un sistema che è orientato ad una competizione tra ospedali pubblici e privati e non alla medicina del territorio". E ancora: "La determina di Regione che vuole far fare la degenza agli anziani reduci dal Covid nelle Rsa è pericolosa". Ma non risparmia anche un attacco al Governo: "Più risorse per la Lombardia". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Pietro Bussolati, quello che si sta vivendo in Lombardia è frutto della violenza del contagio o di un sistema strutturato in maniera non corretta?
Vorrei fare una premessa. Penso che Fontana, Gallera, e la regione tutta, così come gli altri attori della crisi, dal Comune di Milano al Governo centrale, si siano attivati per  fare il meglio possibile nelle condizioni date. E' una promessa doverosa: questa è una crisi epocale nella storia della Repubblica. Non vorrei che ci fosse il dubbio sul fatto che tutte le istituzioni stiano facendo il massimo. Il governo, i governatori e i sindaci stanno mettendo tutto l'impegno che possono mettere. L'esempio che ci viene dalle provincie più colpite (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi) sono prove da primato mondiale per impegno, professionalità e sacrificio.

Detto questo...
Detto ciò,la diversità di approcci da Regione a Regione porta a risultati radicalmente diversi. Come affermiamo da tanto tempo, non solo dall'inizio di questa crisi ma anche da prima, l'intero sistema regionale è orientato ad una competizione sia del pubblico che del privato in ambito essenzialmente ospedaliero. E ha scarsissima attenzione a potenziare le strutture di salute territoriale e sociale. Inoltre, come Lombardia abbiamo un piano emergenziale datato 2009 e mai aggiornato. Non vogliamo fare polemica: ma è una cosa normale? Sicuramente questo ha rallentato le prime fasi di gestione della crisi.

Tornando alla medicina di prossimità: si sarebbe dovuto coinvolgere di più i medici di base?
Per non andar lontano: in Emilia Romagna si è lavorato meglio e di più su assistenza territoriale e telemedicina,  evitando così di lasciare soli i pronto soccorso e gli ospedali a fronteggiare la crisi.I medici di base di Milano hanno ricevuto più materiale di protezione dal sindaco Sala che dalla Regione che ne avrebbe la competenza. Sono carenze e ritardi gravi.

Pare di capire che il problema è sistemico: pubblico e privato.
Non è un tema di polemica tra privato e pubblico. Il tema è che ci si è concentrati su alcune prestazioni decidendo di portare anche i malati cronici verso un sistema ospedaliero,  ci si è concentrati su una parte di bisogno di salute dei lombardi, tralasciando la parte territoriale. Questo ha causato nell'ordinarietà che i pronto soccorso sono presi d'assalto. E quando invece c'è una situazione di guerra come questa, alcune strutture ospedaliere sono andate inevitabilmente in crisi diventando luogo di contagio. Questo è avvenuto nelle provincie più colpite, portando il contagio a contatto con le persone più fragili.

Lei è ottimista sulla fine del contagio?
Purtroppo non lo sanno nemmeno gli esperti. Credo che ancora sarà lunga, più che di picco si deve parlare di altopiano. Ci vorrà tanto tempo prima che i fattori di contagio scendano. Ci vuole pazienza e per questo penso che in questa fase si faccia ancora in tempo a potenziare i test e l'assistenza domiciliare che aiuterebbero a sgravare gli ospedali e fermare prima il contagio.

I test, ovvero i tamponi. A che cosa servono se il numero di posti letto è quello e non varia?
In Lombardia abbiamo 100mila operatori sanitari, 50mila operatori nelle Rsa. Se noi avessimo un regime di processo dei test di oltre 10mila al giorno, come il Veneto, noi potremmo limitare il rischio che persone che possono essere state contagiate frequentino luoghi a rischio per i pazienti. Salveremmo, ad esempio la vita a tanti nonni nelle Rsa. La strage di una generazione sta avvenendo nelle case di riposo. Il fatto che ci sia una determina di Regione che prevede di portare i malati di Covid in convalescenza nelle Rsa è una scelta assai pericolosa, per questo il progetto Hotel Michelangelo del Comune di Milano che offre posti letto ai convalescenti, è importante e andrebbe preso a modello da Regione Lombardia. In altre Regioni inoltre hanno già adottato test sierologici (più rapidi) a cui poi seguono i tamponi. Noi siamo indietro.

Cambiamo discorso: rimpiange mai di aver organizzato l'aperitivo con Zingaretti?
Sì, credo che abbiamo sbagliato nel pensare che si potesse coniugare l'apertura della società con il rispetto delle regole sanitarie. Precisiamolo però: si è fatto nel pieno rispetto di quelle che erano le regole e le previsioni di Regione Lombardia e dello Stato. Era il periodo in cui in Fontana in Aula parlava di ‘crisi seria ma non drammatica’ e esponenti della Lega organizzavano aperitivi e cene. Non è il caso di fare polemica. Quando abbiamo fatto quell'aperitivo non pensavamo a tutelare chi si diverte, ma a difendere i posti di lavoro che stanno dietro la ristorazione, gli eventi, ovvero tutto quello che rende una città viva e attrattiva per il turismo come è Milano. E sono i posti di lavoro che ancora adesso ci stanno a cuore e che ci stanno facendo pensare alla strategia da adottare quando, gradualmente, si andrà verso la riapertura.Però un conto è essersi spesi per il lavoro a fronte di una situazione incerta, un conto è non cambiare strategia come sta facendo Regione oggi.

Gallera ha riconfermato quel che ha sempre detto: che è disponibile a candidarsi. Che cosa ne pensa?
Io penso che ci sia un eccesso di comunicazione politica da parte di Regione, con due conferenze stampa quotidiane su dati che hanno statisticamente pochissimo senso. E' una bulimia di dichiarazioni anche in contrasto tra di loro sulla percezione di questi dati. Gallera è stato totalmente inopportuno, tanti lombardi non hanno capito se sta lottando per la loro salute o per le sue future ambizioni personali, anche se queste sono per tutti legittime. Anche  la polemica con il governo è sbagliata. Mi chiedo dove sia finito peraltro il sentimento autonomista dei leghisti di casa nostra.

In che senso?
Mentre Bonaccini decideva di chiudere un intero comune qui in Regione facevano polemiche con il governo e non prendevano decisioni.

Si riferisce alla chiusura di Bergamo?
Mentre loro facevano polemica, Bonaccini chiudeva tutte le attività produttive in provincia di Rimini e istituiva la zona rossa nel comune di Medicina. La stessa scelta la poteva fare Fontana che invece ha preferito la strada delle polemiche.

Beppe Sala intanto ragiona sulla ripartenza.
Il sindaco di Milano sta ragionando sulla ripartenza, nella quale Milano avrà un ruolo cruciale. Sarà il sindaco della ripartenza, ne sono certo. Io sono convinto che si debba ragionare su tre profili a livello italiano e sul nord Italia. Primo capitolo: le infrastrutture digitali, abbiamo scoperto quanto sono fondamentali. Secondo: il tema ambientale, su cui concentrare gli investimenti di ripartenza. Terzo: salvaguardare e implementare gli investimenti esteri. Abbiamo l'occasione di usare in modo intelligente delle risorse che dovremo avere a disposizione.

Non ha niente da obiettare al Governo?
Ha messo 25 miliardi, ne metterà altrettanti, la segreteria nazionale di cui faccio parte sta sostenendo il Governo in questa fase difficile ed è indubbio che la crisi riguarda tutta Italia. Però le Regioni da più tempo colpite, i comuni epicentro della crisi e le imprese devono essere messe nelle condizioni di ripartire.  Già nel decreto di Aprile mi aspetto un intervento specifico in questo senso che sia un segnale alle zone più colpite. Occorre anche sfruttare questa crisi per abbattere la burocrazia che blocca l'impresa.

Lei qualcosa l'ha fatto in prima persona?
Si lavora senza sosta in questi giorni per segnalare imprese disponibili alla riconversione per la produzione di materiale di protezione, aiutare i sindaci nell'interpretazione delle norme e in segreteria nazionale sono concentrato a dare un contributo su aiuti alle imprese e i professionisti nei provvedimenti del Governo. Ma più del lavoro credo sia importante donare: io ho scelto di contribuire al fondo di mutuo soccorso del Comune versando le mie indennità di febbraio. E' un piccolo gesto, ma ci tenevo a fare qualcosa.Le energie che stiamo sprigionando in questa drammatica vicenda così piena di lutti e sofferenza mostrano la tenacia e le potenzialità di questa straordinaria Regione.

fabio.massa@affaritaliani.it








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