Milano

Camera di Commercio, estate rovente: ipotesi aumento dell'esecutivo

Ci vuole tutta la capacità di mediazione di Carlo Sangalli per gestire la partita della fusione delle Camere di Commercio voluta dal governo Renzi

di Fabio Massa

Allarme rosso in via Meravigli a Milano. La fusione a freddo delle Camere di commercio, voluta dalle fibrillazioni del governo Renzi, ha provocato in Lombardia molti guai. Ma è quasi fatta anche se stanno emergendo problemi seri sulla composizione degli organigrammi. Vuoi per le pressioni di Assolombarda che, sotto la guida del nuovo presidente Carlo Bonomi, cerca spazio (col fiato sul collo di tutta la Brianza), vuoi perché mettere assieme industriali, commercianti, artigiani e altri soggetti, su di una base territoriale che è diventata grande come una Regione e potente come uno Stato non è facile. Ci vuole tutta la pazienza di Carlo Sangalli (democristiano di lungo corso) per portare il vascello in porto. Ma un problema molto serio resta aperto: un esecutivo con sette posti è troppo poco per raccogliere tutte le istanze del territorio. E non è un problema di soldi, perché la legge non prevede emolumenti. Ma convincere un mobiliere della Brianza a far posto a un mostro delle new economy di Milano è impresa quasi impossibile. Sarà un’estate rovente per Carlo Sangalli che, da buon passista, ha indossato le scarpe giuste per le lunghe distanze. Cammina cammina e i sette membri dell’esecutivo potrebbero diventare nove o addirittura undici, a Calenda piacendo.







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