Milano
Camici, si va verso lo stralcio. Rumors: richiesta di rinvio per Dini?
Inchiesta camici, la posizione di Attilio Fontana potrebbe essere stralciata. Il cognato progettava contratti per 2,7 milioni di euro
Camici, si va verso lo stralcio. Rumors: richiesta di rinvio per Dini?
Le voci nei corridoi di Palazzo di Giustizia continuano a inseguirsi. E l'ultima notizia, quella riportata a reti unificate da Repubblica e Fatto Quotidiano, rafforza alcuni rumors raccolti da Affaritaliani.it Milano. Nell'immediato non succederà nulla, ma nel giro di un paio di settimane, entro fine settembre, la procura pare intenzionata a mettere il turbo e a fare altri passi ufficiali. Traduzione: richiesta di rinvio a giudizio. Per chi? Difficile dirlo. Il boccone grosso è Attilio Fontana, il governatore, anche se è complicato trovare una ipotesi di reato che poi regga un eventuale dibattimento. Anzi, che regga l'analisi davanti a un eventuale giudice per l'udienza preliminare. Cosa non scontata. Pare invece più sotto i riflettori la posizione del cognato di Fontana, Andrea Dini, sul quale si stanno concentrando gli sforzi degli inquirenti. E proprio per Andrea Dini e sull'ex direttore generale di Aria Spa Filippo Bongiovanni potrebbe scattare la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura. Si parla anche dunque di uno stralcio della posizione del governatore, che ancora una volta (come già successo per il caso Mensa dei Poveri) avrebbe un iter tutto suo rispetto a un eventuale processo principale.
Secondo Repubblica, la ormai famosa fornitura di 75mila camici a Regione per 513mila euro da parte di Dini sarebbe stata solo parte di un progetto con il quale l'imprenditore puntava ad altre commesse milionarie, per ulteriori 2,7 milioni di euro complessivi. Le partite sarebbero state due: quella con Aria e quella con il Pio Albergo Trivulzio. Un primo contratto con Aria avrebbe dovuto portare a un affare da un milione e 200mila euro per oltre 200mila pezzi da fornire a Regione nel corso dei mesi. Ancor più sostanzioso il contratto che Dama voleva siglare con il Pat, per 1,5 milioni di euro a fronte di una fornitura di 230 mila e 600 camici. Per quanto riguarda la fornitura a Regione tramite Aria non se ne fece più nulla, complice la trasformazione in donazione della prima partita di camici. La gara con il Pat vide Dama giungere quasi sino in fondo, con Dama selezionata assieme ad altre tre aziende per la fase finale. Il 3 giugno, tuttavia, con una determina di revoca, la ricerca di dispositivi viene interrotta, «dato atto — si legge nel documento dell’azienda ospedaliera — che la Protezione civile Lombardia ha proceduto a garantire il fabbisogno urgente di camici».