Milano
Cappato: senza Englaro non ci sarebbe stato biotestamento
A 10 anni dalla morte di Eluana, Marco Cappato sottolinea l'importanza per il biotestamento di quel caso e della forza di Beppino Englaro
10 anni senza Eluana. Cappato: senza Englaro non ci sarebbe stato biotestamento
"Senza la forza di Beppino Englaro non saremmo arrivati alla legge sul biotestamento, ne' alla sentenza della Corte Costituzionale su dj Fabo che chiede al Parlamento di intervenire". Marco Cappato e' l'uomo che, da radicale e leader dell'associazione 'Luca Coscioni', ha attraversato da protagonista quella che lui chiama la "rivoluzione copernicana" sul fine vita in Italia, rischiando il carcere per avere accompagnato tanti malati a morire in Svizzera e sostenendo le battaglie pubbliche di alcuni di loro diventati dei simboli.
"Quella di Beppino - spiega Cappato in un'intervista all'Agi a 10 anni dalla morte di Eluana - e' stata la prima delle storie che hanno contribuito a fare dei passi avanti decisivi. La sua caratteristica fondamentale e' stata la serieta' quasi monomaniacale, ossessiva, nel ribadire il punto della storia di Eluana, senza mai fare politica, o meglio, facendola solo in relazione a quello che Eluana voleva. Non si e' mai distratto, e' stato cocciuto: si batteva per il rispetto di quello che la figlia desiderava, non si e' mai messo a parlare d'altro, se non in stretta relazione a questo desiderio".
I "passi avanti" sono avvenuti tutti nelle aule di giustizia, fuori dal Parlamento: "Sono stati tre i provvedimenti giudiziari che hanno segnato delle svolte. Il proscioglimento del medico Mario Riccio per avere aiutato a morire Piergiorgio Welby, l'archiviazione dell'inchiesta a carico di Beppino Englaro e la sentenza della Consulta su Dj Fabo che chiede alla politica di riempire il vuoto legislativo su casi come quello di Fabiano Antoniani. L'altra vicenda chiave e' stata quella di Walter Piludu, malato di sclerosi laterale amiotrofica. Dieci anni dopo il caso Welby, ai medici della Asl di Cagliari e' stato ordinato di interrompere la ventilazione polmonare dal giudice. Quindi siamo passati dal caso Welby, dove un medico e' stato incriminato all'inizio per avere staccato la spina, e poi prosciolto, al caso Piludu in cui ai medici e' stato ordinato di eseguire la volonta' del paziente. In dieci anni, senza nessun intervento legislativo, e' stato stravolto il rapporto tra medico e paziente". C'e' "un faro" per Marco Cappato a unire gli epiloghi di queste storie ed e' "nell'articolo 32 della Costituzione, quello per cui nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario". Invita a non fermarsi alle differenze terminologiche (eutanasia, biotestamento, stop all'alimentazione forzata) perche' "quello che le lega tutto e' il diritto ad autodeterminarsi. Ad Eluana non si sarebbe potuta sospendere l'alimentazione se non ci fosse stato un momento, ricostruito dai giudici in base alle testimonianze, in cui lei, e non suo padre o i magistrati, aveva espresso in modo chiaro la volonta' di non vivere in quelle condizioni".
Ora, dopo l'invito della Consulta a intervenire maturato nell'ambito della vicenda Dj Fabo, il ragazzo cieco e tetraplegico accompagnato da Cappato a morire alla clinica 'Dignitas' di Zurigo, potrebbe essere il momento in cui la politica si prende delle responsabilita'. E' pronta? "Io credo di si', poi non e' detto che lo faccia, non sono ne' ottimista ne' pessimista. Lo ritengo possibile perche', non lo dico io, ma tutti i sondaggi possibili e immaginabili, tre quarti degli italiani sono favorevoli al fatto che la persona sia libera di decidere sulla propria fine. La possibilita' di avere una buona legge sta nel fatto che c'e' un sentimento diffuso a favore di questa liberta' di scelta".
Se e' vero che i momenti cruciali sono stati certificati nelle aule dei tribunali, per Cappato il cambiamento e' andato avanti in modo ineluttabile per due ragioni: "La prima, la piu' importante, e' che e' mutato il modo di morire, sia per il progresso tecnologico che per l'innalzamento della vita media. Negli ultimi 15 anni morire e' sempre meno un attimo e sempre piu' un processo che puo' durare anche mesi o anni. Se chiedevi prima ai cittadini cosa ne pensavano ognuno poteva avere la sua idea, oggi il cento per cento degli italiani sa di cosa stiamo parlando, anche se non glielo dice la televisione. Tutti hanno almeno un amico, un parente che si e' trovato in questa situazione di sofferenze estreme e, per questo, la gente e' disponibile a prendere in considerazione questo tipo di legge. Poi, la seconda ragione e' che le vicende come quella di Eluana sono state determinanti per trasformare la conoscenza in consapevolezza politica, cioe' per far capire che quello che tu hai vissuto per un genitore o un amico e' un problema della societa'. Nel vedere la sofferenza di Eluana tutti hanno riconosciuto il proprio vissuto".
Eppure, stando ai primi dati, sembra che il testamento biologico abbia trovato per ora pochi proseliti. "Non abbiamo ancora dati veri e sistematici, ma e' vero che e' un fatto ancora abbastanza marginale. Questo perche' non e' stata ancora fatta una campagna di informazione, non esiste una banca dati nazionale e questa legge non e' ancora entrata come strumento nell'ordinarieta' del rapporto tra medicoe paziente. E' un tipo di norma che non basta mettere sulla carta". Marco Cappato non ha piu' portato nessuno in Svizzera, dopo Dj Fabo. Non perche' abbia paura visto che, per questo gesto, e' a processo per istigazione al suicidio, in attesa che il Parlamento, entro l'ottobre di quest'anno, definisca una legge. "Continuo ad aiutare le persone che chiedono informazioni all'asssociazione 'Luca Coscioni', ma non c'e' stata piu' una persona di queste che avesse bisogno di me per andarci. Se il mio aiuto fosse di nuovo indispensabile, non esiterei a fornirlo".