Milano
Casa della Carità compie 18 anni. Don Colmegna: "Pandemia non è democratica"
Il fondatore della Casa della Carità: “Vogliamo riaprire le docce per quelli che stanno in strada, stiamo immaginando come distribuire il cibo"
Casa della Carità compie 18 anni. Don Colmegna: "Pandemia non è democratica"
“Sono 18 anni che la Casa di carità ha aperto la sua porta su indicazione di Cardinal Martini che volle un luogo per accogliere i più sprovveduti con una ospitalità segnata dalla gratuità ma capace di essere anche un laboratorio culturale di amicizia civica e di attenzione alla città”. Così don Virginio Colmegna, intervistato da Mianews, ripercorre i 18 anni di vita della Casa della Carità. Fondatore e presidente della struttura, nata nel quartiere Adriano, don Colmegna spiega: “Siamo educati dai poveri, lo diceva Martini e l’abbiamo riscoperto qui, in questi anni abbiamo passato momenti bellissimi ma anche molto difficili, come quando il quartiere temeva che con il nostro arrivo sarebbero potuti nascere problemi di sicurezza e l’emergenza coronavirus di questi giorni. Con il tempo è nato un dialogo profondo di amicizia con tutta la zona. Gli anziani sono venuti nel nostro centro diurno e i bimbi hanno visitato la nostra biblioteca”.Il compleanno viene 'celebrato' oggi con un incontro online, dalle ore 10, sul tema "Un nuovo sogno di fraternità", un dialogo sull'Enciclica di Papa Francesco "Fratelli tutti" tra Cristina Simonelli, teologa, e suor Chiara Francesca Lacchini, presidente del Consiglio della Federazione Italiana Clarisse Cappuccine. Il dialogo sarà moderato da Cristina Viganò, coordinatrice delle iniziative di spiritualità della Casa, e vedrà la partecipazione di don Virginio Colmegna."Questo compleanno è molto importante per noi, non solo perché diventiamo maggiorenni, ma perché si inserisce nel cammino di costruzione del nuovo domani della Casa, che abbiamo chiamato "Regaliamoci futuro" - ha spiegato don Colmegna -, per un ripensamento delle nostre attività e una riorganizzazione della sede di via Brambilla, per andare incontro sempre meglio ai mutati bisogni e fragilità che incontriamo. Lo vivremo però in un periodo molto particolare, segnato da una pandemia che ha travolto il mondo in modo inaspettato".
“La voce politica non ci mancherà, c'è un po’ di indignazione che va trasformata in quella che Papa Francesco chiama la mitezza, il dialogo, la capacità di essere tenerezza ma anche portatori di giustizia”. prosegue il fondatore e presidente della Casa della carità, don Virginio Colmegna.“Saremo preoccupati di non essere soltanto dei buoni ma di portare una radice di cambiamento. Gli anni che verranno saranno segnati da questa pandemia e le energie che sfrutteremo per continuare il nostro lavoro saranno quelle culturali, politiche e spirituali, tenendo sempre presente della transazione ecologica - ha rimarcato -. Stiamo rilanciando l’ospitalità aprendoci anche a immaginare cosa significhi stare sul territorio. Non sapremo come sarà il futuro ma noi continueremo a lottare contro le diseguaglianze senza mai perdere la speranza”.
“La pandemia non è democratica, la stanno patendo i più fragili e deboli”, ha spiegato don Virginio Colmegna, intervistato da Mianews. Per il futuro ha poi sottolineato il presidente della Fondazione: “Vogliamo riaprire le docce per quelli che stanno in strada, stiamo immaginando come distribuire il cibo, abbiamo mantenuto i contatti con gli anziani e lanceremo un nuovo progetto che sarà accompagnato da un investimento economico di ristrutturazione della Casa. Il virus non ci deve sconfiggere”.#ded