Milano

Case popolari, Bolognini: "La legge regionale non è da rifare"

Legge regionale sulle case popolari, dopo i rilievi della Consulta l'assessore Bolognini: "Stiamo predisponendo le modifiche"

Case popolari, Bolognini: "La legge regionale non è da rifare"

"Non c'è nessuna legge da rifare e stiamo predisponendo le modifiche che accolgono i rilievi sollevati dalla Consulta e che ci permetteranno di risolvere la questione in tempi brevi". Lo ha chiarito l'assessore della Regione Lombardia alle Politiche sociali, abitative e Disabilità Stefano Bolognini, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità della legge regionale nella parte in cui prevede la residenza di almeno 5 anni in Lombardia per poter inoltrare la domanda di alloggio popolare. "Un chiarimento che stoppa sul nascere qualunque tipo di polemica", ha sottolineato Bolognini, in risposta a quella sollevata dall'assessore alle Politiche Sociali e Abitative del Comune di Milano, Gabriele Rabaiotti.

"E' interessante constatare - ha proseguito Stefano Bolognini - come, in un momento in cui tutti si stanno rimboccando le maniche per gestire una crisi importante come quella legata al Coronavirus che stanno affrontando la Lombardia e la città di Milano, qualcuno trovi il tempo di fare polemica, dichiarando peraltro cose inesatte. Per esempio, l'assessore Rabaiotti tralascia il fatto che la precedente legge offriva sì la possibilità a chiunque di accedere ai bandi, ma con scarsissime possibilità di ottenere degli alloggi. Un'autentica presa in giro nei confronti di chi giustamente si aspettava una casa dopo anni di residenza o lavoro in Lombardia".

"Forse al Comune, che chiede più celerità nelle assegnazioni - ha concluso Bolognini - la cosa non interessa: per noi la trasparenza è fondamentale. Questa è esattamente la strada che abbiamo scelto di percorrere. La politica non c'entra, noi pensiamo, e  l'abbiamo ribadito più volte, che le persone che da anni contribuiscono alla crescita sociale ed economica della nostra Regione non possano avere gli stessi diritti di chi è arrivato ieri. Questa è l'ennesima dimostrazione che qualcuno preferisce inseguire alcune battaglie ideali e ideologiche, piuttosto che aiutare concretamente i cittadini".








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