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Milano
Caso Amara, Corte su Davigo: "Ha gettato ombre su Procura di Milano e Csm"

Caso Amara, Corte: per Davigo prevedibile ulteriore fuga notizie 

Le confidenze sulla presunta esistenza della loggia Ungheria di Piercamillo Davigo ad altri componenti del Csm nella primavera 2020 "erano, per cio' stesso, potenzialmente pericolose per l'indagine a prescindere dalla loro successiva e ulteriore divulgazione". Lo scrive la Corte di appello di Brescia nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato la condanna a un anno e 3 mesi all'ex consigliere del Csm, difeso dagli avvocati Davide Steccanella e Francesco Borasi, per la rivelazione di segreto d'ufficio sui verbali secretati resi alla procura di Milano dall'avvocato Piero Amara.

"Una sinistra luce sull'operato della Procura della Repubblica"

"Peraltro, per come condivisibilmente affermato dal giudice di prime cure, la fuga di notizie mediante la trasmissione dei plichi anonimi" a due giornalisti del Fatto quotidiano e di Repubblica e, "non a caso, al consigliere Di Matteo, non puo' certo considerarsi una vicenda estranea e avulsa dalla responsabilita' dell'imputato in termini anche di prevedibilita' e permea di significato la nozione di pericolo concreto evocato della norma incriminatrice". Piercamillo Davigo avrebbe cioè "portato a conoscenza di una selezionata platea di destinatari notizie coperte da segreto investigativo attraverso una serie di incontri informali, pur consapevole di gettare una sinistra luce sull'operato della Procura della Repubblica" di Milano "e sui due colleghi del Csm, dottori Mancinetti e Ardita".

Caso Amara: legale Davigo, faremo ricorso in Cassazione

"Un avvocato le sentenze non le commenta, se non le condivide, le impugna. A questo punto l’ultima parola spetterà alla Corte di Cassazione". Lo dice uno dei legali di Piercamillo Davigo, l'avvocato Davide Steccanella, commentando le motivazioni con cui la Corte d'appello di Brescia ha confermato la condanna a un anno e 3 mesi e 20mila euro di risarcimento per l'ex membro del Csm, imputato di rivelazione e utilizzazione di segreto sui verbali della Loggia Ungheria. 


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