Milano
Caso camici, la difesa di Fontana: "Non sapeva del secondo conto della madre"
Secondo i legali del governatore lombardo, la madre di Fontana avrebbe aperto un secondo conto in Svizzera di cui il figlio non era a conoscenza
Caso camici, la difesa di Fontana: "Non sapeva del secondo conto della madre"
"L'avvocato Attilio Fontana attraverso i suoi difensori Jacopo Pensa e Federico Papa ha depositato, mantenendo gli impegni assunti con la Procura, la documentazione che consente di ricostruire con chiarezza il patrimonio estero ereditato dai genitori". A spiegarlo sono i legali del governatore lombardo. "Tale patrimonio si e' accumulato sin dagli anni 70 e si e' scoperto che ricomprendeva anche un secondo conto aperto nel 1999 presso altra banca elvetica - si legge nella nota diramata dagli avvocati di Fontana - circostanza della quale il presidente Fontana era completamente all'oscuro. Il consolidamento dei due conti successivamente avvenuto spiega l'ammontare del patrimonio fatto oggetto di emersione. La procura sta verificando il materiale messo a disposizione. Siamo preparati ai commenti e alle battute di ogni genere".
Nessun versamento in contanti ma denaro investito in titoli, fondi e altro, e riconducibile alla madre. E' la ricostruzione della difesa del Governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato per autoriciclaggio e falso in voluntary, che oggi ha depositato in Procura a Milano la documentazione bancaria a partire dal '97 dei conti svizzeri anticipando la rogatoria di fine marzo. Per i legali di Fontana cio' dimostra che i circa 2,5 milioni di euro su cui gli inquirenti hanno sospetti, provengono da un sottoconto sempre della madre, morta nel 2015. Da quanto si e' saputo, i pm nutrono pero' ancora dubbi sull'origine dei soldi.
Come ricorda l'ANSA, nel '97 la madre di Fontana aveva aperto un primo conto in Svizzera in cui erano custoditi circa 3 milioni. Rapporto bancario che in seguito venne chiuso coi soldi spostati su un altro aperto nel 2005 nella stessa banca, la Ubs di Lugano, schermato da dei trust e con 'in pancia', pero', pure 2,5 milioni. Questi soldi in particolare sono ritenuti dagli inquirenti frutto di un'evasione fiscale da parte del Governatore, prescritta ma che ha portato all'iscrizione per autoriciclaggio per gli investimenti successivi su quel capitale. Oltre che a quella di falso nella 'voluntary disclosure' del 2015, con cui Fontana, allora sindaco di Varese, regolarizzo' i 5,3 milioni totali, dichiarando che derivavano dal lascito ereditario della madre. Ora i difensori del governatore, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, col deposito di documenti e soprattutto di estratti conto, a partire dal '97 in poi, puntano a dimostrare che quei 2,5 milioni 'comparsi' sul conto del 2005 provenivano in realta' da un 'sottoconto', di cui lo stesso Fontana non conosceva l'esistenza e sempre intestato all'anziana donna. Nessun versamento sospetto, quindi, per la difesa, e men che meno 'cash', ma tutto denaro investito in vari strumenti finanziari. Ci furono, a detta della difesa, solo movimentazioni tra conti della madre del presidente lombardo. A quanto si e' saputo, tuttavia, quelle carte, secondo gli inquirenti, dimostrano si' che quei 2,5 milioni di euro provengono da un conto di un'altra banca svizzera, ma comunque nulla si sa sull'origine di quei soldi e di come siano arrivati sul 'sottoconto'. E lo stesso vale per il conto 'originario' da cui sarebbero arrivati gli oltre 3 milioni di euro depositati sul rapporto bancario del '97. Anche in quel caso, per i pm, manca una 'pezza d'appoggio' sull'origine di quel denaro. E' possibile, quindi, che nell'inchiesta dell'aggiunto Maurizio Romanelli e dei pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas - filone scaturito dal 'caso camici' - gli inquirenti decidano di allargare la rogatoria gia' avviata anche ai documenti relativi a quei conti che avrebbero originato le 'provviste'.