Milano

Caso camici a Lombardia: Dama provò a rivenderli a una casa di cura?

Vanno avanti le audizioni di testimoni relativamente alla fornitura da mezzo milione di euro di camici da parte di Dama a Regione Lombardia

Caso camici a Lombardia: Dama provò a rivenderli a una casa di cura?

Dama spa, la societa' gestita dal cognato del presidente lombardo Attilio Fontana al centro dell'inchiesta su una fornitura da mezzo milione di euro poi trasformata in donazione, avrebbe provato a rivendere, a fine maggio, 25mila dei 75mila camici alla casa di cura per la riabilitazione 'Le Terrazze' di Cunardo (Varese). La destinataria della proposta rigetto' il tentativo di vendita a 9 euro a camice perche' li voleva con la formula della donazione. E' quanto trapela dall'indagine milanese nell'ambito della quale sono indagati il patron di Dama, Andrea Dini, e il direttore generale dimissionario di Aria, la centrale degli acquisti regionale, Filippo Bongiovanni, che dovrebbe essere interrogato venerdi'. Ieri sono stati sentiti come testi altri esponenti di Aria.

In particolare, secondo quanto riportato da Adnkronos, Dama tentò senza successo di vendere i 25mila camici per operatori sanitari mai consegnati ad Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a 'Le Terrazze', casa di cura privata convenzionata con il sistema sanitario di Cunardo, nel Varesotto. Il tentativo di piazzare i capi rimasti fermi non è però andato a buon fine. Dama, infatti, dopo aver trasformato la fornitura indirizzata ad Aria da vendita a donazione - una mossa secondo gli inquirenti fatta unicamente perché la stampa aveva iniziato a interessarsi al caso - cercò di rivendere i camici rimanenti (25mila sui 75mila del contratto con la Regione) alla struttura di Cunardo, ma a una cifra maggiorata da 6 euro al capo (il prezzo fatto ad Aria) a 9 euro, ricevendo a quel punto il 'no' della clinica, che sperava anzi in una donazione. Attraverso le acquisizioni condotte nei giorni scorsi dal Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza nella sede di Aria e in Regione, gli inquirenti stanno anche cercando di capire se i 50mila camici in teoria consegnati al Pirellone siano effettivamente arrivati tutti a destinazione, in quanto la donazione non si è conclusa. Attualmente il fascicolo vede indagato, con la stessa accusa a carico di Dini, anche il direttore generale dimissionario di Aria, Filippo Bongiovanni, che sarà sentito in procura alla fine di questa settimana. Nel frattempo l'aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, che stanno coordinando l'indagine, stanno terminando di definire i ruoli e le responsabilità all'interno della vicenda, per capire chi e a che livello fosse consapevole del conflitto di interessi rappresentato dalla fornitura affidata da Aria alla società del cognato del governatore Fontana. 

Sempre in base a quanto riportato in un secondo momento da Adnkronos, la casa di cura privata 'Le Terrazze' di Cunardo, avrebbe effettivamente avuto contatti telefonici con la ditta Dama, ma i contatti si sono limitati alla fase iniziale dell'emergenza coronavirus, quando c'era grande urgenza di dispositivi di protezione individuale e la clinica, avendo saputo della riconversione della Dama, l'aveva chiamata per acquistare dei capi. E' quanto riferiscono all'Adnkronos i vertici della casa di cura, che spiegano come la società di Dini abbia declinato la loro proposta in quanto "aveva già in essere accordi con altri" e "non aveva  camici disponibili" per loro. Da quel momento la clinica non ha più avuto contatti con la Dama e ha acquistato i camici da altri fornitori. 








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