Milano
"Caso camici", gup decide su Fontana il 13 maggio
Breve udienza tecnica stamani al settimo piano del Palazzo di Giustizia milanese sul cosiddetto 'caso camici'
Breve udienza tecnica stamani al settimo piano del Palazzo di Giustizia milanese sul cosiddetto 'caso camici' che vede imputati il governatore lombardo Attilio Fontana, il cognato Andrea Dini, titolare di Dama spa, l'ex dg di Aria spa, centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni, la dirigente della societa' Carmen Schweigl e il vicesegretario generale di Regione Lombardia Pier Attilio Superti.
Udienza rinviata al 13 maggio
Dopo che i pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno apportato piccole precisazioni nel campo di imputazione per frode in pubbliche forniture, oggi ha discusso sul punto per una decina di minuti la difesa di Dini, col legale Giuseppe Iannaccone. L'udienza preliminare e' stata rinviata a venerdi' 13 maggio quando il gup decidera' se mandare a processo o meno gli imputati. Secondo l'accusa, in base al contratto del 16 aprile 2020, Dama avrebbe dovuto fornire 75mila camici e altri 7mila set di dpi per un importo di 513mila euro. Quando emerse il conflitto di interessi (la moglie di Fontana aveva il 10% di Dama), gli indagati avrebbero tentato "di simulare l'esistenza" dall'inizio "di un contratto di donazione" per lo meno per i 50mila camici gia' consegnati e la restante parte, 25mila 'pezzi', non arrivo' piu' ad Aria. Da qui l'accusa di frode in pubbliche forniture.
Tesi dei difensori di Fontana: "Nessun illecito nè penale nè civilistico"
Nessun illecito nè penale nè civilistico, e' la tesi dei difensori del presidente lombardo, Jacopo Pensa e Federico Papa, bensi' una fornitura che si e' trasformata in donazione e che ha consentito a Regione Lombardia "di risparmiare 513 mila euro". Riguardo al ritocco del capo di imputazione, Pensa aveva gia' osservato che i pm "hanno fatto un altro autogol, perche' se uno continua a modificare vuol dire che fa fatica a crederci".