Milano

Caso Fadil: la famiglia chiede un'altra perizia, slittano i funerali

La famiglia non è convinta degli esiti degli esami fatti sul cadavere dell'ex modella, testimone nei processi Ruby che vedono coinvolto Silvio Berlusconi

Caso Fadil: la famiglia chiede un'altra perizia, slittano i funerali

In attesa dei risultati ufficiali della perizia disposta dalla procura di Milano i familiari di Imane FADIL, la testimone dei processi Ruby morta lo scorso 1 marzo dopo un mese di agonia all'ospedale Humanitas, "non intendono celebrare il funerale, al fine di consentire una ulteriore perizia sul corpo della loro povera cara, in quanto non si ritengono assolutamente soddisfatti degli esiti trapelati", fanno sapere attraverso il legale Mirko Mazzali.

Solo mercoledì scorso, 4 settembre, a sei mesi dalla morte dell'ex modella di 34 anni la procura di Milano aveva concesso il nulla osta alla sepoltura, confermando così indirettamente la fine degli accertamenti medici chiesti per dare un nome alla causa della morte sospetta. "Tutti gli accertamenti sono stati eseguiti, sono stati mantenuti dei campioni utili per eventuali altri approfondimenti, in questo senso - si evidenziava - non c'è più necessità di non consentire alla famiglia di procedere alla sepoltura". Pur non essendo ancora stata depositata la perizia ufficiale, le indiscrezioni si sono sempre susseguite sul caso. La morte, secondo gli inquirenti, sarebbe dovuta a una forma di "aplasia midollare", per cui il midollo ha smesso di produrre cellule sanguigne e piastrine. Una malattia la cui origine non è stata identificata, ossia la causa scatenante non sarebbe stata definita. Confermate le anticipazioni dello scorso luglio per cui l'ex modella "non è stata avvelenata". Il gruppo di esperti di Medicina legale guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo aveva scartato fin da subito l'ipotesi di un decesso legato a sostanze radioattive. Gli esami su ossa, tessuti e sangue si erano focalizzati sulla presenza di metalli, in particolare di ferro, molibdeno, antimonio e cromo. Una concentrazione superiore alla norma, ma non ritenuta mortale e dunque non sufficiente, secondo i consulenti, a ipotizzarla come causa del decesso. I magistrati titolari dell'inchiesta, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, avrebbero anche escluso responsabilità mediche. Un passo fondamentale per procedere l'archiviazione del fascicolo aperto con l'ipotesi di omicidio volontario. Oggi il colpo di scena con la famiglia di Imane FADIL che, nonostante il loro consulente Michelangelo Casati abbia partecipato alle analisi, chiede una nuova perizia non ritenendo i risultati soddisfacenti. La decisione presa oggi dalla famiglia di Imane FADIL potrebbe avere presto delle conseguenze. Dopo la chiusura delle indagini da parte della procura di Milano e la richiesta di procedere all'archiviazione trattandosi di morte naturale, e non di un reato come inizialmente ipotizzato, la famiglia della vittima, tramite il legale Mazzali, si potrà opporre alla decisione di non procedere con ulteriori approfondimenti. La richiesta motivata dalle parti verrà a quel punto vagliata da un giudice.








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