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Milano
Caso Yara, la pm che spostò le provette con il dna di Bossetti: "Non c'era più niente"

Letizia Ruggeri e Massimo Bossetti

Caso Yara, la pm che spostò le provette con il dna di Bossetti: "Non c'era più niente"


Il successo della docuserie Netflix "Oltre ogni ragionevole dubbio" riaccende i riflettori sull'omicidio di Yara Gambirasio e fornisce materiale in particolare modo per gli innocentisti. Ovvero chi ritiene che Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo, non sia responsabile dell'uccisione della ragazzina di Brembate.

Uno degli aspetti più dibattuti è la decisione della pm Letizia Ruggeri di far spostare le 54 provette con il dna di Bossetti dal frigo dell'ospedale milanese San Raffaele all'ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Azione per la quale Ruggeri è attualmente indagata per depistaggio e frode processuale. La sua decisione ha privato la difesa di una preziosa risorsa per contestare le ricostruzioni che hanno portato alla condanna. Adnkronos ha potuto avere accesso al verbale integrale del 10 marzo del 2021 davanti all'allora procuratore vicario di Venezia Adelchi D'Ippolito. "In quelle 54 provette non c'è più niente, non c'è più nulla che possa essere analizzato, perché il Dna di Bossetti che è stato utilizzato è stato tutto consumato nella fase delle indagini preliminari", dice Letizia Ruggeri.

La pm Ruggeri: "Provette con il dna di Bossetti spostate dopo la sentenza"

"La custodia io l'ho fatta curare con le massime cautele fino al passaggio in giudicato della sentenza", poi dopo la Cassazione arriva la decisione di custodire le provette a "temperatura ambiente" perché "non ho ritenuto di onerare lo Stato di una spesa inutile".

Ma quei presunti scarti per gli stessi consulenti della pm - il professor Giorgio Casari e il colonnello del Ris Giampietro Lago sentiti in fase di indagini a Venezia - sarebbero stati assolutamente idonei a effettuare una comparazione alla presenza, per la prima volta, dei consulenti della difesa. Una perizia mai concessa dai giudici in nessun grado. "Qualcosa magari si tira fuori, ma non con questa certezza in questi termini con cui mi viene prospettato adesso, nel modo più assoluto. Io so che era un materiale assolutamente…cioè i rimasugli assolutamente scadente, inidoneo per qualsiasi altra comparazione e ripetizione di esame" mette a verbale la pm Ruggeri. Stupita dall'opinione dei suoi consulenti: "Il Dna di Bossetti, così bello, così limpido, di cui abbiamo parlato per tutte queste udienze, così inequivocabile, da quei reperti non verrà mai più fuori. Questo è quello che loro hanno detto a me. Per cui rimango veramente sorpresa".

La pm Ruggeri: "La Cassazione fa piazza pulita di tutti i dubbi"

Il dna di Bossetti, come risulta dalle perizie effettuate con i campioni utilizzati, è una  traccia genetica - "lampante, chiarissima" e "assolutamente inequivocabile" ai suoi occhi - su cui la Cassazione mette "una pietra tombale". E' la prova regina contro Bossetti. Il match tra lui e Ignoto 1 arriva dopo quattro anni, il nome del condannato è "piovuto dal cielo, se non avessimo avuto il Dna non ci saremmo mai arrivati". Una traccia mista - di vittima e carnefice trovata sugli slip della minorenne - di cui in aula si è parlato "per 45 udienze, ne abbiamo discusso molto approfonditamente" e "la sentenza della Cassazione fa piazza pulita di tutti i dubbi" conclude, senza esitazione, Letizia Ruggeri.


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