Milano

Centro per il rimpatrio di via Corelli, ecco i candidati alla gestione del Cpr

Sono otto le realtà che si sono candidate alla gestione del Cpr, alcune delle quali anche al centro di polemiche in passato

Centro per il rimpatrio di via Corelli, ecco i candidati alla gestione del Cpr

Stando a quanto riportato da Redattore Sociale, sono otto le realtà che si sono candidate per prendere in mano la gestione del Cpr di via Corelli 28, il nuovo centro di permanenza per il rimpatrio di Milano che dopo i lavori ristrutturazione, dovrebbe aprire i battenti a giugno 2019. Lo rende noto la prefettura di Milano, pubblicando sul proprio sito l'elenco delle offerte ammesse alla gara d'appalto. Per la struttura da 140 posti sita nella periferia est del capoluogo lombardo, dove gli stranieri irregolari potranno essere trattenuti fino a sei mesi, sono otto le offerte pervenute. La base d'asta da cui si partiva era 32,15 euro al giorno di diaria per ogni migrante trattenuto nel centro. 

Sempre da quanto si legge su Redattore Sociale, i nomi delle società che hanno partecipato alla gara arrivano da tutta Italia e anche dall'estero. Tra di esse anche alcune realtà al centro di polemiche, recenti o passate. Si segnalano in particolare la società cooperativa sociale Albatros 1973 di Caltanisetta; il colosso veneto Nova Facility da 200 dipendenti di Gian Lorenzo Marinese, fratello del presidente di Confindustria di Venezia e Rovigo, Vincenzo Marinese, che come riportato da Redattore Sociale, pochi mesi fa rilasciava interviste alla stampa del nord est sui tagli ai famosi 35 euro per migrante dicendo: “Sono disposto a girare al ministero dell'Interno, a costo zero, le quote societarie di Nova Facility relative al ramo che si occupa dell'accoglienza dei migranti. Che ci pensi lo Stato ad amministrare gli hub in questo modo”. C'è la cooperativa piemontese Versoprobo che meno di due mesi fa è finita dentro un caso sollevato dal giornale dei vescovi Avvenire perché si è vista tagliare le linee di credito dalla propria banca, adducendo tra le motivazioni proprio il fatto che questa opera in un “settore merceologico non gradito alla Policy” dell'istituto di credito. La Ospita srl è una società di Grosseto che lavora e ha lavorato nei centri per migranti della Tuscia, fra Toscana, Umbria e Lazio; il quinto candidato è la Cooperativa Stella, con sedi in Piemonte ed Emilia-Romagna specializzata in servizi socio-assistenziali (comunità psichiatriche, comunità per minori), servizi infermieristici a 360 gradi inclusi quelli di pulizia e ristorazione sanitaria ma che non sembra fino a oggi essersi occupata specificatamente di migranti, né nei centri di accoglienza né in quelli di espulsione. Vi è inoltre la Ccm di Salerno (Communication Centre Multilingue) che invece risulta da anni inserita nelle graduatorie finali dei progetti finanziati con fondi europei Asilo e Integrazione (Fami) 2014-2020, dove risulta essere stata considerata dal Ministero dell'Interno “ammessa ma non idonea” al finanziamento per quel tipo specifico di avviso pubblico. 

Nell'articolo si segnala inoltre come tra le candidature ci sia anche la “chiacchierata” società svizzera Ors, che per anni ha gestito i centri di accoglienza in Austria prima che Vienna decidesse di riformare il proprio sistema per farlo rientrare nell'alveo della mano pubblica e governativa. Ors ha registrato la propria filiale in Italia meno di un anno fa, il 25 luglio 2018, ed è finita al centro di un corposo dossier di Valori – testata di Fondazione finanza etica – intitolato “Rifugiati for profit”, dove si evidenziano sia gli intrecci finanziari che caratterizzano la società elvetica, con partecipazioni e interessi da parte di grossi fondi di investimento e banche londinesi oltre a fondi pensione e previdenziali statunitensi e sauditi, sia gli intrecci politici. Scrive infatti  Valori che “il 26 ottobre 2017, il Ceo Jürg Rötheli ha annunciato la nascita in seno alla società di un nuovo consiglio di esperti sul tema rifugiati incaricato di 'proporre una valutazione complessiva delle attuali e future problematiche migratorie, e di suggerire soluzioni utili all’elaborazione strategica della direzione aziendale'. Del nuovo organo fanno parte l’ex ministro svizzero della Giustizia, della Polizia e delle Migrazioni (DFGP) Ruth Metzler-Arnold (presidente), gli ex deputati elvetici Rita Fuhrer e Erwin Jutzet e l’ex vice-cancelliere austriaco, già ministro delle Finanze e degli Esteri, Michael Spindelegger”.

L'ultima candidata ammessa dalla prefettura di Milano alla gara per il Cpr di via Corelli è la Engel Italia di Salerno, una srl da 48 dipendenti e 1,6 milioni di euro di valore di produzione nel 2017, che si occupa anche di assistenza sociale e gestione di centri di accoglienza per migranti, come recita la descrizione delle proprie principali attività nel registro delle imprese, ma negli atti costitutivi della società salernitana vengono descritte attività fra le più disparate: dalle costruzioni (ristrutturazioni, interventi architettonici, difesa e sistemazione idraulica, impianti per le depurazioni) al turismo, passando dall'attività di import-export di prodotti alimentari e non, per arrivare infine alla gestione di case di riposo per anziani, case famiglie per minori, Sprar e Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo). Tra le vicende che hanno coinvolto in questi anni la Engel Italia vi sono la gestione del Cpr di Potenza e l'aspra polemica con l'ex parlamentare del Partito democratico Khalid Chaouki sulla gestione di un centro Sprar sito presso l'Hotel Engel, in via Afrodite a Paestum (Salerno). L'ex onorevole dem si recò in visita al centro il 17 dicembre 2014, per poi scrivere un'interrogazione parlamentare al ministro dell'epoca, Angelino Alfano, chiedendo spiegazioni per le condizioni della struttura denunciate dai 35 ospiti quasi tutti afgani. Scrive Chaouki nella sua interrogazione parlamentare sottoscritta da altri 43 parlamentari che “ha incontrato gli ospiti del centro, e, parlando con alcuni di loro, ha appreso che uno dei responsabili una volta avrebbe addirittura sparato in aria davanti a loro per intimorirli, tanto da preoccuparli in merito alla loro stessa sicurezza; sempre i medesimi ospiti hanno dichiarato che non riceverebbero regolarmente il pocket money a cui hanno diritto; inoltre gli ospiti stranieri hanno fatto presente a chi scrive le condizioni in cui versa il centro Sprar in cui sono stati sistemati: precarietà degli ambienti e della pulizia sarebbe purtroppo la norma, e, citando testualmente «non ci sta aiutando. Non ci dà niente, né vestiti né cibo'; inoltre gli ospiti affermano di aver già segnalato la situazione in prefettura l'11 novembre, come testimonierebbe una lettera timbrata dalla prefettura di Salerno”. L'allora ministro Alfano non ha mai risposto al deputato e in seguito alla pubblicazione sui giornali della denuncia di Khalid Chaouki i vertici di Engel Italia hanno sostenuto di averlo querelato per diffamazione. Contatto da Redattore sociale Chaouki ha dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna querela. 

Da notare l'assenza di alcune realtà che non hanno invece partecipato al bando della prefettura di Milano. Non si è presentata Gepsa, la multinazionale francese del gruppo Engie (ex Gdf Suez) che oltralpe è specializzata nella gestione delle carceri che per anni ha guidato numerosi centri di espulsione e rimpatrio in tutta Italia assieme all'associazione di Agrigento Aquarinto e che ancora oggi guida quello di corso Brunelleschi a Torino, oltre a numerosi centri di accoglienza nella penisola. Non si è presentata perché, come ha spiegato a Redattore sociale un funzionario della società ad aprile, la nuova gara indetta dalla prefettura di Milano metteva a rischio l'equilibrio gestionale della struttura di via Corelli: troppe voci economiche e di personale tagliate dal capitolato di gara per risparmiare, con la conseguenza che, per esempio, le tabelle del ministero dell'Interno mostrano come gli operatori notturni dentro a un Cpr, per una capienza di 140 persone, non possono essere più di due per tutti i sette giorni della settimana. Il direttore del centro sarà presente 24 ore a settimana, il magazziniere 12 ore, lo psicologo 16 ore, mediatore culturale 36 ore. Servizi considerati troppo bassi dai francesi per gestire un luogo dove si vivono quotidianamente tensioni. Dentro ai Cpr  e agli ex Cie, centri di identificazione ed espulsione, sono frequenti infatti i casi di cronaca che parlano di suicidi o tentati suicidi, atti di autolesionismo e rivolte all'interno. Quello di Milano fu chiuso nel 2014 proprio per questa ragione. Un incendio appiccato all'interno dai migranti reclusi ne distrusse una parte. Ora non resta che aspettare qualche giorno o settimana per sapere da corso Monforte e dalla dottoressa Rita Di Donna, responsabile unico del procedimento per conto della Prefettura milanese, a chi fra gli otto candidati andrà il nuovo centro di espulsione di Milano, comunque destinato a essere un luogo-simbolo della questione immigrazione in città. 








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