Milano

Centrodestra e riformismo: uno spirito da recuperare

di Guido Camera

Guido Camera (Pri Milano) sulle prospettive di riformismo nel centrodestra. Lunedì 19 aprile convegno online con Fontana, Cattaneo, Gelmini

Centrodestra e riformismo: uno spirito da recuperare

Il 19 aprile alle 19  si svolgerà il convegno online sulla pagina facebook di True News incentrato sulla domanda "Il centrodestra è riformista? Ipotesi per il futuro". L'evento vedrà la partecipazione di alcuni dei principali esponenti del centrodestra lombardo e nazionale, come Attilio Fontana, Raffaele Cattaneo, Maria Stella Gelmini, Carlo Fidanza, Alessandro Morelli. Conclusioni affidate a Franco De Angelis, coordinatore regionale del Pri, modera Fabio Massa. L'apertura dei lavori sarà affidata a Guido Camera del Pri Milano. Qui di seguito un suo contributo che introduce ai temi del convegno.

Cosa è riformismo oggi? La domanda sorge spontanea, mentre dalle nostre “case-prigione” assistiamo allo spettacolo di una società che, anche a causa del virus, sta vivendo un cambiamento rivoluzionario nel giro di un bit. Lavoro, vita personale, educazione, cultura, mobilità, ruolo delle nuove tecnologie: sono davvero tante, e altrettanto rivoluzionarie, le sfide della modernità che ci siamo trovati di colpo davanti. Chi, anche tra i trentenni e i quarantenni di oggi, era pronto ad accettare una messa in discussione così radicale di alcuni capisaldi della società? E’ un interrogativo che a Milano si staglia forse più netto che altrove: difficile riconoscere l’entusiasmante città di Expo in quella dei negozi chiusi, degli uffici vuoti, delle serata silenziose interrotte solo dal rumore delle bici dei riders e delle poche opportunità di lavoro. Eppure è proprio da Milano – storicamente il motore economico e politico di Italia – che deve partire una nuova epoca riformista. Attenzione, però: ragionare dogmaticamente con le categorie del passato sarebbe sbagliato. La società moderna è infatti caratterizzata dal fatto che i cambiamenti radicali sono per la maggior parte subìti dalla comunità, che se ne rende conto spesso solo a cose fatte. Si tratta di un processo talmente rapido che, come ci dimostra l’esperienza di questi anni, fa fatica a essere guidato in modo produttivo e socialmente utile. Il paradosso è che oggi non ci sono più dottrine politiche rivoluzionarie: tuttavia, la società globale sta vivendo cambiamenti rivoluzionari che partono dal proprio interno, scevri da ideologie, e si sviluppano in modo quasi irrefrenabile. Pensiamo solo al web e al suo ruolo determinante in politica, cultura, economia, commercio, comunicazione e relazioni umane.

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E allora, cosa è riformismo oggi? Io penso che sia un modo di vedere le cose, o meglio di volere il mondo, che si relaziona con i cambiamenti epocali di cui ho detto cercando di governarli con gradualità e concretezza, non pensando di poter cambiare tutto - e soprattutto non tutto insieme - ma individuando delle priorità (nel futuro imminente io le vedo quasi solo nell’economia, nel commercio, nel mondo del lavoro, nello sviluppo infrastrutturale e nella riforma della pubblica amministrazione), la cui risoluzione sia il più possibile di utilità sociale trasversale.

Chi, nel panorama politico, incarna oggi il rinnovato spirito riformista? Non lo schieramento di centrosinistra che sta delineando il duo Conte – Letta. I 5 Stelle, nati come movimento qualunquista (cioè l’opposto del riformismo), oggi stanno cercando di darsi una nuova identità più istituzionale, cavalcando l’onda della recente esperienza di governo: però non ho ancora capito quale detta identità realmente sia, e comunque mi sembra che troppe siano le diversità di vedute al loro interno. Peraltro, il cambio di leadership è, ancora una volta, calato interamente dall’alto, da una sorta di “messia” (Grillo) che blocca ogni possibile evoluzione in senso democratico della dialettica interna privilegiando strategia e tatticismo. Il Partito Democratico mi sembra invece che strizzi troppo l’occhio al populismo benpensante, investendo sugli slogan come il voto ai sedicenni e confondendo un acritico modernismo con il riformismo. Per me è sbagliato sostenere che tutto ciò che è cambiamento è positivo, cercando di intestarsene il merito ma in realtà subendone gli effetti: questo è il difetto principale che vedo nel Pd, non il correntismo, che ho sempre salutato come positiva dialettica.

Può trovare spazio il riformismo nell’attuale centrodestra? Sarebbe ipocrita negare che, nell’ultimo decennio, questa coalizione abbia un po' perso lo smalto riformista che aveva precedentemente caratterizzato la sua azione politica, sia a livello nazionale, sia locale. Dunque, la risposta alla domanda purtroppo oggi non sembrerebbe dare esito positivo. Però, e questa è la cosa buona, il centrodestra ha nei suoi geni il riformismo. Penso in particolare a Milano, dove tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo si sono tracciate le radici per la grande città metropolitana che può diventare nel futuro.

Quello spirito riformista va recuperato: uno spirito fatto di apertura e interesse per le opportunità offerte dal presente e dal futuro, ma anche di concretezza e capacità di guidare con graduale pragmatismo le dinamiche della modernizzazione, mettendo sempre al centro l’individuo più che la collettività. E’ l’approccio adottato da quella parte di centrodestra che ha scelto di essere attore protagonista della nascita del Governo Draghi, cioè una dimostrazione di maturità fondata sull’importanza di sapersi assumere le responsabilità al momento opportuno e sulla consapevolezza di dover contribuire a risolvere i problemi in modo graduale e concreto, nel contempo riuscendo a identificare nitidamente le priorità. Mi piace pensare che sia un primo importante segnale della voglia di tornare a investire su un metodo riformista che sappia guidare il cambiamento senza traumi per la società, e abbia posto le basi per continuare a farlo, a Milano e nella prossima legislatura, con un pieno mandato politico ed elettorale.








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