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Milano
"Ci aspettiamo un'ondata di licenziamenti". L'allarme di Afol
(Maurizio Del Conte)

"Ci aspettiamo un'ondata di licenziamenti". L'allarme di Afol

Non parla dei caos di Anpal, di cui è stato presidente, Maurizio Del Conte. Oggi è il presidente di Afol, l'Agenzia formazione orientamento lavoro, e rispetto alla crisi economica che già inizia a mordere ha idee molto precise: "Ci sarà un'ondata di licenziamenti. Ma non tutte le imprese andranno male. La sfida è ricollocare professionalità che saranno ricercate dalle aziende che avranno bisogno di fare recruiting". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Presidente Del Conte, ci sono già ricadute sull'occupazione a causa del Covid?
Iniziamo a dire che che c'è il blocco dei licenziamenti per legge, quindi ancora non si è visto l'effetto complessivo della crisi. Ma dall'altro lato c'è l'aumento delle ore di cassa integrazione. Questo è il pre-sintomo di una flessione dell'occupazione che sarà severa e che purtroppo colpirà la Lombardia e la nostra area ancor più che altre regioni proprio per come si è manifestato il virus.

Ci aspettiamo un'ondata di licenziamenti?
All'esaurirsi degli ammortizzatori sociali, e soprattutto della cassa integrazioni ci aspettiamo un'ondata di licenziamenti. Molto spesso dovuti alla chiusura delle aziende, peraltro. Il problema in questa crisi è che ha colpito anche e soprattuto le piccole e medie imprese. Ha colpito tutta la filiera del commercio, della vendita al dettaglio, della ristorazione, e ha colpito duramente il turismo. Sono settori non presidiati da grande imprese, ma da piccole realtà. Molte di queste non avranno la forza di riprendersi dopo questa chiusura. Semplicemente non riapriranno.

Che cosa ne pensa degli aiuti con i prestiti garantiti dallo Stato?
In termini di liquidità è un aiuto, è un elemento positivo per continuare le attività d'impresa. C'è però un dato strutturale: questi sono prestiti e i prestiti vanno rimborsati. Se non parte la produzione, ovvero se i volumi di produzione non recuperano quanto si è perso, la liquidità non è sufficiente a tenere in vita le aziende. Noi abbiamo due problemi: uno è quello della liquidità, ma l'altro più sostanziale è quello sottostante, ovvero la capacità produttiva. Ed esiste un ulteriore problema: altri Paesi non hanno chiuso la produzione e ci stanno portando via le commesse. Conquistano quote di mercato e quindi nella catena globale del valore molte transazioni commerciali finiscono all'estero, tagliando fuori i nostri distretti produttivi. Questa è la parte che mi preoccupa di più in prospettiva. Non è soltanto il periodo di lockdown a incidere sulla perdita di pil, ma in questo tempo si spostano le commesse altrove e questo influisce anche sul futuro.

Questi sono i problemi. Possibili consigli per alleviare la crisi?
Abbiamo individuato i problemi, vanno trovate anche le soluzioni. Noi anche in Afol stiamo facendo un lavoro di analisi precisa su come si sposterà l'occupazione tra i diversi settori produttivi. Sappiamo che la ripartenza sarà selettiva e che alcuni settori rimarranno al palo e altri accelereranno. Ci troveremo nella situazione paradossale di skill shortage su alcune figure. Questo lavoro sarà in parte congelato nella cassa integrazione e in parte a spasso. Il modo di mobilizzare le competenze è il modo di rimediare a questo problema.

Facciamo un esempio.
Il settore edile è veloce a cadere e lento a riprendersi. Sarà depresso: non possiamo pensare di riprendere tutti gli addetti in cassa integrazione. Dobbiamo riqualificarli e portarli verso la logistica che sarà particolarmente sollecitaai dal mercato e avrà una particolare espansione. Noi tutti ci siamo accorti di quanto sia importante disporre di una rete logistica per facilitare il settore dell'e-commerce. Gli italiani continueranno a usare l'e-commerce. Ci sarà uno sviluppo in tutta la filiera dell'e-commerce. E' solo un esempio per dire che occorre un'opera di riconversione fondamentale partendo però dalla domanda.

Parliamo della riapertura del 4 maggio. Concorda sulle 4D?
Io credo che si debba fare un'analisi molto più articolata. Per esempio quello che si è fatto fino ad oggi è un'analisi troppo grossolana con la concentrazione sui codici Ateco. I codici Ateco sono inadeguati a descrivere un mondo produttivo, dove le diverse attività si incrociano in filiere. Se devo pensare al rilancio dell'e-commerce, bisognerebbe avere un codice Ateco dell'e-commerce. E c'è dentro di tutto, dal web designer al magazziniere, al trasportatore, al rider. Ripeto: dobbiamo ragionare per filiere. Questo lo si può fare solo con un confronto serrato con il sistema produttivo. Oggi non c'è nessuno che produce tutto in casa. Sono tutti interconnessi. Ricostruire queste interconnessioni è come ricostruire la mappa del virus. Dobbiamo essere capaci di mappare le interconnessioni tra le attività produttive in modo da poter dare risposte. Le 4d sono assolutamente riduttive.

Che cosa sta facendo Afol con i comuni?
Abbiamo in mente di rafforzare il nostro servizio verso tutto il territorio migliorando da un lato la programmazione e tenendo conto di una offerta che non sia centrata solo su un territorio ma che sia in grado di intercettare i bisogni dei diversi territori e dall'altro di mettere a disposizione degli strumenti nuovi. Vogliamo offrire ai comuni un portale per l'incrocio della domanda e dell'offerta che ci consentirà di dare una visione complessiva. Poi c'è l'attività di informazione sulle normative, che sarà particolarmente importante.

Quali sono i rapporti di Afol con la Regione?
Con la Regione noi collaboriamo in modo molto fattivo. La Città Metropolitana è delegata dalla Regione e la Città Metropolitana agisce tramite Afol, sia per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi sulle politiche attive, fondi che sono messi a disposizione dalla regione, sia per aspetti più legati alla situazione di emergenza. Afol è stata anche coinvolta nel tavolo tecnico sullo smaltimento delle pratiche della cassa integrazione.

Afol è stata al centro di uno scandalo. Si è voltato pagina?
Siamo ormai definitivamente entrati in una nuova stagione di Afol, che corrisponde alla nomina del direttore generale che è entrato in funzione il primo di aprile, il dott. Di Rino. E' un cambiamento che si svilupperà secondo linee strategiche che si evolveranno integrando il dialogo tra imprese, parti sociali, il tessuto vero del territorio, e utenti. Chiaramente tutto questo con la caratteristica finora poco sfruttata da Afol di una vocazione alla formazione.

fabio.massa@affaritaliani.it

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