Milano

Cinque chef stellati ospiti del XXV Talk Resiliente

Il coronavirus ha avuto un impatto pesante sulla ristorazione e se chiudere è stato un problema, riaprire rispettando le norme sanitarie è molto complicato

Cinque chef stellati  ospiti del XXV Talk Resiliente

E’ l’Italia della grande cucina italiana che, ieri sera, è stata protagonista dell’incontro organizzato da Vento&Associati in collaborazione con Barabino&Partners. Appuntamento con  keynote speaker Enrico Dandolo, Segretario Generale Fondazione Gualtiero Marchesi e moderatore Roberto Bernabò, vicedirettore de Il Sole 24Ore. Ingredienti di un incontro gradito dalla community resilienti, con tanto di interrogativi e di spunti ai quali hanno risposta Pino Cuttaia del Ristorante La Madia (due stelle Michelin); Davide Oldani del Ristorante D'O (una stella Michelin); Alessandro Negrini del Ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia (due stelle Michelin); Mauro Uliassi dell’omonimo ristorante (tre stelle Michelin) e, last but not least, Antonia Klugmann de L'Argine a Vencò (una stella Michelin. E proprio la triestina Klugmann  dalla cucina del suo L’Argine ha raccontato  i conti che uno chef stellato è costretto a fare con un presente sconosciuto e un futuro ancora non  pervenuto: “Quando il virus ha iniziato a diffondersi non avevo gli strumenti per comprendere fino in fondo cosa avrebbe rappresentato per tutti noi. E, oggi, non son o capace di immaginare il futuro. Quello che prima era il punto di forza del ristorante, la posizione geografica, con la pandemia è diventato il primo insormontabile ostacolo. A tutti i miei dipendenti ho dovuto dire di rimanere a casa e non è stato facile.  Mi chiedo se cambieremo e come, se i nostri numeri saranno molto diversi e se saremo in grado di mantenere la nostra essenza, la nostra identità intatta”. 

Interrogativi di un futuro difficile da immaginare. Domande che agitano Oldani, 52 anni, una stella Michelin e  un ristorante pronto a ripartire: “Cosa cambierà? Dipende anche da come gli ospiti saranno disposti ad assorbire questo nuovo cambiamento". Niente pannelli in plexiglass o divisori, però: "Allontanerò i tavoli, è una decisione che avevo preso già prima della pandemia. Ogni mattina entro nel mio ristorante e la mia più grande soddisfazione è  rispondere a telefonate dove tante persone vogliono prenotare per settembre, ottobre, novembre… non è tanto la prenotazione che mi interessa o il denaro che mi garantisce il domani  dopo mesi di chiacchierate in remoto con i miei chef, ma quel resta ai miei ospiti. Ieri come domani”. Come dire: Covid non ferma le azioni e la creatività di Oldani ma neanche quella di Pino Cuttaia, chef bistellato di Licata., che  ha temporaneamente chiuso il suo ristorante La Madia e la sua bottega Uovodiseppia. E anche quella di Mauro Uliassi che gode di tre forchette del Gambero rosso e di Tre stelle Michelin, “per la ripartenza penso di fare una pasta in bianco, nome che richiama alla semplicità e che non è detto sia solo burro e parmigiano”:  “Come tutti guardo al futuro con qualche domanda. Penso, ad esempio, ai numeri del turismo che negli ultimi anni abbiamo vissuto in modo esponenziale qui nelle Marche e che quest’anno tutti gli indicatori davano ancora in grande crescita. Siamo una delle regioni più belle del mondo e tutte le Marche erano pronte a fare un grande lavoro, dai bar alle pizzerie, fino ai ristoranti gourmet. Invece…”Speriamo comunque di portare a casa una buona stagione estiva. Sicuramente non eccellente come doveva essere, ma almeno lavoriamo”. Verbo che accomuna tutti gli chef: “È stato necessario stare fermi  e questo abbiamo fatto. Ci siamo guardati  intorno per  capire, riflettere attentamente e poi agire, facendo sempre buon viso anche a cattivo gioco. Non ci siamo persi d’animo ma abbiamo trovato dentro di noi la capacità di reagire, di superare questa tempesta”. Leit motiv di una realtà pronta ad affrontare il domani.







A2A
ZX