Città metropolitana, niente accordo tra Forza Italia e Lega
Elezioni di secondo livello per la Città metropolitana: salta il banco dell'accordo tra Forza Italia e Lega. E vengono fuori malumori e mal di pancia
Città metropolitana: nessun accordo tra Lega Nord e Forza Italia e niente lista unica per l'elezione di secondo livello del consiglio metropolitano, che si svolgerà il 9 ottobre. A far saltare il banco, l'irritazione del Carroccio per l'intesa raggiunta dagli azzurri con il Pd a Brescia e Bergamo, dove i due partiti si presenteranno insieme alle elezioni provinciali di secondo livello.
Spiega Davide Boni, segretario milanese della Lega: "Niente accordo con FI, andiamo da soli. Le liste FI-Pd a Brescia e Bergamo? È naturale che un accordo su Milano doveva essere politicamente omogeneo anche nella altre province lombarde. Così non è stato. A Milano con FI abbiamo anche posizioni politiche diverse. Da segretario cittadino della Lega non dimentico che il forzista Pietro Tatarella si è detto favorevole all’utilizzo del Campo Base Expo per ospitare i profughi. L’opposizione del centrodestra al sindaco Giuseppe Sala, invece, deve essere unitaria. In ogni caso continueremo a dialogare con FI e vediamo che succede dopo la convention di Stefano Parisi».
Il coordinatore provinciale di Forza Italia Luca Squeri, come riporta il Giorno, commenta: "La Lega ha sollevate un po’ di questioni sulle elezioni in province dove l’accordo con FI non c’era. Ci hanno detto: “O l’accordo Lega-FI c’è dappertutto oppure non si fa da nessuna parte’’. Ma io, da coordinatore milanese, non posso metter becco sulle intese raggiunge a Brescia e Bergamo. Qualcun altro avrebbe voluto farlo ma evidentemente non ha voluto farlo". Allusione che è sembrata essere indirizzata al coordinatore regionale Mariastella Gelmini.
Sull'altro fronte, Pd, lista civica Sala e Sinistra per Milano hanno invece raggiunto l'intesa, attorno ai nomi di Arianna Censi, Franco D'Alfonso e Pietro Mezzi. Ancora incerta la posizione del Movimento Cinque Stelle, che potrebbe non avere consiglieri sufficienti per presentare una propria lista.