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Milano
Città Metropolitana vicina al crac finale. Ipotesi dimissioni dei consiglieri

di Fabio Massa

La città metropolitana è vicina al dissesto. E nessuno vuole rimetterci la ghirba. Quello che sta succedendo a Milano, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, è degno dei peggiori scandali del Paese. In pratica, "l'erede" della Provincia, ovvero la Città Metropolitana, non riesce ad approvare il bilancio.  E non perché ci sia stata mala gestione, o una gestione inopportuna, da un po' di anni a questa parte, ma semplicemente perché non è matematicamente possibile fare fronte alle richieste (esose) dello Stato centrale. In pratica, stando a quanto risulta ad Affari, i conti avrebbero anche un leggero attivo che consentirebbe di chiudere il bilancio in ordine. Ma lo Stato, pur di non tagliare i trasferimenti, pretende una restituzione pari a 165 milioni di euro su un attivo totale di 390 milioni. In pratica, il 40 per cento del "fatturato" (per tradurla con termini aziendali), va dato allo Stato. In questo modo le leve che la Città Metropolitana può usare sono solo quelle relative al taglio dei costi. Insomma, se si vogliono far quadrare i conti si possono smettere le manutenzioni sulle scuole, o il riscaldamento delle scuole stesse. Oppure possono essere ulteriormente ridotte le asfaltature delle provinciali. Un disastro. Un disastro che ha un responsabile preciso, ovvero lo Stato, ma tante conseguenze a livello locale. La prima è che il countdown sta scorrendo in modo inesorabile, e se il Dl Enti Locali, in discussione la prossima settimana, non prevederà correttivi seri, la Città Metropolitana di Milano (e c'è chi vocifera anche il Comune di Milano, a seguire), non potrà chiudere il bilancio. Ma non è finita. Secondo una legge, i consiglieri in carica in un ente che dichiara dissesto finanziario non possono ricandidarsi né essere eletti per i successivi tre anni. Quindi, tutti i componenti del consiglio e della giunta metropolitana sarebbero di fatto - se presenti al momento del crac - ritenuti tutti responsabili e avrebbero da scontare anni tre di penalità (politicamente parlando). In pratica, equivale ad azzoppare buona parte della classe politica metropolitana. Ecco perché c'è chi inizia a pensare che in Città Metropolitana si potrebbero verificare dimissioni di massa, e poi comunque il commissariamento. L'unico a non poter "scappare"? Non è chiaro, ad oggi, se sarà così, ma pare proprio che il sindaco Beppe Sala, essendo un membro di diritto e non un "eletto" di secondo livello, dovrebbe rimanere al suo posto e non potrebbe rimettere il mandato. Ovviamente non sono chiare le possibili conseguenze normative. Ma, dettagli a parte, comunque vada sarà un insuccesso. 

fabio.massa@affaritaliani.it

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