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Dieci grandi sindaci che vorremmo per Milano

di MILANO CITTA' STATO

di Andrea Zoppolato
Siamo in piena campagna elettorale. Gli aspiranti sindaco si sfidano con la loro storia e le loro promesse per una città che aspira da sempre all’eccellenza. Per stimolare gli elettori a pretendere da loro il massimo, proponiamo una lista in ordine sparso di 10 sindaci che hanno fatto grandi cose per la loro città e, molti di loro, sono stati premiati come migliori sindaci al mondo dalla City Mayors Foundation. Un premio in cui speriamo vedere comparire anche il nostro prossimo sindaco.

10 GRANDI SINDACI CHE VORREMMO A MILANO
Dal 2004 la City Mayors Foundation premia ogni due anni i migliori sindaci del mondo. La scelta si basa sulla loro capacità di apportare sensibili miglioramenti alla vita delle persone delle città che amministrano. In particolare si premia il sindaco per la capacità di visione, di gestione, di integrità, di leadership, di attenzione allo sviluppo economico e sociale, di tutela dell’ambiente. Ecco alcuni sindaci che si sono messi particolarmente in luce in questa e in altre classifiche internazionali.

#1. Aziz Kocaoğlu, sindaco di Izmir (Turchia): per la gestione economica e la partecipazione dei cittadini
Il sindaco di Izmir si è distinto per le capacità gestionali, riducendo gran parte dei debiti della città e conseguendo un alto rating dalle Agenzie Internazionali. Con la sua gestione Izmir è diventata la città meno indebitata nel paese. Il sindaco ha anche privilegiato investimenti a lungo termine rispetto a soluzioni temporanee e ha coinvolto i cittadini sui principali processi decisionali della sua amministrazione.

#2. Naheed Nenshi, sindaco di Calgary (Canada): per la capacità di comunicazione e di progettazione urbana della città
E’ il vincitore del World Mayor Prize 2014. Ha fatto arrivare a Calgary gli urbanisti più visionari del Nord America per modellare la sua città. Dalla sua entrata in carica, nel 2010, è diventato il sindaco più ammirato del Canada, diventando un esempio di capacità decisionale, inclusività e orientamento al lungo termine. Ha saputo fronteggiare delle emergenze con grande lungimiranza, trovando soluzioni migliorative per il lungo termine, senza limitarsi a fronteggiare il problema. E’ stato anche ideatore della “Purple Revolution” con cui ha preso il potere nel 2010 che ha ispirato in parte la rivoluzione arancione delle nostre città nel 2011: partendo da sondaggi iniziali che lo davano solo all’8% ha saputo realizzare una campagna radicalmente innovativa, usando soprattutto i social media, arrivando così alla maggioranza assoluta. 3 anni dopo è stato rieletto con circa il 75% dei consensi.

#3. Termont, sindaco di Gent: per la capacità di mettere gli interessi della città al di sopra di quelli suoi personali
E’ un simbolo di dedizione totale alla sua città. Serve la città di Gent, in Belgio, dal 1977. Nel 2007 è stato eletto sindaco e cinque anni dopo è stato confermato per un secondo mandato che scadrà nel 2017. Durante la sua carriera gli è stato chiesto più volte di avere un ruolo nel governo del paese, ma lui ha rifiutato dicendo che voleva focalizzarsi nel servire Gent e i suoi abitanti. Malgrado un’attività politica di così lunga data, rimane molto amato dai suoi cittadini, anche grazie alla capacità di porsi e raggiungere degli ambiziosi obiettivi ambientali, sociali ed economici. E’ fautore di una continua cooperazione tra cittadini, imprese ed istituzioni della città ed è celebre per la sua disponibilità estrema verso i cittadini che possono contattarlo direttamente. E’ poi un bravissimo negoziatore con il governo del paese per ottenere il meglio per la propria città. Il suo motto è di dire sempre ciò che pensa a chiunque, “ma col massimo rispetto”. Altra sua caratteristica molta apprezzata è quella di trattare gli abitanti di Gent, belgi o stranieri, allo stesso modo, pretendendo da ognuno il massimo impegno per il bene della città. Ha dato grande impulso a nuovi business, incentivando la nascita e la crescita di imprese innovative, anche grazie alla realizzazione di un parco tecnologico di portata internazionale e al sostegno di uno dei poli universitari di eccellenza mondiale.

#4. Annise Parker, sindaco di Houston: per la capacità di essere una autentica liberale contro ogni discriminazione di idee o di stile di vita
E’ sindaco della quarta città degli Stati Uniti dal 2010. E ha vinto le elezioni nelle tre tornate successive, che hanno luogo ogni due anni. E’ la prima donna pubblicamente omosessuale a governare una grande città americana. Membro del partito democratico promuove una gestione non partitica della città che, secondo lei, deve essere aperta al governo di tutti, indipendentemente dalle loro idee politiche. Dopo aver lavorato nell’industria si è dedicata alla politica, emergendo per la capacità di migliorare le finanze della città senza ridurre gli investimenti pubblici. E’ riuscita a rendere Houston una città più vivibile, aumentando il numero di parchi e di spazi verdi. Nel 2014 ha introdotto una normativa che rende illegale a Houston ogni forma di discriminazione.

#5. Tri Rismaharini, sindaco di Surabaya (Indonesia): per la capacità di migliorare la sua città prendendo ciò che di meglio c’è al mondo
Primo sindaco donna della sua città, è una grande innovatrice e appena entrata in carica ha messo come sua priorità il miglioramento degli spazi pubblici, rendendo la città più pulita e più attraente anche attraverso la riqualificazione di aree inutilizzate. In 4 anni ha aumentato in misura significativa il numero di parchi della città e un quinto degli spazi cittadini non utilizzati sono stati convertiti in aree verdi. Ha reso gratuiti alcuni servizi di assistenza medica e di istruzione per le fasce più povere, impiegando il 35% del budget comunale per l’istruzione (il livello più alto in Indonesia). Ha replicato in città molte iniziative sperimentate con successo in altre città del mondo: questo grazie ai suoi frequenti viaggi che compie per studiare idee da importare a Surabaya. Nel 2013 la sua città è stata nominata come quella con la maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni amministrative in tutto l’estremo Oriente.

#6. Boris Johnson, ex sindaco di Londra: per l’open mind e la politica verde
Sindaco di Londra per due mandati, dal 2008 al 2016, ha dovuto di recente cedere la sua carica a Sadiq Khan, primo sindaco musulmano della storia di Londra. Anche se negli ultimi tempi sta facendo molto parlare di sé per la foga antieuropeista, quando era sindaco pur essendo un tory (conservatore) si è fatto molto apprezzare da tutti i londinesi, anche a quelli del partito avversario, specie per le sue ampie vedute in ogni settore. Tra le sue iniziative c’è la reintroduzione del latino nelle scuole pubbliche della città. La motivazione è che la conoscenza del latino è fondamentale per poter eccellere nelle attività logiche e bisogna evitare che la sua conoscenza sia riservata soltanto a chi può permettersi un’educazione privata. Centrale nella sua azione è la “Politica verde” del traffico, promossa con l’installazione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e con la realizzazione di autostrade cittadine per le biciclette. In occasione delle Olimpiadi del 2012 ha inaugurato una flotta di taxi a idrogeno. 

#7. Klaus Wowereit, ex sindaco di Berlino: per la capacità di trasformare radicalmente una città
Quando nel dicembre 2014 ha abbandonato la politica, per molti berlinesi è stato un trauma simile a quello dei sovietici alla morte di Stalin. Per capire la sua portata, basta vedere cosa era Berlino alla sua ascesa a Burgermeister e cosa è diventata oggi. Quando ha preso il potere, nel 2001, Berlino era in crisi totale. Era la città più indebitata e assistita della Germania, luogo da cui i migliori talenti fuggivano e dove non si vedeva lo straccio di un’azienda. Era una città “arm ber sexy”, povera ma sexy, come la chiamò lui stesso, puntando così a evidenziare i suoi fattori di forza, con un’impressionante capacità di valorizzazione a livello della comunicazione. La città povera divenne così la città più a buon mercato d’Europa, con gli affitti bassi e uno stile di vita a prezzi ridicoli, capace così di attirare prima artisti e creativi e successivamente aspiranti imprenditori. La città che Wowereit, detto Wowi, ha lasciato nel 2014 era ormai diventata una capitale d’Europa dellestartup, città non più povera ma sexy più che mai, polo di attrazione per giovani di tutto il mondo.

#8. Marcelo Ebrard, ex sindaco di Città del Messico: per la capacità di rendere più pulita l’aria della città più inquinata del mondo
Nel 2010 è stato nominato il miglior sindaco del mondo. Caratterizzato da un riformismo liberale e pragmatico si è battuto per accelerare il progresso nella sua città dei diritti civili e delle politiche ambientali. Appena eletto ha presentato il “Plan Verde” un programma di 15 anni per ridurre le emissioni di inquinanti e fare diventare Città del Messico una capitale della sostenibilità. 20 anni fa era la città più inquinata del mondo, oggi risulta non più all’interno delle classifiche delle città con la peggiore qualità dell’aria.

#9. Helen Zille, ex sindaco di Città del Capo: per la capacità di rendere vivibile ed equa una grande città
In soli tre anni di governo di Città del Capo ha avuto un impatto paragonabile solo a quello di Nelson Mandela, specie per la capacità di promuovere lo sviluppo dei diritti civili in tutte le fasce della popolazione. Con lei Città del Capo è diventata una capitale internazionale del turismo anche grazie ai lavori di ammodernamento per i campionati mondiali di calcio del 2010. E’ diventata celebre nel suo paese per la capacità di fronteggiare il problema della droga, assai diffuso in città, con la creazione di centri di riabilitazione e di incontro con le varie comunità. Ha rivoluzionato le forze dell’ordine per ridurre la corruzione dilagante e ha incentivato la realizzazione di alloggi per la povera gente e fatto progredire le condizioni delle case esistenti, che spesso erano prive di acqua, elettricità e sanitari. Il risultato è che Città del Capo è diventato un posto più sicuro dove vivere e da visitare.

#10. Ignaki Azkuna, ex sindaco di Bilbao: per la capacità di creare ricchezza con l’arte
Per il Paese che è più incapace di trasformare la cultura in una fonte di guadagno, il miglior esempio proviene dalla città di Bilbao Azkuna ha vinto il World Mayor Prize nel 2012. Questo per la trasformazione di una città in declino industriale a un centro internazionale del turismo e delle arti che è dovuta a due eventi fondamentali: l’apertura del Guggenheim nel 1997 e l’elezione di Azkuna due anni più tardi. Il caso di Bilbao è unico al mondo. Quando negli anni novanta si è deciso di spendere la cifra di 230 milioni di dollari di denaro pubblico per la costruzione di un museo di arte moderna, ci furono molte critiche. Ma quello che è successo dopo ha silenziato ogni contestazione: i visitatori annuali di Bilbao sono cresciuti dai meno di 100.000 prima dell’apertura del museo agli oltre 700mila del 2011. Si stima che il Guggenheim abbia contribuito per 3,1 miliardi di dollari al PIL delle province basche. Dalla sua elezione Azkuna si è battuto per sfruttare l’effetto del museo per far diventare Bilbao una capitale mondiale dell’arte e trasformando il museo in un’icona riconoscibile in tutto il mondo. Grazie a lui, a differenza della maggioranza delle città spagnole, Bilbao è una città a debito zero, visto che lo ha progressivamente ridotto fino ad estinguerlo nel 2011. Azkuna è morto nel 2014  ma ci sembra meritevole da ricordare e da prendere d’esempio per la nostra città che dovrebbe trasformare in ricchezza il suo immenso patrimonio culturale.