Civati: "Lombardia? No primarie". Dove sono finiti gli orlandiani? Inside
Giulio Cavalli, responsabile di Possibile in Lombardia, è chiaro: "Gori? Non parteciperemo a nessuna primaria, né direttamente né indirettamente"
di Fabio Massa
"Noi non parteciperemo a nessuna primaria, né direttamente né indirettamente. Sicilia e Lombardia, le due regioni più importanti che vanno al voto, crediamo debbano essere collegate al quadro nazionale, che speriamo si chiarisca al più presto". Parole di Giulio Cavalli, responsabile di Possibile in Lombardia, ad Affaritaliani.it Milano. Come dire: nessun accordo, nessun ondeggiamento. Tra Giorgio Gori e Pippo Civati i rapporti sono storicamente ottimi. E con alcuni esponenti come Enrico Brambilla, della sinistra del Partito Democratico (al punto che qualcuno lo dava in partenza dopo il congresso alla volta di Mdp), c'è la massima condivisione di alcuni temi come la posizione sul no al referendum per l'autonomia. E, ancora, un feeling sicuramente maggiore tra Possibile e la sinistra Pd piuttosto con tra Possibile e la sinistra radicale. Detto questo, la dichiarazione di Cavalli è chiara: niente Gori per Possibile. Niente primarie. Niente accordi. E fine delle trasmissioni.
E' una delle tante fibrillazioni in seno alla politica milanese e lombarda. Chiamatela micro-fisica e micro-chimica del potere. Ma c'è, esiste. Conta nelle decisioni, anche se i movimenti sono più che altro vibrazioni. Per esempio, a sinistra, a Milano, che fine hanno fatto i "cuperliani" poi diventati "orlandiani"? Una buona fetta se ne sono andati in Mdp, da Onorio Rosati a Matteo Mangili. E quelli che sono rimasti, dopo la scoppola delle primarie e del congresso? Per ora, silenti. Anche se secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano provano a riorganizzarsi intorno all'associazione DEMS (Democrazia, Europa, Società), fondata da Andrea Orlando con l'obiettivo di "riportare al Pd delle origini". A Dems, su Milano, pare che abbiano aderito buona parte degli ex Civatiani, e altri ci stiano pensando. Complicato il dialogo con la subcomponente del Pd Sinistra Dem, di Barbara Pollastrini e dei sindaci Simone Negri e Ugo Vecchiarelli.
Via libera invece da Milano Riformista, il gruppo del presidente del consiglio Lamberto Bertolé e Paolo Zinna: ovviamente entrano tutti, a livello personale e di gruppo, in Dems. In forse gli amici di Cesare Damiano, tra i quali spiccano Costanzo Ariazzi e Stefano Bassi, ex capogruppo di zona 6. In generale, si sta vivendo uno strano immobilismo nella sinistra interna al Pd di Milano. Una fetta non irrilevante se si pensa - come scrisse ai tempi il Corriere - che la maggior parte dei consiglieri, a ridosso delle primarie, non erano renziani ma orlandiani. Una parte di quel gruppo è uscita, come si è detto, e ha costituito Insieme - Campo Progressista. Ma gli altri paiono silenti, in attesa. Probabilmente delle elezioni siciliane, che sanciranno una nuova fase di turbolenza dopo la possibile scoppola che prenderà l'alleanza Renzi-Alfano. In attesa che anche in Lombardia scoppi il caso delle liste centriste a sostegno di Gori...