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Milano
Clinica Santa Rita: medici non volevano uccidere pazienti

Pier Paolo Brega Massone e Fabio Presicci, rispettivamente ex capo e vice dell'equipe di chirurgia toracica della clinica Santa Rita (che poi ha cambiato nome e gestione) non volevano uccidere i loro pazienti.

Lo scrivono i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano nella sentenza con cui hanno 'cancellato' l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, che aveva retto nei precedenti gradi di giudizio, riqualificandola in omicidio preterintenzionale ed escludendo l'aggravante della 'finalita' di lucro'.

Al centro del processo c'era il decesso di quattro pazienti per interventi inutili o dannosi, finalizzati, secondo l'accusa, a ottenere piu' rimborsi dal sistema sanitario nazionale e a compiacere una logica del profitto perseguita dalla clinica.

"Nessuna prova tra quelle raccolte - si legge nel documento - consistite in pareri medico - scientifici, (pochissime) voci processuali di congiunti, dichiarazioni degli imputati (difesisi, a tratti con rabbia, con veemenza, con il furore di chi reputa di essere un capro espiatorio ma soprattutto con argomenti tecnici e scientifici, chiamando a riscontro la letteratura specialistica), esiti di intercettazioni telefoniche - ebbene nessuna delle prove disponibili supporta l'ardita tesi di morti volontarie per i signori Schiavo, Scocchetti, Vailati e Dalto, ovvero del loro decesso accettato e messo in conto come tale".

"Nessuna prova - concludono lapidari i giudici - tra quelle portate dall'accusa e' riuscita a dimostrare con il necessario rigore processuale il dolo eventuale per la palese insussistenza, in ciascuno dei quattro casi clinici riesaminati, di una disponibilita' interiore degli imputati, assimilabile a un atteggiamento psicologico volontaristico , ad accettare l'evento negativo, poi verificatosi"

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