Milano
Come si costruisce un primato internazionale. L'esempio della lirica a Milano
C’è una gara aperta tra le città del mondo per vincere il confronto su diverse cose. Milano ha il primato dell'opera lirica. Ecco perché
Di Ugo Poletti
C’è una gara aperta tra le città importanti del mondo per vincere il confronto su diverse cose: bellezza, qualità della vita, opportunità di carriera, etc. Per questa competizione amichevole le città lavorano sulla loro immagine esterna, creano un brand internazionale, come “City of London” oppure “I love NY”. Anche il Comune di Milano sta facendo qualcosa di simile. Per esempio, ha creato un Comitato Brand Milano per “l’identità e la reputazione di Milano”. Il brand di una città è legato non solo ai monumenti, ma anche ai suoi primati riconosciuti a livello internazionale. Milano ne ha diversi: il design, la moda e l’opera lirica. Parliamo di quest’ultimo per scoprire come si costruisce un primato rispetto ad altre città del mondo.
Innanzitutto, la lirica a Milano è il Teatro alla Scala e l’inaugurazione della stagione il giorno di Sant’Ambrogio è un evento che non ha pari nel mondo. Infatti, la Prima della Scala non solo è l’evento mondano più importante d’Italia (non c’è nulla di paragonabile a Roma o a Napoli), ma è anche un appuntamento unico a livello internazionale. Non esiste in altri Paesi una data ricorrente in calendario che unisca insieme una grande manifestazione musicale, un’istituzione prestigiosa e un ritrovo di alta società e Capi di Stato stranieri. Forse l’avvenimento che si avvicina di più è il concerto di Capodanno a Vienna; ma non è la stessa cosa. Niente del genere a Parigi o Londra. Neppure al Bolscioi di Mosca esiste una prima della lirica o del balletto a cui vada la crème della società russa. Sembrerà un po’ snob, ma la Prima della Scala è l’evento che l’Italia può opporre al Festival del cinema di Cannes o la notte degli Oscar a Los Angeles.
Grazie a tutto questo Milano è ancora la capitale mondiale della lirica, nonostante ci siano eccellenti teatri lirici in altre città. Come ci siamo riusciti? Qual è la ricetta? Non basta avere uno dei più antichi teatri lirici del mondo (a proposito, grazie Maria Teresa d’Austria per questo bel regalo a Milano; che peccato che abbiamo dedicato all’Imperatrice asburgica solo una minuscola via del centro storico). Ci sono altri ingredienti: per esempio la Scala è stato il palcoscenico dei successi di musicisti come Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Abbiamo ereditato un’istituzione ha fatto la storia della musica. Ma la fortuna di quei grandi maestri non ci sarebbe stata se a quel tempo a Milano non ci fosse stata anche un’industria editoriale che ha finanziato il loro lavoro e pubblicato le loro opere.
Quindi, abbiamo un teatro, una tradizione consolidata e un’industria a supporto. Ma non basta; manca un altro elemento. Quello che rende unica la Scala è il suo pubblico di melomani, il più appassionato ed esigente del mondo. Solo la Scala ha degli spettatori che si permettono di fischiare se giudicano che un’esecuzione o una scenografia non sono all’altezza. E’ il test più difficile per tutti i cantanti e registi del mondo. Questa base sociale sostiene il prestigio del teatro e la qualità artistica delle produzioni. Senza questo pubblico la Prima non sarebbe tale. Solo grazie a tutti questi elementi si ottiene un evento mondiale, con la passerella di VIP e lo sfoggio di mondanità. Riassumendo, un primato internazionale è il frutto di diversi fattori: un’istituzione rappresentativa, una competenza tecnica diffusa, una filiera industriale, una base sociale e un grande evento ricorrente. Succede lo stesso per il Salone del Mobile.
Però, dobbiamo fare ancora un po’ di strada per diventare una vera capitale della musica, perché la musica non è solo l’Opera. Per esempio, cosa offre la città ai talenti musicali? Ci sono molti giovani musicisti stranieri che vengono a Milano attratti dalla fama della città. Alcuni suonano nelle diverse orchestre milanesi: la sinfonica della Scala, l’orchestra Verdi dell’Auditorium Mahler e quella dei Pomeriggi Musicali. Abbiamo anche un ottimo conservatorio. Eppure, se un musicista vuole progredire come solista o diventare direttore d’orchestra, deve andare a perfezionarsi all’estero. Non abbiamo scuole per l’alta formazione musicale. Se le avessimo, la città potrebbe offrire maggiori opportunità a musicisti che vogliono affermarsi. E la città potrebbe lanciare i nuovi Verdi, Puccini, etc.
Inoltre, potenziare il ruolo della musica a Milano non è un favore fatto solo al mondo artistico, ma anche ad altri settori. La musica si inserisce bene nell’offerta culturale della città e si combina con gli altri settori tipici di Milano: il cibo e la moda. Diventare la città ideale per i musicisti sarebbe una risorsa anche per l’industria della comunicazione dell’organizzazione di eventi. Ma oggi la città, non è ancora quella dove un artista in crescita può dare una svolta alla sua carriera. Occorre un’alta scuola di perfezionamento musicale, come le scuole di design di cui Milano si è già dotata. Sennò che razza di capitale dei talenti possiamo essere?
@UgoPoletti