Milano
Commenti sessisti e molestie sulle colleghe. E' bufera nelle agenzie milanesi
La "chat degli Ottanta" dell'agenzia We Are Social con commenti sessisti e misogini su tutte le colleghe, il foglio Excel sui fondoschiena, le testimonianze
Commenti sessisti e molestie sulle donne. E' bufera nelle agenzie milanesi
Bufera nelle agenzie milanesi dopo le dichiarazioni del noto esponente del mondo pubblicitario Massimo Guastini. Che, in un'intervista via Messenger a Monica Rossi (pseudonimo di un creator famoso nel settore), ha accusato un celebre direttore creativo di un'azienda pubblicitaria, Pasquale Diaferia, di aver molestato alcune dipendenti e colleghe. Per poi rivelare l'esistenza di una aberrante "chat degli Ottanta" di cui facevano parte molti dipendenti uomini dell'agenzia milanese We Are Social, in cui in tempo reale si commentava quotidianamente la "scopabilità" di ogni collega e dipendente donna. L'intervista a Guastini ha scoperchiato il vaso di Pandora ed ora, sempre sui social, si moltiplicano testimonianze e denunce.
La "chat degli Ottanta" di We Are Social
Nell'intervista, Guastini aveva raccontato di un'agenzia - lui non cita per nome ma che poi si scopre essere appunto We Are Social - e di una chat interna che risale a pochi anni fa: “Potrei parlarti di una famosa chat – spiega Guastini – in cui diversi uomini catalogavano e davano i voti chi al culo, chi alle tette, chi alle gambe di queste giovani stagiste che potevano essere le loro figlie. Agenzia di pubblicità molto famosa, molto potente, molto importante. Una sera a cena con due colleghi che sono divenuti anche amici, le due ragazze scoprono di una chat tra maschi e chiedono di cosa parlino. Uno dei due ragazzi mostra loro la chat. Comprende almeno 80 uomini. Quasi tutti quelli che lavorano nell’agenzia, dagli stagisti ai capi reparti. Manca solo il grande capo. Restano agghiacciate. Decine e decine di messaggi ogni giorno. Un solo argomento: quanto sono scopabili, fighe, ribaltabili o cesse le colleghe. Una chat che si svolge in ambiente di lavoro, durante l’orario di ufficio, con una sfilza infinita di messaggi espliciti, degradanti e umilianti".
Il foglio Excel con i più bei fondoschiena
Si va da un capo Team che parlando di una sua sottoposta (con il suo nome e cognome) scrive: “glielo infilerei così tanto nel c... da farle uscire le p... dalla gola” a un nuovo arrivato nel Team, nemmeno da due settimane, che parla così di una collega: “è talmente cessa e grassa che le infilerei un sacchetto in testa e me la sc... comunque, di prepotenza.” Il tutto in una chat, vale la pena ricordarlo, lavorativa in cui i membri più attivi sono i capi dei vari Team di lavoro. Arrivano a scoprire anche l’esistenza di foglio Excel che non contiene numeri e voti ma i nomi delle proprietarie dei più bei culi femminili in azienda”.
We Are social, l'ex dipendente conferma: "Vedette avvisavano dell'arrivo delle colleghe fregne"
Le parole di Guastini hanno trovato conferma nel racconto di Mario Leopoldo Scrima, che ha lavorato a We Are Social dal 2017 al 2021: "Se saliva una collega "fregna" al primo piano tutti lo sapevano in anticipo. Lo sapevamo perché c'era la sentinella di turno che avvisava letteralmente del passaggio indicandone l'outfit condito di commenti sessisti. Venivano usati acronimi per indicare le colleghe e ne ricordo diversi. Si perdevano 10 minuti buoni ogni volta. Tempo sottratto al lavoro ovviamente". Poi c'erano le sfide: "Si lanciava lo scontro diretto e si esprimevano giudizi e pareri su chi doveva passare il turno. Chi ha le tet*** più grosse? Chi il cu*** più tondo? Chi deve essere sco*** a forza ma con un sacchetto in testa perché cessa?"
Ed ancora: "Durante le riunioni, le colleghe non sapevano che prima o addirittura durante noi intanto chattavamo in tempo reale commentando la loro voce odiosa, il loro cu*** grosso, le loro tet*** acerbe o cose così. E quando i meeting finivano, non sanno che molto spesso i maschi rimanevano qualche minuto in più per "approfondire" i discorsi iniziati in quella famosa chat. Quindi la cosa di cui dovevano temere le mie ex colleghe era semplicemente quella di esistere".
La replica di We Are Social: "Condanniamo, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati"
In una nota, l'agenzia replica così alle accuse: "In relazione alle notizie apparse a mezzo stampa - relative a fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016-2017 - We Are Social condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. We Are Social è da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto”.
Tania su IG: "Ho subito molestie in un'agenzia in cui ho lavorato"
La testimonianza ha spinto molte altre ragazze a denunciare episodi di molestie e squallidi commenti sessisti .Tania, un'utente di Ig, posta una foto con le oscene parole ricevute da un collega. E aggiunge in didascalia: "Estirpare questo virus porterà benefici a chiunque. Fatta eccezione per i molestatori che invece vogliono proteggere questo habitat in cui tutto, a loro, è concesso. Cosa stiamo aspettando? La prossima mano al collo? La prossima chat in cui valutare chi è la più scopabile dell’agenzia? La prossima mano sul culo o tra le gambe? La prossima molestia che “è solo una battuta”? Non si tratta di uscirne puliti, ma migliori".
Un'altra ex dipendente del settore ricorda: "Mi davano della scimmia incompetente, mi dicevano che se avessi sbagliato non avrei più lavorato. E si vantavano su chi scop*** di più".
Agenzie pubblicitarie e sessismo, l'attacco frontale a Diaferia
Nella sua intervista via Messenger, Guastini attacca quindi frontalmente anche Pasquale Diaferia, notissimo pubblicitario italiano, autore del claim "Toglietemi tutto ma non il mio Breil", tra gli altri, definendolo "un molestatore e abusatore seriale di giovani e meno giovani colleghe pubblicitarie o tirocinanti". Accuse decisamente gravi e da provare, alle quali Diaferia per ora ha risposto con un post sui social in cui definisce Guastini "babbeo" e "iettatore", accusandolo di diffamarlo.