Milano
Confesercenti: 2007-2017, bene la Lombardia. Crescono ristoranti e turismo
IMPRESE-LAVORO.COM - Milano – Confesercenti, attraverso il suo ufficio studi, presenta una radiografia degli ultimi 10 anni nel commercio, che mette in evidenza i tanti aspetti problematici. “Bene ristorazione e turismo in Lombardia – dice il presidente Confesercenti di Milano, Andrea Painini – in sofferenza il commercio al dettaglio. La dimostrazione che occorre lavorare sulla qualità e l’accoglienza delle nostre città, nei centri strici ma anche nei quartieri e nelle cittadine della cintura”. Sul versante delle imprese, sono state quelle attive nel commercio di tessili, abbigliamento e calzature a pagare lo scotto più alto: dal 2007 se ne contano circa 40mila in meno. Giù anche i negozi di ferramenta e materiali per costruzioni (-9.834) e giornali (-3.926), mentre, tra i dati positivi, si segnala l’aumento del numero di tabaccherie (+4.749) e dei negozi di informatica e telecomunicazioni (+2.216) e, soprattutto, delle attività commerciali fuori dai mercati e dai negozi: le imprese di commercio porta a porta, online, e vending machine sono oltre 18mila in più, con una crescita di oltre l’82,5%. A scendere invece, nonostante la crescita degli ultimi anni, anche il numero di ambulanti (-17.587). A dare un colpo al commercio, oltre la recessione, è stato anche il regime di deregulation dei giorni e degli orari di apertura introdotto a partire da gennaio 2012 dal Governo Monti. Una liberalizzazione insostenibile per i piccoli, e che ha favorito solo la grande distribuzione, la cui quota di mercato nel periodo è passata dal 57,7 al 60,2%. Sul fronte dei pubblici esercizi e del turismo, invece, si assiste ad una forte crescita di quasi tutte le tipologie. Dal 2007 ad oggi aumentano i ristoranti sia le imprese di ristorazione (+55mila, per un incremento del +16,8%) che gli hotel e le altre attività ricettive (+7.139 imprese, con una variazione positiva del +14,9%). Particolarmente rilevante la crescita di b&b e affittacamere: solo negli ultimi cinque anni hanno registrato un incremento del 56%, e si prevede che, da qui al 2021, il numero sia destinato a salire ancora del 23%. Una piccola rivoluzione con il proliferare di imprenditori in questo comparto. l dettaglio in sede fissa, a fronte di una diminuzione percentuale media del 15% (108mila imprese), fa registrare variazioni negative diffuse a tutte le regioni e tutte a due cifre. Tra il 2007 e il 2017 le variazioni negative assolute più significative si sono avute per: la Sicilia, oltre 15 mila imprese in meno, la Campania con 13 mila imprese mancanti, la Lombardia, -10.685, il Lazio -8.900 e il Piemonte -8.474. In termini percentuali le cinque regioni che registrano performance peggiori sono la Valle d’Aosta (-21%), la Sicilia (-20.8%), il Piemonte (-18.6%), la Sardegna (-17,7%) e il Friuli Venezia Giulia (-17.5%); - il totale del dettaglio non in sede fissa registra una stasi, frutto, però, di una diminuzione dell’8% circa per gli ambulanti (poco più di 18mila imprese) e di un aumento dei oltre l’80% del commercio al di fuori di banchi e negozi (circa 18mila imprese in più). Per quanto riguarda il commercio ambulante e di altro tipo le variazioni assolute negative nelle imprese registrate sono state più consistenti per il Piemonte (-4.659), la Sicilia (-1.616), l’Emilia Romagna (-1.444) e la Puglia (-975). In termini percentuali le variazioni negative più significative si registrano in Valle d’Aosta (-28%), Piemonte (-21%), Basilicata (-19%), Molise (-14%) e Trentino Alto Adige (-13%); In questo comparto del commercio, però, a differenza di quello in sede fissa per alcune regioni si è registrata una crescita del tessuto imprenditoriale: Campania, Calabria, Umbria, Lombardia e Lazio. Nel settore della ricettività (nelle varie tipologie) si registra un incremento medio del 15% circa, ma in alcune regioni si rileva un vero e proprio exploit, con tassi di crescita superiori al 20% e molto elevati per alcune regioni: Calabria 20,2, Lombardia 23, Sardegna 30,5, Basilicata 40,5, Lazio 45,5, Sicilia 47,7, Puglia 76,9%. Dinamici i pubblici esercizi e la ristorazione, con variazioni percentuali molto elevate, tutte positive e diffuse su tutto il territorio, con un dato medio del 16,8%. Cinque regioni si collocano intorno al 20% di aumento del numero di esercizi: Lombardia, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia. Ricettività e ristorazione passano dal rappresentare il 28% al 34%: 63mila esercizi in più in dieci anni.