Milano

Confimi Industria: serve governo competente, in grado di sostenere le Pmi

Secondo il presidente Confimi Industria, Paolo Agnelli, è nei momenti delicati che "devono uscire le persone capaci"

Confimi Industria: serve governo competente, in grado di sostenere le Pmi

(IMPRESE-LAVORO.COM) Milano - “La partita è troppo importante per affidarla a mani inesperte”, confessa Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, una realtà associativa che rappresenta 40 mila imprese con 495 mila dipendenti per un fatturato aggregato di quasi 80 miliardi di euro. Presente sul territorio nazionale (con propaggini anche in Europa) ha un forte radicamento anche in Lombardia. Agnelli ha accettato di parlare dei temi d’attualità e parte dalla crisi che attanaglia il paese. “La situazione è delicata, sia dal punto di vista sanitario che per il quadro economico ed è in queste occasioni che devono uscire le persone capaci. Vanno scelti i giocatori migliori per questa partita, senza essere irrispettosi con chi si occupa dell’ordinaria amministrazione. Sarebbe l’occasione di inserire persone con buoni rapporti con l’Europa, perché, piaccia o no, è quello il terreno sul quale dobbiamo giocare. Persone in grado di affrontare i problemi del paese e in particolare delle Pmi, la spina dorsale dell’economia dell’Italia: 4 milioni e 850mila realtà. Vanno aiutate e non strozzate con un sistema del credito del tutto inadeguato. Vanno usati gli strumenti giusti”, chiarisce il presidente di Confimi Industria. Il tema prioritario per il mondo dell’impresa è rappresentato dal Recovery fund: oltre 200 miliardi dall’Europa per raddrizzare il paese. “Sul Recovery l’Europa è stata chiara, ci ha detto: non vi do i soldi a vanvera, perché vanno fatte le riforme strutturali delle quali il vostro paese ha bisogno. A partire dalla riforma della burocrazia. Inutile fare leggi che poi non possono essere applicate. Poi c’è l’economia verde, per ciò che ci riguarda l’economia circolare coi necessari contributi. Anche sul fronte infrastrutture bisogna saper scegliere senza pensare alle cattedrali nel deserto. Più che il ponte sullo Stretto ci serve quello dietro casa, che blocca il traffico tutti i santi giorni. Poi naturalmente va completato il sistema ferroviario nazionale, che al Sud è parecchio indietro. Va dato sangue a quella parte del paese che è rimasta indietro, perché là dove si vogliono costruire fabbriche occorrono strade e ferrovie. Insomma va usato il buon senso”, insiste Agnelli. Da sempre uno dei nodi da sciogliere è la burocrazia della macchina pubblica, “siamo arrivati al paradosso che, proprio nel momento più drammatico, abbiamo visto uno scollamento pesante tra regioni e stato centrale, in particolare sulla sanità. Il sistema è rimasto bloccato dai tempi del referendum voluto da Renzi. Per noi è fondamentale sapere quale percorso amministrativo seguire e che sia il più semplice e lineare possibile. Non possiamo chiedere tre pareri diversi per ottenere un’autorizzazione, possibilmente centralizzando nelle regioni le decisioni”. Sulla crisi di Governo il presidente di Confimi ha le idee chiare, “servono uomini capaci, perché la partita è difficile”, poi avanza qualche proposta. Per governare il paese “bisogna conoscere il tessuto imprenditoriale e le esigenze delle aziende: noi abbiamo un costo del lavoro tre i più alti d’Europa, abbiamo un gigantesco cuneo fiscale, per far ripartire l’Italia dobbiamo fare in modo che anche i tedeschi trovino conveniente comperare le componenti industriali nel nostro paese. Altro handicap: possibile che noi dobbiamo pagare l’energia elettrica l’87% in più della media europea? La facciamo costare quattro volte tanto a causa delle accise. Costo del lavoro alto, costo dell’energia esagerato: come fai a lavorare. Non serve abbassare le tasse sui redditi, devono scendere i costi vivi”, è la ricetta delle imprese.  La macchina sta andando fuori strada, bisogna riportarla in carreggiata”, conclude Agnelli.

 







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