Milano

Contestare il diritto di sciopero (selvaggio)? Una scelta di civiltà sindacale

Daniele Bonecchi

Mettere in dubbio il diritto di sciopero è sempre difficile. Il coraggio di Cgil, Cisl e Uil di criticare la scelta dei sindacati di base

Contestare il diritto di sciopero (selvaggio) è una scelta di civiltà sindacale

Mettere in dubbio il diritto di sciopero, Costituzione alla mano, è sempre difficile. Ed è per questo che la decisione di Cgil, Cisl e Uil, di criticare la scelta dei sindacati di base che hanno chiamato – per l’ennesima volta e di venerdì – lo sciopero, è coraggiosa. La Carta non si discute ma il diritto va regolamentato. In particolare nei servizi pubblici dove in gioco ci sono anche i diritti dei cittadini e infatti a pagare sono solo loro, perché se tram, bus, metrò e uffici dell’anagrafe si fermano lo Stato e il Comune risparmiano e a subire sono sempre e solo i cittadini. Le organizzazioni sindacali più rappresentative - spesso accusate di essere preda della demagogia e di scelte corporative - guardano avanti e chiedono alle istituzioni “di inserire principi che possano raccordare il diritto costituzionale allo sciopero con il reale consenso che un sindacato (qualunque sindacato) abbia in un’azienda, con il risultato di ridurre il numero di astensioni”. Nella sostanza: puoi proclamare uno sciopero se hai una rappresentanza tra i lavoratori degna di questo nome. Proposta saggia e coraggiosa. Ora spetta a partiti e istituzioni – sempre pronti a criticare le scelte sindacali - mostrare di essere altrettanto coraggiosi.








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