Contraffazione: Milano è il nuovo paradiso di falsi e 'tarocchi'
Temporary store, offerte per turisti, prodotti di qualità: Milano è la frontiera della contraffazione 2.0. L'indagine Censis
Dopo Roma, Milano: il capoluogo lombardo è infatti la seconda piazza nazionale del mercato del falso, con 1.996 sequestri e più di cinque milioni di pezzi sottratti al mercato nell'ultimo anno da parte di Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza. Tra il 2008 e il 2015 nella provincia sono cresciuti in maniera consistente sia i sequestri (+237%) che i pezzi sequestrati (+76%). È quanto emerge da una ricerca del Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico, presentata in occasione della Settimana nazionale anticontraffazione, in corso in tutta Italia sino al 19 giugno.
Torniamo ai numeri: nel 2015 il 45,2% dei sequestri ha riguardato orologi e gioielli, il 20,7% occhiali, il 17,2% accessori di abbigliamento e il 6% capi di abbigliamento. Se però si guarda agli articoli sequestrati, al primo posto si trovano le apparecchiature elettriche, soprattutto cellulari o componenti, con più di un milione di pezzi intercettati. La tipologia della merce rivela le caratteristiche della contraffazione del milanese che, accanto ai prodotti di basso prezzo e bassa qualità, spiega l'indagine Censis, si distingue per un’offerta di prodotti più rifiniti, di qualità migliore, che vengono venduti a prezzi più alti e con modalità innovative, uniche in Italia.
I temporary store del falso utilizzano appartamenti prestigiosi, affittati per brevi periodi e generalmente situati nel centro cittadino, in cui vengono improvvisate vere e proprie boutique del falso, dove alle attività di vendita si affiancano iniziative promozionali supportate anche da cataloghi online. A Milano è presente anche un’offerta specifica destinata ai turisti, quella dei tour operator delle merci contraffatte che si rivolgono ai visitatori di origine asiatica o russa, accompagnati a fare acquisti di falsi delle grandi marche italiane: soprattutto borse, pelletteria e accessori, in grado di esercitare appeal su una clientela internazionale, venduti a un prezzo pari a circa il 15% dell’originale.
E se a Milano approdano significative quantità di merce contraffatta, è sempre dal suo territorio che molti manufatti ripartono per essere commercializzati nelle altre province italiane. Dalle bolle di accompagnamento delle merci sequestrate alle dogane nel 2015 si evince che solo il 18% delle merci si ferma nella regione, mentre più di tre quarti delle partite sono destinate ad altre regioni italiane, soprattutto il Lazio, l’Emilia Romagna, la Sicilia e il Piemonte.
Ma la contraffazione è un fenomeno che riguarda anche i territori della provincia: dai dati forniti dal Comando provinciale della Guardia di Finanza relativi al primo trimestre 2016 risulta che nel territorio provinciale le principali azioni di contrasto hanno riguardato i comuni di Arluno, Sesto San Giovanni, Rho e Legnano.
Il contesto meneghino di lotta alla contraffazione si nutre di un proliferare di buone pratiche che vanno dalle attività di sensibilizzazione nelle scuole, nelle principali vie commerciali, nelle zone limitrofe ai mercati rionali, affiancate in maniera sistematica da azioni di controllo e monitoraggio portate avanti quotidianamente dalle forze dell’ordine, compreso un pool anticontraffazione presso la Procura di Milano. Esiste un «modello Milano» che si impone come esempio virtuoso nella realtà nazionale e che mostra quanto l’intenzionalità degli sforzi su più fronti possa portare a risultati significativi.
Per arginare il mercato del falso, la sola azione di repressione e di contrasto, spiega ancora l'indagine Censis, non è sufficiente. Occorre anche spingere sul pedale della sensibilizzazione e dell’informazione dei cittadini-consumatori, al fine di disincentivare l’acquisto e togliere ossigeno al commercio della merce contraffatta.