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Milano
Contributi previdenziali, Giacomo Zamperini (FDI): "Non è stato blitz”

Giacomo Zamperini (FDI): “Lontano da noi tornare al tempo dei privilegi. Non è stato blitz”

“Non c’era un modello Lombardia che voleva qualcosa in più ma semplicemente una Lombardia che cercava non di avere privilegi ma di avere un diritto che vale in quasi tutte le regioni italiane. Questo era il senso dell’emendamento”. Il consigliere regionale in quota Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini, raggiunto da Affaritaliani. it Milano, racconta quello che è successo ieri in commissione Bilancio. Avrebbe dovuto presentare un emendamento, a sua firma, per introdurre contributi previdenziali e trattamento di fine rapporto a favore dei consiglieri regionali lombardi. L’emendamento bipartisan è stato formato da diversi consiglieri di maggioranza e opposizione, tranne i pentastellati. Dopo indicazioni provenienti dai partiti centrali, la firma è stata ritirata.

Perché avete ritirato le firme?
Nella realtà dei fatti, non c’è stata una pressione da parte di Roma o dei partiti di governo e non governo a ritirare l’emendamento. C’è stato richiesto di prendere tempo per fare ulteriori approfondimenti perché sembra ci sia l’intenzione di uniformare un trattamento previdenziale per chi fa politica, per chi serve la pubblica amministrazione e le istituzioni e dunque sarebbe stato sciocco intervenire solo per la Lombardia adesso. Non c’è nulla di scandaloso. Sarebbe stato sciocco fare un’iniziativa lombarda che si basava sull’indicazione sulla quale si basano tutte le altre regioni che hanno il sistema.

Si è tratta di un tentativo di blitz?
Assolutamente no. Il blitz è da sfatare: c’è un gruppo di lavoro che studia l’emendamento da mesi. Anche se fosse passato in commissione oggi, comunque si sarebbe arrivati all’aula. Fino al 18 luglio c’è tempo per presentare emendamenti. Il tentativo di portarlo anche in commissione era proprio quello di evitare che fosse un blitz non concordato. Era un modo per sollevare il tema, dire che si è d’accordo nel merito, sollevandolo anche in commissione. Se l’emendamento fosse passato, stamattina avrebbero votato in commissione e poi comunque l’emendamento sarebbe stato discusso e votato anche in Aula. Quell’articolo specifico sarebbe stato votato, emendato. La percezione del blitz non è reale.

Ha firmato l’emendamento a nome di Fratelli d’Italia, seguito da altri esponenti politici bipartisan. Il tema dei contributi previdenziali è una questione da affrontare?
Ho metto volentieri la firma a nome del gruppo perché nel merito non c’è una persona che non sia d’accordo sul fatto che serva uniformare il trattamento pensionistico e previdenziale per chi fa attività politica. Vale per i sindaci, i parlamentari, i consiglieri regionali. Io non ho scritto l’emendamento ma solo firmato.

Firme ritirate anche per l’imbarazzo di cadere nel tema dei vitalizi?
Non sono vitalizi ma contributi che valgono per tutti gli altri lavoratori, che si prendono all’età della pensione, quantificati su quanto si è versato. A volte ci facciamo problemi che non esistono: il tema della paura della reazione delle persone non c’era né da noi né da parte dei partiti a livello nazionale: non ci hanno detto che stavamo facendo una cosa sbagliata. Sulla scia dell’antipolitica, c’è imbarazzo nel dire cose che valgono per tutti i lavoratori: verso i contributi per la pensione. Per chi fa politica viene vissuto con imbarazzo. Già oggi chi fa il consigliere in altre Regioni ha sistemi di previdenza o trattamenti di fine mandato o entrambi. Non si capisce perché questa lacuna deve valere solo per la Lombardia.

Come funziona il trattamento previdenziale per i consiglieri regionali lombardi?
Oggi in Lombardia chi fa il consigliere regionale, è un libero professionista e dunque decide di continuare ad andare avanti con la professione, continua a versare i suoi contributi. Chi oggi è un dipendente e viene eletto può andare in aspettativa, sia nel pubblico che nel privato, e gli vengono pagati i contributi figurativi; quindi, la previdenza ce l’ha pagata se dipendente. Rimane furi solo chi decide di lasciare il proprio lavoro e dedicarsi al 100% alla politica. Il messaggio che passa è che chi fa politica a tempo pieno è ad oggi in Lombardia tra i più penalizzati. Nel merito nessuno si è mostrato distante. Il problema esiste. Nel metodo: non c’è stato un tentativo di blitz ma portare all’attenzione un tema che tutti riconoscono.

Attenderete ora indicazioni dal governo?
Sarebbe auspicabile che queste indicazioni arrivassero entro il 18 luglio, termine per presentare gli emendamenti al bilancio di assestamento. Se il governo nel frattempo dà indicazioni, ne prenderemo atto. È innegabile che ci sia stata un’indicazione da parte del vertice del mio partito a livello nazionale che ha chiesto al gruppo di ritirare la firma. Il partito mi conosce e sa la mia lealtà nei loro confronti, da oltre 20 anni. Il tempo per far ulteriori apprendimenti potrebbe esser entro il 18 luglio, così da affrontare il tema in modo specifico. L’indicazione non è stata di contrarietà ma solo di fare ulteriori approfondimenti, per capire se è meglio andare in ordine sparso oppure uniformare ed equiparare il trattamento di tutte le regioni.

L’emendamento ha avuto firme bipartisan. Vi siete compattati sul tema previdenziale?
Il tema esiste. Il problema è chi non lavora, non chi lavora e chiede di essere trattato come gli altri lavoratori. L’emendamento prevedeva l’assenza di costi aggiuntivi e la volontarietà del singolo che poteva decidere di aderire o meno. Molti erano d’accordo. Ho ascoltato gli interventi della sinistra da cui mi discosta tutto ma quelli di Rosati o di Noja li avrei sottoscritti totalmente. Perché andando avanti così il rischio è evitare di affrontare il problema, per paura di andare incontro a qualche mal di pancia che nasce della pancia e non dalla testa della gente. Se è vero che c’è questo sentimento di antipolitica perché, quando hanno aumentato gli stipendi dei sindaci, nessuno ha manifestato? Perché le persone probabilmente sanno che chi è eletto con le preferenze, come vale per i consiglieri regionali, sono i primi rappresentanti dei territori. Quello che le persone non sopportano sono i sotterfugi, i privilegi, i vitalizi.

Gli stessi vitalizi cancellati in Regione dall’allora governatore Maroni nel 2011?
Maroni nel 2011 ha tolto i vitalizi che non sarebbero stati introdotti nemmeno ora. Soprattutto i consiglieri più giovani hanno messo in chiaro fin da subito che non si voleva tornare al sistema dei vitalizi, noi per primi li abbiamo vissuti in quanto giovani come un problema. Gli stessi vitalizi hanno innescato il vortice dell’antipolitica. Lontano da noi tornare al tempo dei privilegi, si è passati da un eccesso a un altro.

Gli altri consiglieri regionali italiani hanno trattamenti previdenziali differenti?
La quasi totalità delle altre regioni hanno sistemi che sono o simili a quelli che volevamo introdurre o più gratificanti. O pensiamo che i consiglieri regionali lombardi valgono meno, o non si capisce perché siamo gli unici, ce lo hanno i sindaci, i parlamentari europei, tutti.


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