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Milano
Corona, giudici: no delinquente professionale, non vive di reati

Corona, giudici: no delinquente professionale, non vive di reati

Fabrizio Corona non e' un "delinquente professionale". Lo scrivono i giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni alla sentenza di condanna per sottrazione fraudolenta delle imposte a un anno di carcere inflitta all'ex 'fotografo dei vip'. "Il collegio - si legge nel documento - non ritiene di dover dichiarare Fabrizio Corona delinquente professionale ai sensi dell'articolo 105 del codice penale. La natura prettamente fiscale e le concrete modalita' del reato per il quale l'imputato e' stato giudicato colpevole non consentono di ritenere, alla luce della ricostruzione complessiva dei fatti e della lontananza nel tempo delle condotte che hanno dato origine alle precedenti condanne, che egli viva abitulamente del provento dei reati". Corono era stato assolto per altri due reati, tra cui, quello piu' grave, di intestazione fittizia dei beni in relazione ai 2,6 milioni di euro che secondo la Procura, aveva nascosto al fisco nel controsoffitto della sua collaboratrice Francesca Persi.

La non dichiarazione di "delinquente professionale" dovrebbe agevolare Corona nelle modalita' di svolgimento della pena. Nella richiesta di rinvio a giudizio, la Procura aveva chiesto di dichiarare la 'professionalita' del reato' ma poi il pm Alessandra Dolci ha fatto 'cadere' la richiesta, non parlandone nel corso della requisitoria.

"SAREBBE STATO ILLOGICO PER CORONA AFFIDARE SOLDI ALLA CRIMINALITA'" - Nell' escludere l'ipotesi che i 2,6 milioni di euro sequestrati a Fabrizio Corona potessero avere un legame con la criminalita' organizzata, i giudici milanesi osservano che "sarebbe stato del tutto illogico affidare, con qualsiasi intento, tali importanti cifre in contanti a chi, negli ultimi 10 anni, era stato sottoposto a processi e poi a una misura di prevenzione e quindi era tenuto in qualche modo costantemente sotto controllo e per di piu' a una persona che, per il suo ruolo sui media, non passava certo inosservata". Quanto a uno dei temi al centro del processo, la richiesta di denaro da parte dell'ex calciatore Giuseppe Sculli, "prossimo ad ambienti criminali calabresi quantomeno per stretti rapporti coi calabresi", i giudici scrivono che forse era legata a "qualche possibile inadempimento di Corona" in relazione a qualche serata in un locale. Una richiesta mossa "in ragione del fatto, probabilmente notorio nel ristretto ambiente di Corso Como, che Corona aveva sicuramente disponibilita' liquida di denaro".

Nella sentenza, i magistrati sottolineano anche che molti dei testimoni del procedimento a carico di Fabrizio Corona hanno cambiato versione tra quanto dichiarato alla polizia giudiziaria e nell'aula del processo. Lo spiegano i giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni alla sentenza con cui hanno condannato a un anno l'ex 're dei paparazzi' assolvendolo pero' dal piu' grave reato di intestazione fittizia dei beni. Davanti alla forze dell'ordine, "tutti i testimoni, tranne una - spiegano i giudici - avevano dichiarato di non avere mai consegnato somme in nero prima o durante l'esecuzione degli eventi previsti dai contratti. Tale situazione si e' tuttavia rovesciata nel corso dell'istruttoria dibattimentale durante la quale la maggior parte dei testimoni, spesso dopo esitazioni o reticenze e dopo ripetute sollecitazioni dei difensori e anche del Presidente, hanno ammesso di avere consegnato in occasione degli eventi somme anche cospicue, in contanti e cioe' in nero". "E' molto probabile - ragionano i magistrati - che i testimoni abbiano reso alla polizia giudiziaria dichiarazioni reticenti ed incomplete in merito alle modalita' di pagamento in quanto timorosi di subire conseguenze qualora avessero parlato di corresponsioni in nero".  

 

 

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