Milano

Coronavirus, allarme da Yale: attenzione ai malati cronici di Covid

L’intervista allo scienziato Alessandro Santin, a capo del Centro di Ricerca dell’Università di Yale negli USA

“Dopo circa 6 mesi dall’ inizio della pandemia un numero potenzialmente enorme di persone non riesce a guarire completamente. Giovani sani che dopo la fase acuta della malattia, sono tornati negativi al tampone, ma continuano a presentare sintomi debilitanti”.

Alessandro Pedrini per Affaritaliani.it Milano 

 

Prof. Santin, che sta succedendo negli Stati Uniti? Sembra che la pandemia sia fuori controllo...
Gli Stati Uniti sono un paese molto grande e la pandemia sta  progressivamente espandendosi nei vari stati. In alcuni come il Connecticut o lo stato di New York, tra i primi ad essere stati colpiti (e molto duramente) dall’ epidemia di Covid-19, la situazione e’ al momento sotto controllo mentri in altri stati come la Florida, il Texas, l’Arizona e la California stiamo adesso ancora assistendo alla prima ondata.

Come si è evoluta la malattia? Ora ci sono meno malati in terapia intensiva, ma più cronici, è corretto?
Tutto quello che attualmente sappiamo sull’infezione da Covid-19 deriva quasi esclusivamente da quello che abbiamo imparato studiando quel 20% di pazienti che ha sviluppato la forma severa dell’infezione e che e’ stato ricoverato in ospedale. Sappiamo invece pochissimo su quell’80% di pazienti che hanno sviluppato il Covid in forme lievi e moderate e che hanno superato la fase acuta dell’infezione a casa loro. Sottolineo questo punto perche’ ci stiamo rendendo conto dopo circa 6 mesi dall’ inizio della pandemia che esiste un numero potenzialmente enorme di persone (fino al 10% di coloro che si sono ammalati con la forma lieve/moderata della malattia e che sono la sragrande maggioranza) che sembra non riesciure a guarire completamente dalla malattia. Mi spiego meglio, sono persone per la maggioranza giovani e perfettamente sane prima della malattia che dopo la fase acuta della malattia, sono tornati negativi al tampone, ma continuano a presentare sintomi debilitanti (mancanza di respiro, dolori al petto e al cuore, sintomi intestinali, mal di testa, incapacita’ a concentrarsi, perdita di memoria, olfatto e gusto, etc.) per mesi e mesi. Non riescono più a tornare a respirare bene, non riescono a camminare o a fare sport, sono talmente debilitati che non riescono a riappropriarsi di una vita normale o tornare a lavoro. Al momento non sappiamo ancora come mai. Quello che sappiamo e’ che la maggioranza (circa il 70%-80%) di questi pazienti e’ negativo al test sierologico che rileva la presenza di anticorpi (non producono anticorpi neutralizzanti contro il COVID) e che molti di loro hanno storia pregressa di allergie (ai pollini, pelo di animali, etc). In america questo numero crescente di pazienti vengono chiamati “Long Haulers”. Il problema e’ che la maggioranza dei medici che vede questi pazienti non e’ ancora conoscenza di questo enorme problema dato che il CDC o l’organizzazione mondiale della sanita’ (WHO) ancora non menzionano sui loro siti questa sindrome post-COVID e questi malati vengono liquidati come malati immaginari dai loro medici di base o da quelli del pronto soccorso, ritenendoli solo ansiosi, quando in realta’ non sono mai veramente guariti dalla malattia. Per questa ragione decine di migliaia di queste persone hanno costituito attraversi il WEB delle associazioni per farsi ascoltare (ie, Body Politic support group, etc).

Come mai questo numero cosi’ rilevante di persone non riesce a piu’ a guarire?
Non ci sono ancora molti dati pubblicati al riguardo ma da quello che vediamo a Yale e dai dati del COVID Symptoms Study del gruppo di Harvard, Kings College e Stanford (oltre 4 milioni di partecipanti) fino al 10% dei pazienti che ha sviluppato forme lievi o moderate di Covid, cioé un numero enorme in tutto il mondo continua a manifestare sintomi debilitanti per molte settimane o mesi. Al momento abbiamo due possibili ipotesi: la prima è che il virus non sia più presente nell’organismo, ma il sistema immunitario continua a mantenersi attivato (da qui i continui sintomi) perché “vede” ancora dei frammenti di virus non più vitali. La seconda è che il virus ci sia ancora, ma annidato in alcune cellule dei polmoni dette macrofagi alveolari dove si va a nascondere, e che poi si comportano come il cavallo di Troia (mantenendo il Covid-19 vitale al loro interno). I tamponi al naso e alla bocca risultano pertanto negativi, perché il virus è sequestrato all’interno di qeste cellule. Ma i sintomi non passano, e potrebbero addirittura cronicizzarsi, trasformando queste persone in potenziali portatori cronici.

Alcuni autorevoli medici ritengono che in Italia la malattia si clinicamente scomparsa. È d’accordo?
Ho letto che in Italia a differenza degli Stati Uniti nelle ultime settimane e’ stata vista una diminuzione dei casi gravi/letali dell’infezione nei pronti soccorsi. I pazienti pero’ sembrano adesso essere piu’ giovani e quindi di norma piu’ resistenti all’infezione. Non sono pero’ a conoscenza di nessuno studio scientifico che abbia al momento dimostrato che il virus sia mutato e sia quindi divenuto meno letale nella popolazione, in particolare in quella piu’ fragile e che e’ stata decimata durante la prima ondata dell’infezione (anziani, diabetici, ipertesi, persone immunodepresse, etc). L’unico modo in cui i virus possono attenuare la loro letalita’ e’ attarverso la perdita di uno o piu’ geni che ne conferiscono aggressivita’ biologica.  Ritengo quindi che queste conclusioni quando non supportate da dati scientifici siano pericolose se riportate sui media perche’ possono essere male interpretate.

La fase emergenziale nel nostro Paese è comunque stata superata. Che ne pensa? Possiamo stare tranquilli o ci sarà una seconda ondata?
E’ difficile prevedere quello che accadra’ al momento del ritorno del freddo (autunno/inverno). Quello che sappiamo e’ che il distanziamento sociale, l’utilizzo di maschere, etc. sono risuciti a limitare la diffusione del virus in modo significativo in Italia cosi’ come negli USA. Penso pero’ che non si possa ancora assolutamente abbassare la guardia in quanto in Amerca gli stati che non hanno reso obbligatorio l’uso delle maschere o che non hanno ordinato la chiusura delle attivita’ commerciali (bar, ristoranti, etc) sono quelli che in questo momento stanno pagando a caro prezzo le loro scelte.

A che punto siamo con il vaccino e quando sarà disponibile?
Al momento ci sono oltre 100 vaccini anti-Covid in diverse fasi di sperimentazione. E’ pero importantissimo non cercare di affrettare i tempi della sperimentazione in quanto dobbiamo essere estremamente sicuri prima di iniziare a vaccinare miliardi di persone che il vaccino selezionato sia non solo efficace nel fare produrre anticorpi ma anche sicuro e che non ci riservi amare sorprese (aumento della gravita’ dell’infezione) quando le persone vaccinate incontrano poi il virus vero.

Quando non sentiremo più parlare di Covid?
Il Covid-19 e’ un virus che ha fatto il salto di specie dai pipistrelli all’uomo solo pochi mesi fa. E’ quindi molto probabile che in maniera simile ad altri coronavirus rimarra’ nella popolazione umana molto a lungo. Per sconfiggerlo sara’ quindi necessario sviluppare nei tempi piu’ brevi possibili vaccini e farmaci antivirali di provata efficacia e minima tossicita’.








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