Milano

Coronavirus, i pm: ad Alzano 110 polmoniti tra novembre e gennaio

I pm di Bergamo che indagano sull'epidemia ad Alzano ritengono che il Covid fosse diffusamente presente nell'area già da novembre

Coronavirus, i pm: ad Alzano 110 polmoniti tra novembre e gennaio

Almeno 110 polmoniti tra novembre 2019 e gennaio 2020 diagnosticate nell'ospedale di Alzano ma non riconosciute come Coronavirus: sarebbero questi i numeri che sta ricostruendo la Procura di Bergamo che indaga sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana e su cosa ha portato quest'area della Lombardia a divenire un importante focolaio del Covid. Che sarebbe dunque stato ben presente molto prima di quel 23 febbraio in cui l'emergenza ha iniziato a delinearsi. L'anticipazione giunge da Repubblica, che aggiunge che alla fine del 2019 almeno 40 persone erano ricoverate all'ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo per virus non riconosciuti. Il pool coordinato dalla pm Maria Cristina Rota sta sentendo medici, dirigenti ospedalieri e di aziende sanitarie, farmacisti, politici, vertici di Confindustria, acquisendo documenti ed incrociando i dati. Quando il coronavirus è ufficialmente individuato nella Bergamasca sono passati due giorni dall'emersione del paziente 1 di Codogno ed i ricoveri antecedenti a quel 23 febbraio risultano essere 110.

Nel mezzo, il delicatissimo passaggio delle circolari ministeriali. C'è una prima versione delle linee guida che risale al 22 gennaio, in cui si raccomanda di considerare sospetta anche "una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un'altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica".Tuttavia il 27 gennaio viene emanata una seconda circolare ed il criterio cambia: i casi sospetti, oltre ad avere sintomi, devono anche avere "una storia di viaggi nella città di Wuhan (e nella provincia di Hubei), Cina, nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia" oppure aver "visitato o ha lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan e/o nella provincia di Hubei, Cina". Esonerando quindi i medici dall'effettuare tamponi a chi non corrisponde a tale identikit.

E c'è poi il racconto del farmacisti del territorio, che parlano di una anormale uscita di farmaci prescritti dai medici per polmoniti anomale già da dicembre. Situazione della quale, questa è la ricostruzione dei pm secondo Repubblica, erano a conoscenza i medici, le Ats e di conseguenza Regione Lombardia: il nemico non aveva ancora un nome ma era ben presente e non sarebbe stato combattuto se non diverse settimane dopo.

Il Pd: "Allarme passato inosservato, come è possibile?"

Il Pd Lombardia chiede conto alla Regione del mancato 'allarme' sull'incremento di polmoniti negli ospedali della Bergamasca tra dicembre e gennaio scorso. "Un incremento cosi' significativo dei casi di polmonite negli ospedali di una Regione come la Lombardia puo' passare inosservato? E puo' non essere collegato alla piu' allarmante epidemia presente a livello mondiale, seppure in un altro continente?", chiedono il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Fabio Pizzul, e il capodelegazione in commissione sanita' Gian Antonio Girelli. "Il fatto che questi dati escano solo ora, nonostante anche noi li abbiamo chiesti gia' da tempo per tutte le province particolarmente colpite, fa pensare che fosse gia' noto in assessorato alla sanita' che qualcosa non aveva funzionato ancora prima del famoso paziente 1. Da parte della Regione sembra esserci stata una grave sottovalutazione di un fatto che avrebbe dovuto allarmare e far scattare almeno un'indagine", aggiungono. Dunque, "dopo queste notizie crediamo che sia ancora piu' urgente che la maggioranza dia il via libera ai lavori della Commissione d'inchiesta, superando veti e resistenze che non sono piu' comprensibili".

"Diverse fonti indicano che il virus era già qui dall'inizio dell'anno. Decine, forse centinaia di polmoniti anomale prima che il 22/2 ad Alzano emergesse il primo caso 'ufficiale'. Perché non è scattato l'allarme? Perché in un mese e mezzo nessuno ha pensato di fare un tampone?". Così su Twitter il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.








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