Milano

Coronavirus nelle Rsa, i familiari: "No a scudo penale per i dirigenti"

Coronavirus nelle Rsa lombarde, nasce l'associazione "Felicità" che raccoglie le famiglie degli anziani deceduti. L'idea: Un "muro della memoria" virtuale

Coronavirus nelle Rsa, i familiari: "No a scudo penale"

Nasce l'associazione 'Felicita', che raccoglie le famiglie che lottano per avere giustizia sulle morti degli anziani nelle Rsa durante l'emergenza Coronavirus e ha in progetto di 'costruire' un 'muro della memoria' online. Il nome e il simbolo, che ha un fiore al posto della 'i', sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa online, introdotta dal portavoce del Comitato Verita' e Giustizia per le vittime del Trivulzio, Alessandro Azzoni. Sono gia' oltre 150 le famiglie che hanno aderito, per "dare voce alle persone che hanno perso la vita durante l'emergenza Covid, attraverso le persone a loro care". Oltre alla richiesta di giustizia per quanto accaduto, l'associazione si propone di raccogliere "le testimonianze di vita di chi e' morto", da "raccogliere in un Muro della Memoria": un'opera "monumentale", accompagnata da un sito in cui ogni vittima avra' il suo spazio.

"Ci batteremo contro ogni tentativo di scudo penale per le amministrazioni sanitarie" delle Rsa, dove moltissimi sono gli anziani morti durante l'emergenza coronavirus. A dirlo e' Alessandro Azzoni, il presidente della neonata associazione Felicita, che riunisce le famiglie delle vittime delle case di riposo, durante una conferenza stampa online. Secondo Azzoni "qualsiasi forma di immunita' penale" per i vertici delle strutture "impedirebbe di accertare i fatti e di arrivare a verita' storiche; in definitiva impedirebbe di avere giustizia".

In piu', i parenti ipotizzano "la sussistenza di ulteriori gravi delitti rispetto a quelli attualmente al vaglio degli inquirenti" e in particolare, "le gravi carenze organizzative del PAT, gia' manifestatesi nelle settimane precedenti la pandemia". "La sede giudiziaria e' la sede consona per stabilire la responsabilita' per i fatti accaduti" spiega Alessandro Azzoni, portavoce del Comitato Verita' e Giustizia per le vittime del Trivulzio e presidente dell' Associazione Felicita. L'intenzione delle famiglie delle vittime, con questo esposto, e' quella di "dare un contributo per l'accertamento dei fatti", per questo "non sono stati indicati nomi", lasciando alla magistratura l'onere di "individuare e indicare le responsabilita'".

Trivulzio, c'è anche l'ipotesi di "disastro ambientale"

C'e' anche l'ipotesi di 'disastro ambientale' fra quelle segnalate nell'esposto che i parenti delle vittime del Trivulzio, diventati associazione Felicita, hanno presentato alla procura di Milano, raccogliendo oltre 150 firme. Seguiti dall'avvocato Luigi Santangelo e dallo studio Santamaria, i familiari degli anziani morti nella casa di riposto durante l'epidemia di coronavirus, si sono riuniti, raccogliendo attorno a se' il sostegno dei parenti di vittime di altre 25 Rsa lombarde: dall'Istituto Auxologico, alla Virgilio Ferrari di Milano, dalle residenze Borromea di Mombretto di Mediglia, alla Santa Caterina di Settimo Milanese, che fa parte del gruppo Sacra Famiglia, fino al Piccolo Cottolengo di Don Orione di Bergamo e alla Fondazione Benefattori Cremaschi di Crema.

Da quanto e' possibile leggere nell'esposto, sono state evidenziate prima di tutto le violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, dal momento che il Trivulzio avrebbe "mancato di adottare procedure e protocolli idonei tutelarle", con riferimento al Testo Unico del 2008. Secondo le accuse, con la determina del direttore generale della Baggina (Giuseppe Calicchio, che risulta gia' indagato) del 3 febbraio 2020 emerge il mancato aggiornamento del Documento di valutazione rischi, che deve essere redatto dal datore di lavoro, nonostante gia' dal 30 gennaio il Governo avesse adottato dei provvedimenti relativi alla pandemia come la chiusura dei voli dalla Cina. Il 5 marzo, invece, il Documento sarebbe stato aggiornato con l'aggiunta del rischio del virus, ma la struttura non avrebbe "dato attuazione a misure nel concreto idonee a tutelare la salute degli operatori sanitari e di conseguenza anche quella dei degenti". A cio' si aggiunge il delitto di disastro ambientale, perche' - si legge - "la propagazione incontrollata all'interno della Rsa del virus e la conseguente diffusione tra pazienti e sanitari" ha "messo in pericolo un elevato numero di persone sia all'interno che all'esterno delle strutture". Il delitto andrebbe ad integrare quello di epidemia, su cui gia' si concentrano le indagini della procura, poiche', secondo il comitato "il contagio si e' espanso in modo incontrollabile all'interno di una popolazione rilevante, provocando un numero significativo di decessi, con modalita' idonee a provocare un ulteriore pericolo per l'incolumita' pubblica, derivante dal rischio di propagazione anche all'esterno della struttura". Infine il comitato punta a far riconoscere anche l'omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, inserendo fra gli "apparecchi protettivi" anche le mascherine, di cui il Trivulzio avrebbe privato il personale sanitario







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