Milano

Coronavirus: preside Milano a studenti, come la peste nei Promessi Sposi

La raccomandazione: "Leggete i Promessi Sposi e mantenete il sangue freddo, non fatevi trascinare dal delirio collettivo"

Coronavirus: preside Milano a studenti, come la peste nei Promessi Sposi

"La peste che il tribunale della sanita' aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come e' noto; ed e' noto parimente che non si fermo' qui, ma invase e spopolo' una buona parte d'Italia..". Si apre cosi', con una citazione dei Promessi Sposi, al capitolo 31, la lettera che il preside dello storico Liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, Domenico Squillace, ha scritto ai suoi studenti nel periodo in cui le scuole sono forzatamente chiuse a causa dell'emergenza Coronavirus. Si tratta dell'incipit del capitolo manzoniano dedicato, assieme al successivo, all'epidemia di peste che si abbatte' su Milano nel 1630. "Un testo illuminante e di straordinaria modernita'", lo definisce il dirigente scolastico che consiglia ai ragazzi di leggerlo "con attenzione, specie in questi giorni cosi' confusi: dentro quelle pagine c'e' gia' tutto, la certezza della pericolosita' degli stranieri, lo scontro violento tra le autorita', la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi piu' assurdi, la razzia dei beni di prima necessita', l'emergenza sanitaria".

 "Rispetto e mi fido delle autorita' e ne osservo scrupolosamente le indicazioni - afferma Squillace -, quello che voglio pero' dirvi e' di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare - con le dovute precauzioni - a fare una vita normale", senza assalti a supermercati e farmacie. "Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c'e' alcun motivo - se state bene - di restare chiusi in casa", scrive Squillace agli studenti. "Uno dei rischi piu' grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor piu' Boccaccio, e' l'avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l'imbarbarimento del vivere civile".







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