Un ricordo affettuoso dell'uomo, della sua simpatia e della sua dirittura morale e un omaggio sentito al 'principe del foro' che, quando indossava la toga, era il più bravo di tutti. Avvocati, magistrati e amici del noto penalista, Corso Bovio, che si è ucciso lunedì sparandosi in bocca un colpo di pistola, lo hanno commemorato in un'aula magna gremita al Palazzo di Giustizia di Milano. In prima fila c'erano il procuratore generale Manlio Minale, il presidente della Corte d'Appello Giuseppe Grechi e il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, e anche alcuni dei Pubblici ministeri che ha 'sfidato', negli ultimi anni, nelle inchieste giudiziarie più calde, come Eugenio Fusco, il magistrato titolare dell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta.
"Le condoglianze e le affermazioni di stima di solito riservate a qualcuno che ci lascia - ha detto il presidente delle Camere penali di Milano, Giuliano Spazzali - sono spesso convenzionali. Invece, ho la certezza che questo dolore è assolutamente autentico e difficile da esprimere a parole. E' sbagliato interrogarsi sulle cause di questa morte perchè esse stanno dentro ciascuno di noi, almeno come possibilità".
Meglio, per Spazzali, di un'indagine sulle ragioni che hanno spinto Bovio ad un gesto estremo, è il ricordo "della coraggiosa intelligenza di un amico, la cui morte rappresenta un lutto come di famiglia". "Ci ricordiamo di lui - promette Spazzali - ancora e per sempre".
Anche Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, ha ricordato "il grande uomo e il grande professionista" e l'impegno di Bovio nel difendere "con amore" i colleghi avvocati quando erano sottoposti a procedimenti disciplinari. "Difficile pensare di andare avanti senza di lui", ha concluso Giuggioli, al quale hanno fatto eco le parole di Daniele Ripamonti, anch'egli rappresentante delle Camere penali, il quale ha ricordato le telefonate giunte da ogni parte d'Italia, dalla comunità dei penalisti, agli avvocati milanesi. Ripamonti ha poi ricordato un episodio che oggi assume un significato particolare, allorchè Bovio gli consegnò, nel marzo scorso, un frammento scritto del grande giurista Piero Calamandrei, in occasione della presentazione di un libro. In esso, Calamandrei esprime il suo amore per la toga, non solo abito da lavoro, ma veste che conferisce un "senso di superiorità e distacco morale" a chi la indossa. Questo scritto si concludeva con queste parole: "Per questo amiamo la toga, per questo vorremmo che quando il giorno verrà, sulla nostra bara fosse posto questo cencio".
La commemorazione si è conclusa con un minuto di silenzio che è stato rispettato anche nell'aula dove e' in corso, davanti al Gip Clementina Forleo, l'udienza, nell'ambito dell'indagine su Antonveneta, che riguarda le intercettazioni dei politici coinvolti nell'indagine.