Milano
Cottarelli: "Accordo impossibile, avrei corso solo con Pd e Terzo Polo"
L'economista: "Ma non vedo come un'inchiesta possa portare a conclusioni senza considerare che ci si muoveva nella nebbia più completa"
Cottarelli: "Accordo impossibile, avrei corso solo con Pd e Terzo Polo"
"Anche se sarei stato più tranquillo con Stefano Bonaccini, Elly Schlein mi sembra molto intelligente e con un certo fiuto politico. L'ultima cosa che potrebbe volere è una spaccatura del Pd". L'economista Carlo Cottarelli è stato eletto in Senato con il Pd alle ultime elezioni politiche dopo essere stato vicino alla candidatura a governatore in Lombardia. "Ma non ho rimpianti", spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. "Avrei corso solo in alleanza con il Terzo polo. Poi mi sono fatto da parte e ho sostenuto Pierfrancesco Majorino".
Cottarelli, a prescindere dal nome, bisognava individuarlo prima il candidato per la Lombardia?
Guardi io ero stato contattato dal Pd e dal Terzo polo due anni fa... Quindi non si può dire che ci hanno pensato a due mesi dal voto. Le cose sono andate in un certo modo ed è stato impossibile fare un accordo.
L'inchiesta sul Covid ha riacceso le polemiche. Lei cosa ne pensa?
Il punto di partenza è che l'Italia è stato il primo Paese a essere colpito dal Covid. È chiaro che gli errori sono stati fatti ma è anche chiaro che tutti i Paesi li hanno commessi. Nel valutare bisogna tener conto di questa circostanza. Ex post è facile parlare e anche io stesso ho detto varie volte che si doveva fare in un modo o nell'altro. Ma non vedo come un'inchiesta possa portare a conclusioni senza considerare che ci si muoveva nella nebbia più completa di fronte a qualcosa di mai visto dalla spagnola di 100 anni fa.
Un giudizio sui primi mesi del governo?
C'è stato un elemento di continuità rispetto al governo Draghi per esempio nell'evitare troppi rischi sui conti pubblici e questo bisogna riconoscerlo. Poi però ci sono tante cose di carattere identitario che non mi sono piaciute a partire dal decreto Rave, dell'anticipo di flat tax e dall'assenza di uno sforzo per combattere l'evasione fiscale. Bisogna focalizzare le risorse dove è necessario. Per esempio, gli 1,1 miliardi di euro di condoni, in termini di mancate entrate, sarebbe stato più comodo investirli sulla sanità.
Alcune uscite di esponenti di governo hanno fatto discutere.
Sarebbe opportuno, per esempio, che il ministro Piantedosi facesse un corso di comunicazione che consiste essenzialmente di due parole: "stai zitto". Ogni volta che parla sembra che non si renda conto delle implicazioni di ciò che dice.
Giuste le modifiche al Superbonus?
Era necessario porre un freno a una cosa che nelle intenzioni iniziali era buona ma era diventata esagerata. A questo punto serve risolvere la questione di quei famosi 19 miliardi di crediti fiscali incagliati che se non diventano liquidi possono creare problemi seri. Ma il provvedimento era troppo generoso e prolungato nel tempo.
E le modifiche al reddito di cittadinanza?
Un reddito minimo garantito lo avevano tutti i Paesi europei ed era giusto introdurlo. Ma di solito sono gestiti a livello locale dove si conoscono le condizioni del costo della vita e dei servizi pubblici. Nei Comuni più piccoli si riescono anche a individuare le famiglie che hanno maggiormente bisogno. Se il governo modifica il reddito di cittadinanza e non rende più locale la gestione del sostegno, allora il problema rimarrà.
Si è parlato anche di aumentare gli stipendi ed equipararli al costo della vita.
Se si tiene conto che nelle grandi città il costo della vita è più alto si può operare in due modi: attraverso un'indennità per vivere in certi posti, e non mi riferisco di certo alle gabbie salariali che sono sbagliate. O si danno dei sostegni, come aiuti sulle case sfitte, individuando delle priorità per ridurre quelli che sono i costi.