Milano

Covid, cluster all'ospedale Sacco di Milano: Galli: era da mettere in conto

Il reparto di cardiologia dell'ospedale Sacco di Milano e' stato svuotato dei pazienti a causa di un cluster di Covid

Covid, cluster al Sacco di Milano: almeno 20 infermieri positivi


Il cluster nel reparto di cardiologia dell'ospedale Sacco? "Parliamo di un reparto che non aveva connotazioni anti Covid. Non fa bene al morale ma si doveva mettere in preventivo in una situazione come questa". Si tratta di un episodio "circoscritto e isolato, ci stiamo lavorando". Lo ha detto Massimo Galli, direttore Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ad Agora' su Rai 3. 

 Chiude per un focolaio il reparto di Cardiologia dell'ospedale Sacco di Milano, punto di riferimento nel contrasto alle malattie infettive e, in particolare, al Covid. Il bilancio e' di venti infermieri e un medico positivo oltre a una decina di pazienti contagiati che, al momento, "stanno bene" e sono stati trasferiti in Infettivologia. A provocare il cluster, secondo quanto riferito da fonti interne all'AGI, potrebbe essere stato l'utilizzo di mascherine non medicali fornite dall'ospedale che, a sua volta, le riceve dalla Regione Lombardia.

Da ieri, il primario Maurizio Viecca sta distribuendo agli operatori sanitari dispositivi di protezione a norma proprio perche' su quelle consegnate all'ospedale ci sarebbe stata la dicitura 'non a uso medicale'. Una decisione presa attraverso una donazione fatta direttamente all'ospedale. Tra gli altri possibili scenari, quello di una grigliata a settembre a cui hanno partecipato medici e infermieri, ma questo renderebbe difficile capire come siano stati colpiti dall'infezione anche i degenti. L'allarme era scattato una settimana fa quando un'infermiera aveva accusato blandi sintomi influenzali.

Di li', la decisione di Viecca di uno screening a tappeto che, riferiscono delle fonti, non sarebbe stato svolto in altri reparti pur in presenza di analoghi casi di positivita'. Al Sacco sono sempre stati adoperati protocolli molto rigorosi di prevenzione del contagio. Nel reparto di Cardiologia, sin da febbraio, quando era molto difficile reperirle, venivano date mascherine Ffp2 al personale e chirurgiche ai pazienti qualora fossero in grado di tollerarle visto il tipo specifico di patologia. Inoltre sono previsti piu' tamponi durante il ricovero e i pazienti vengono spesso collocati in camere singole.

Covid: Sacco, mascherine adottate sono tutte conformi e sicure

L'ospedale Sacco di Milano smentisce in una nota di aver ricevuto dalle regione Lombardia 'mascherine non idonee' e precisa che quelle utilizzate nel nosocomio "sono conformi" alla legge o con le "necessarie validazioni" concesse "in deroga" dagli enti competenti nelle drammatiche fasi della prima ondata della pandemia. "Come noto - riporta una nota dell'Asst Fatebenefratelli Sacco - i respiratori passivi (mascherine) utilizzati dall'Asst sono dispositivi di protezione individuale con prestazioni FFP2/FFP3 che proteggono da particolato solido/liquido fino a dimensioni di 0,6 micron, con efficienza del 94/98%", dispositivi "che hanno la funzione di proteggere l'operatore che li indossa da droplets provenienti dall'esterno e filtrare i droplets prodotti dall'operatore", mentre "i dispositivi medici, come per esempio tutte le mascherine chirurgiche certificate, hanno la sola funzione di non diffondere verso l'esterno un eventuale droplets contenente virus". "Nella fase emergenziale, dovuta alla pandemia Covid-19 - aggiunge l'Asst - e' stata permessa l'immissione sul mercato e quindi la distribuzione di dispositivi non solo marchiati CE ma anche validati in deroga dal comitato tecnico scientifico o dall'Inail ai sensi del articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9 e dell'articolo 15 del decreto legge n. 18 del 2020". "Le mascherine validate in deroga devono avere prestazioni equivalenti alle mascherine FFP2/FFP3. Tutti i dispositivi di protezione individuale distribuiti all'interno dell'azienda sanitaria rientrano nelle categorie sopra espresse, quindi hanno le certificazioni e le validazioni in deroga necessari per proteggere gli operatori", sottolinea la nota. 

"Sulla base delle indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanita' e dell'Oms recepite all'interno delle istruzioni operative aziendali nei reparti maggiormente a rischio Covid-19 e' necessario fornire dispositivi di protezione individuale poiche' i soli dispositivi medici (quali le mascherine chirurgiche) non sono sufficientemente protettive. Tutto questo a sostegno del fatto che le mascherine utilizzate nel reparto di Cardiologia della ASST sono e sono sempre state conformi", prosegue ancora la norma del Sacco. Inoltre si sottolinea che "non sono mai mancate in azienda i dispositivi di protezione individuale e che attualmente sono presenti in giacenza oltre 100.000 mascherine FFP2 e 26.000 FFP3". Infine, il Sacco coglie l'occasione per ringraziare "la Fondazione un Cuore per Milano che ha donato 1.000 dispositivi di protezione individuale FFP2 alla UOC di Cardiologia, come per tutte le donazioni le mascherine sono state e vengono sempre controllate dal Servizio Protezione e Prevenzione. E' opportuno precisare che alcuni giorni fa alla Fondazione e' stata rifiutata la donazione di test anticorpali valutati non conformi alla normativa vigente. Abbiamo appurato che lo stesso primario, del reparto d'eccellenza di Cardiologia il prof. Maurizio Viecca, conferma di aver sempre utilizzato all'interno del suo reparto tutti i dispositivi necessari per la sicurezza dei professionisti e dei pazienti". 








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