Milano
Coronavirus, ecco come hanno contrastato il Covid-19 a San Vittore
Un dettagliato protocollo pensato da Medici Senza Frontiere ha permesso di evitare che il coronavirus si diffondesse all'interno del carcere di San Vittore
Covid19, ecco come hanno contrastato il virus a San Vittore
In un approfondito articolo su coronavirus e carceri di Eleonora Camilli pubblicato su Redattore Sociale viene spiegato quali misure sono state messe in pratica a San Vottore per contenere il contagio. "Un caso particolare è quello di San Vittore, a Milano, - si legge nell'articolo - dove per contrastare la diffusione del coronavirus la direzione penitenziaria si è avvalsa per la prima volta della collaborazione dell’équipe di Medici senza frontiere. “Quando siamo arrivati la situazione era di stress dopo le prime misure di contrasto al Covid19 intraprese dal ministero, come la cancellazione dei colloqui e delle attività esterne - spiega Marco Bertotto, responsabile per gli affari umanitari di Msf -. Tutto questo si inseriva in un contesto già delicato per definizione come il carcere, dove la possibilità di focolai è alta e dove è difficile gestire i flussi in entrata e in uscita degli agenti. Si tratta, inoltre, di un contesto di spazi fisici di promiscuità e sovraffollamento”. Dopo un primo contatto col direttore sanitario della Casa circondariale e una prima visita a fine marzo, Medici senza frontiere ha iniziato a lavorare nel carcere dal primo aprile. Per la prima volta in Italia l’organizzazione effettuava un intervento in una struttura di detenzione."
L'articolo di Redattore Sociale spiega poi che a San Vittore "sono stati definiti comportamenti di prevenzione: da come vestirsi e svestirsi a cosa fare in situazioni specifiche. Sono stati individuati circuiti interni per passare in sicurezza dalle zone “pulite” a quelle “sporche” e viceversa; ottimizzate le attività di sanificazione di tutti gli ambienti. Inoltre è stato pensato un reparto Covid-19 all’interno del carcere, un vero e proprio centro di cura e trattamento, punto di riferimento regionale. Qui sono stati implementati protocolli sulla presa in carico dei pazienti positivi, inclusa l'eventuale necessità di trasferimento all’ospedale. Abbiamo messo a punto delle procedure per i nuovi giunti, cioè i detenuti che entravano per la prima volta in carcere e che dovevano essere messi in quarantena - spiega ancora Bertotto -. A San Vittore sono stati fatti convergere anche detenuti positivi trasferiti da altre strutture, che dovevano essere monitorati e messi in osservazione. A questo si è aggiunto tutto il protocollo relativo alla gestione dei detenuti lavoratori, cioè coloro che dentro il carcere portano la spesa o i pacchi da una parte all’altra della struttura, che si occupano della lavanderia, della cucina, dei bagni e che dovevano provvedere anche alla sanificazione delle celle. Abbiamo proceduto quindi con attività di formazione e informazione per le diverse categorie di persone e con la promozione della salute. Questa viene fatta anche dai nostri volontari attraverso la distribuzione delle mascherine”.