Milano

Cpr Corelli, la delegazione di Palazzo Marino: "Criticità"

"Criticità" nel centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli a Milano: le riportano i consiglieri comunali che hanno effettuato un sopralluogo

Cpr Corelli, la delegazione di Palazzo Marino: "Criticità"

La permanenza degli ospiti del Centro di Permanenza per il rimpatrio di via Corelli dura mediamente sette giorni e comunque non più di un mese, ma diverse sono le criticità: nessuna attività organizzata, difficoltà a mettersi in contatto con il mondo esterno tramite i telefoni, porte divelte e assenza di arredi. E' quanto emerso nel corso di un sopralluogo di una delegazione di consiglieri comunali lo scorso 5 marzo e riportate questo pomeriggio in occasione della Commissione consiliare online Carceri, come riporta Mia News.

Attualmente il Cpr di via Corelli ha una capienza limitata: può ospitare un massimo di 56 persone a causa dei lavori di ristrutturazione che interessano due sezioni su cinque. Normalmente la struttura può arrivare a un massimo di 112 ospiti. In questo momento sono 42 le persone ospitate nel Cpr, distribuite tra due padiglioni, in quanto il terzo è riservato a eventuali casi di Covid. La sicurezza vede impiegati venti addetti tra forze dell'ordine e militari in presidio. Il garante dei detenuti Francesco Maisto ha fatto sapere che la presenza media negli spazi e la durata media della permanenza è stata a ottobre di 28 ospiti per sei giorni, a novembre di 41 ospiti per nove giorni, a dicembre di 21 ospiti per sette giorni, a gennaio di 44 ospiti per dieci giorni e a febbraio di 39 ospiti per 11 giorni.

Ogni ospite viene sottoposto a tampone al momento dell'ingresso per rilevare l'eventuale contagio da Covid: il test viene ripetuto dopo 15 giorni per le permanenze più lunghe. "I bagni non hanno porte né all'ingresso della stanza né a separazione delle singole postazioni, a discapito della privacy di ciascuno. Non ci sono arredi nello spazio aperto. Gli ospiti ci hanno detto di far fatica a mantenere le relazioni umane fondamentali ma anche a interloquire con i propri avvocati o garanti perché il telefono gli viene messo a disposizione dopo le 15 quando gli uffici sono chiusi", ha spiegato Anita Pirovano, consigliere di Milano Progressista e presidente della Commissione Carceri.

De Corato: "Servono centri in tutte le province lombarde"

“Il centrosinistra, come era logico aspettarsi, ha indetto oggi la Commissione Carceri per sottolineare come la maggioranza a Palazzo Marino voglia la chiusura del Cpr di via Corelli”. Così in una nota il consigliere comunale di Fratelli d'Italia e assessore regionale Riccardo De Corato in seguito alla Commissione Carceri del Comune di Milano svolta oggi.

“Per loro si tratterebbe di un luogo di detenzione, peggio di un carcere, come hanno fatto intendere più volte i partecipanti. - spiega De Corato - La presidente della Commissione, Anita Pirovano, ha inoltre voluto sottolineare l’ordine del giorno votato nel 2018 che diceva ‘no’ alla riapertura di via Corelli. Tutti gli ospiti alla riunione di oggi, nata dopo la visita della Pirovano alla struttura il 5 marzo scorso, erano sulla stessa linea della maggioranza. Delle espulsioni perché clandestini o destinatari di un foglio di allontanamento non se n’è mai fatta menzione. I partecipanti al comitato si sono scandalizzati per il fatto che all’interno della struttura non ci fossero le porte, tolte, tuttavia, dopo le continue e pericolose rivolte scoppiate all’interno del centro durante le quali i rivoltosi hanno distrutto tutto ciò che hanno potuto distruggere. La consigliera D’Amico, a proposito delle porte mancanti, ha voluto rivendicare il diritto per gli ospiti di poter andare in bagno ‘in santa pace’, mentre la presidente ha tenuto a sottolineare come a marzo scorso avesse chiesto di poter vedere la pulizia dei bagni senza che le fosse permesso. Insomma, due ore di interventi per far intendere che via Corelli è un girone dell’Inferno dantesco, un luogo di privazione della libertà verso persone che dovrebbero, non si capisce come e perché, essere libere.

Nessuno ha parlato di come allontanare i clandestini. Durante la Commissione è emerso che dal 28 settembre 2020 a febbraio scorso sono state 449 le persone ospitate, delle quali 355 tunisini, presumibilmente tutte rimpatriate. Tuttavia si tratta di numeri esigui rispetto a quelli che vediamo parlando del fenomeno della clandestinità: secondo Orim e Polis sono 110.000 i clandestini presenti in Lombardia, 47.400 dei quali solo nella Città Metropolitana di Milano. Con questi dati altro che chiudere il Cpr di via Corelli, ne servirebbe uno in ogni provincia”, conclude De Corato.







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