Milano
Da anni in Italia: "respinte" a Malpensa e costrette a lasciare l'Italia
Fanno ritorno a Milano dopo una vacanza ma scoprono che il loro permesso di soggiorno è stato revocato. Giorni al terminal, ritorno forzato nei rispettivi Paesi
Da anni in Italia: "respinte" a Malpensa e costrette a lasciare l'Italia
Stavano rientrando da un periodo di vacanze nel loro Paese d'origine ma, una volta riatterrate a Malpensa, hanno scoperto che il loro permesso di soggiorno era stato revocato. Ma ora il legale che le sta seguendo parla di rimpatri illegittimi. E' la vicenda raccontata su Redattore sociale da Francesco Floris. Protagoniste una senegalese al terzo mese di gravidanza ed una cubana. Entrambe vivono in Italia da anni, ad entrambe la polizia di frontiera ha impedito l'accesso. La donna cubana è stata trattenuta a Malpensa quasi 100 ore, mentre quella senegalese, più di 50. La prima aveva ottenuto la cittadinanza italiana, ma doveva ancora fare il giuramento, quindi era ancora valido il suo vecchio permesso di soggiorno che però le è stato revocato perché non è più convivente con il marito, dal quale si è separata. Alla seconda il permesso di soggiorno sarebbe stato revocato per insufficienza del reddito. Dall'altro lato della barriera del controllo documenti c'era un'avvocata che poteva aiutarle, ma alla quale la polizia di frontiera ha impedito l'accesso. E così le due donne sono state costrette a fare ritorno ai rispettivi Paesi di origine, lasciando lavoro ed affetti: i loro aerei per Dakar e L'Avana sono partiti sabato sera.
“Si tratta di revoche contestabili perché si basano su interpretazioni secondo noi errate delle norme in materia”, sottolinea l’avvocata Giulia Vicini dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Le revoche dei permessi di soggiorno sono state notificate alle due signore nel momento in cui si sono presentate al controllo documenti. E la revoca ha effetto dal momento in cui viene notificata. Quindi quando sono sbarcate dall'aereo erano in regola. L'aeroporto è già Italia e avevano tutto il diritto di impugnare i rispettivi provvedimenti di rigetto e di revoca davanti all’autorità giudiziaria competente".