Milano

“Da interista voglio lo stadio del Milan". Di Guido Camera, avvocato

di Guido Camera, avvocato

E’ tempo di grandi cambiamenti per Milano. Dopo l’addio dello storico McDonald's di piazza San Babila, infatti, anche il Milan ha ormai (più di) un piede fuori dal Meazza. La nascita di una “Tana del Diavolo” al quartiere Portello, infatti, è diventata un obiettivo decisamente concreto, dopo la decisione di Fondazione Fiera di assegnare alla proposta del Milan – incentrata tutta sul nuovo stadio - il progetto di riqualificazione dei padiglioni 1 e 2 della vecchia Fiera. Personalmente vedo con favore la realizzazione del progetto rossonero. Il primo motivo è puramente sentimentale. Sono infatti tifoso nerazzurro e mio padre ha iniziato a portarmi a vedere l’Inter al Meazza quando avevo quattro anni: la mia “prima volta” allo stadio fu un’esperienza stupenda – l’Inter pareggiava con la Roma, conquistando lo scudetto – che mi legò indissolubilmente al Meazza. Ecco perché, nei successivi trentasei anni, ho sempre vissuto in modo esclusivo il rapporto con lo stadio cittadino, soffrendo all’idea che i tifosi della terza squadra di Milano – dopo l’Inter e la primavera dell’Inter (mi perdoni Peppino Prisco se gli rubo la battuta!) - potessero sentire come “loro” il teatro delle mie gioie e dei miei dolori. Ora che il Milan sembra essere a un passo da lasciare il Meazza, mi sento finalmente liberato dal gravoso fardello di una dolorosa, e forzata, convivenza.

Il secondo motivo è ben più razionale. Come milanese, infatti, non posso che compiacermi dell’esistenza di un progetto che, se riuscirà effettivamente ad essere portato a termine, dimostrerà ancora una volta che la nostra città è sempre volta allo sviluppo e al futuro, e mai al passato. E poi mi sembra inevitabile che una grande capitale europea – che tale deve tornare a essere anche sotto il profilo sportivo, e calcistico in particolare – abbia due stadi di calibro e attrazione internazionale. In quest’ottica, auspico che pari ammodernamento possa riguardare il Meazza nerazzurro, che, come si apprende da notizie di stampa, la Beneamata vorrebbe ristrutturare, abbattendo il terzo anello, per farlo diventare una esclusiva casa per 60 mila tifosi.

Non dimentichiamo, inoltre, che la datata esperienza di altri paesi – a cominciare dall’Inghilterra, che a partire dagli anni ’80 ha stimolato, soprattutto sotto il profilo economico e legislativo, una notevole implementazione degli stadi, riuscendo nel contempo a sfruttare l’occasione per arginare il fenomeno degli hooligans – ha dimostrato che una concezione maggiormente dinamica e commerciale degli stadi può incidere in modo molto positivo sui ricavi delle società di calcio. Il che può significare – dato tutt’altro che da trascurare, soprattutto per chi ha veramente a cuore il futuro del calcio - minore dipendenza da presidenti mecenati (che in tempi di crisi sono sempre di meno, e quando ci sono non hanno più le risorse di anni addietro da investire per i campioni che tutti vorremmo comunque avere in campo) senza con ciò rinunciare ad avere squadre molto competitive.

Senza contare i benefici per il territorio circostante che, a mio giudizio, sono di più rispetto agli aspetti negativi che oggi alcuni residenti oggi paventano. Penso all’indotto che lo stadio e i servizi connessi porteranno con loro e alla riqualificazione complessiva di un’area oggi non debitamente valorizzata, i cui passaggi conseguenziali dovrebbero essere maggiore controllo del territorio e crescita dei valori del mercato immobiliare. Per queste ragioni tiferò per la nascita dello stadio del Milan al Portello. Ma solo per quella!







A2A