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Il ristorante di Giovanna riapre ma per poco. Il viaggio di Affari

Il ristorante di Giovanna riapre ma per poco. Il viaggio di Affari

Da Milano a Sant’Angelo Lodigiano è una mezzoretta di macchina prendendo l’A1. In motorino è un filo più lunga. Ci si lascia alle spalle il Salone del Mobile per imboccare la Strada Provinciale 412 della Val Tidone. Trenta chilometri in direzione Sud-Est. Si percorre un tratto della via Francigena e la Strada del Vino. Aperta campagna che incrocia il Lambro.

In quel fiume la notte del 15 gennaio è stato trovato il corpo senza vita di Giovanna Pedretti. La ristoratrice era finita al centro di un caso mediatico allucinante. Una storia di recensione contro i gay e disabili, presunto debunking e squali che sui social azzannano pesci troppo piccoli per reggere. Tre mesi dopo, lontano dal clamore mediatico, il ristorante prova a riaprire. Siamo andati a dare un’occhiata.

Il ristorante Le Vignole, un simbolo per Sant'Angelo Lodigiano

Il locale è sempre in via XX Settembre, come da quindici anni a questa parte. “Giovanna e Nello si erano inventati un lavoro, un ritrovo”. Maria ha una cinquantina d’anni e un negozietto di prima necessità sul vialone che dalla provinciale porta al centro storico. “Pochi metri più avanti, una trentina d’anni fa, avevano aperto un primo ristorante. Poi lo hanno venduto ai cinesi e hanno aperto una seconda attività, proprio qui”.

Le porte del locale avevano riaperto, tre mesi dopo la tragedia. Il marito Nello e la figlia Fiorina avevano trovato il coraggio di ricominciare. Due giorni dopo la riapertura, però, le serrande del locale tornano a essere abbassate. “Chiuso per malattia” si legge sulla cler della pizzeria “Dal Nello”. Fino a gennaio portava il nome “Ristorante Le Vignole”. Rimane un simbolo per i concittadini, che fanno quadrato intorno alla famiglia.

“Quindici anni fa avevano ricominciato qui. All’inizio il Nello e la Giovanna avevano aperto un bar. Ma le persone continuano a chiedere da mangiare, così hanno riavviato il locale. Lei era la cameriera e lui il pizzaiolo. Un posto piccolino, 15 tavolini al massimo. Ma funzionava”. Il ricordo per Maria è vivo come un ceffone. Si mette una mano sulla guancia mentre guarda in direzione del locale.

Due vetrine di fronte alla scuola elementare e all’oratorio. Un ammasso di case basse e negozi su cui svettano la Basilica e lo stadio. Sant’Angelo è un paesone di 13mila anime. "Viviamo in posto tranquillo in cui tutti conoscono tutti” dice Massimo che vive in paese ma ha da anni una lavanderia a Milano.

Giovanna Pedretti, il paese non riesce ancora a capacitarsi della tragedia

Una comunità coesa, sconvolta “da una storia troppo allucinante”. A tre mesi di distanza non se ne capacita Angelo, titolare di un pub a due passi dal ristorante. “Sant’Angelo ha reagito male. Giovanna era conosciuta, faceva volontariato, si dava da fare. La conoscevano tutti.”

I cittadini non avevano preso bene l’ammassarsi di giornalisti all’indomani della tragedia. Alcune troupe erano state cacciate in malo modo. “Abbiamo esposto allo stadio striscioni di solidarietà alle vittime e contro la calunnia che hanno subito”. Fabio è il presidente del Milan Club Sant’Angelo, uno dei più antichi e animati. Quando il calendario lo permette, i milanisti si riversano al Carlo Chiesa a vedere il Sant’Angelo che lotta per salvarsi in Serie D.

Alla notizia della riapertura del locale, Sant’Angelo è esplosa di gioia come fosse una curva. Sui social la partecipazione dei concittadini è stata di commosso orgoglio. I barasini hanno fatto a gara per postare gli auguri alla famiglia in vista della nuova ripartenza. «Oh che bella notizia! Riaprire per me è onorare Giovanna che ha dato tanto», racconta Grazia. «Meno male lo speravo tanto, bravo Nello» scrive Vito. «Bellissima notizia – scrive sui social un’altra concittadina – sicuramente anche la Giò sarà contenta». Messaggi di augurio che si sono rinnovati anche dopo la recente interruzione dell’attività, che tutti auspicano breve. “Il Nello e la Fiorina hanno già sofferto abbastanza”.


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